BREAKING – Milan, ecco l’esito degli esami strumentali di Gabbia e cosa filtra sui tempi di recupero
AUTOGOL A FIRENZE - "Onestamente, mentalmente non ero affatto pronto per giocare. Proprio per niente. Quando sono entrato in campo, ho avuto una sensazione completamente estranea. Primo colpo di testa spazzato, secondo colpo di testa nella mia porta, e lì mi sono detto: “Forse non deve andare”".
RANIERI - "La pressione era: “Se adesso non rendo, allora si dirà: tre allenatori non mi hanno fatto giocare, il problema deve essere lui. Ok, se ora non rendo, allora ho fallito”.
ERRORE A BILBAO - "Mi ha fatto davvero male, il fatto di aver tolto alla squadra e ai tifosi – a prescindere dall’eliminazione – ma anche a me stesso, la possibilità di vincere un altro titolo internazionale. E questo fa male, ovviamente. Ma il pensiero che hai appena detto, cioè che potesse essere l’ultima partita europea della mia carriera, mi ha accompagnato per tutto il giorno prima della gara. Prima del fischio d’inizio. Già prima della partita mi sentivo bloccato. Credo di non essermi mai sentito così male in campo in tutta la mia vita, come in quei dieci minuti – purtroppo solo dieci – a Bilbao. Le gambe mi sembravano pesantissime. Non avevo lucidità, davvero. Mi sentivo malissimo. E proprio da lì è nato l’errore. Ricordo che ho ricevuto il pallone e inizialmente volevo lanciarlo lungo. Poi ho pensato: “No, in questo momento non ho assolutamente il tocco giusto per farlo”. Meglio tenerla semplice, mantenere il possesso. Eravamo già stati costretti a rincorrere tanto. Guardo a destra, voglio passarla a Mancini, vedo l’attaccante del Bilbao e mi ricordo perfettamente che nella mia testa penso: “È troppo rischioso. Troppo rischioso, meglio di no”. E all’improvviso il pallone era già partito. Era già in viaggio. Non lo so nemmeno io. Mi ha dato fastidio il fatto di non essere riuscito a portarmi mentalmente in un altro stato, in un altro “schema”, per così dire. Che tutta la mia giornata fosse condizionata da quel pensiero: “Forse oggi è l’ultima partita internazionale della mia carriera”. Preferisco perdere un duello in velocità contro un ventiduenne che corre a 36 km/h. Ok. O anche a 33 km/h, che ormai basta comunque per perdere un duello. Ma non così. Non in quel modo".
FUTURO - "Se ho deciso se giocherò ancora? Al 100% non si può mai escludere nulla, ma è estremamente improbabile, davvero estremamente. Se lo facessi ancora una volta, non inizierei di nuovo a settembre. Dovrei ricominciare a luglio, e non avrò assolutamente voglia di allenarmi di nuovo a luglio, assolutamente no. E già questo, di per sé, lo esclude. In più, servirebbe qualcosa per cui io abbia una passione così folle da essere disposto a fare di nuovo quel sacrificio nella vita privata – soprattutto vedere poco mio figlio. E questa cosa, al momento, non la vedo. L’unica, nella mia sfera emotiva, per cui potrei farlo, è il BVB. Solo per il Borussia Dortmund lo farei. E credo che non succederà. Cioè, se il Dortmund dovesse chiamare… allora ci penserei seriamente, sì. Perché chiudere la carriera da giocatore del BVB, con ancora un anno, sarebbe una cosa che ho in testa. Ma posso dirlo sinceramente: questo discorso l’ho già affrontato la settimana scorsa. E non credo che succederà".
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