SOCIETÀ - "È importante vederli e sentirli sempre vicini, ci sono proprio fisicamente a Zingonia durante la settimana. Si sente aria di famiglia, senza scordare i tifosi. Qui si è tutti uniti sia quando si vince sia quando si perde".
LAVORO CON GASPERINI - "Lavoriamo su diversi dettagli. Faccio un esempio: la posizione in marcatura sui duelli di testa. Avevo l’abitudine a stare alle spalle del centravanti, qui lavoro molto a starci di fianco. L’obiettivo è cercare l’anticipo, ma stando lateralmente abbiamo una visuale differente anche per scegliere se provarci o attendere. Ho imparato anche da Djimsiti e Kolasinac".
CARATTERISTICHE - "A Verona ci veniva chiesto meno dal punto di vista di uscita palla al piede, qui è diverso. È bello avere sempre questa impostazione di non buttare la palla, ma giocarla il più possibile. Lavoriamo tantissimo sullo sviluppo del gioco a partire da noi difensori. Non siamo i migliori in Italia in questo aspetto, abbiamo margini per crescere ancora".
DIFESA ALTA - "Non è una cosa così nuova per me e adesso anche con la Svezia giochiamo così. Ma non sono mai solo, c’è sempre un compagno, se non due, che aiuta a coprire".
PARMA - "Dobbiamo mettere il massimo dell’attenzione in questa partita. Sarà tosta, quest’estate in amichevole abbiamo visto che è una squadra fortissima (vittoria emiliana per 4-1 nel giorno del ko di Gianluca Scamacca, ndr). Per prendere punti dovremo dare il massimo. Non abbiamo vinto prima di scendere in campo, dobbiamo giocarla e anche bene per non prendere gol".
GOL SUBITI - "Penso che per tutti i nostri avversari sia dura affrontarci. Lo percepivo anche io quando ero nel Verona: l’Atalanta era ed è una squadra forte, di qualità, che lotta sempre come se dovesse salvarsi".
SCUDETTO - "Non è un pensiero anche se la gente ne parla. Ma noi sappiamo che il calcio è così e il campionato è lunghissimo. E vale anche per le altre squadre. Pensiamo soltanto alla prossima gara".
RITMI - "No, per me non è un problema avere un ritmo così. La cosa fondamentale è riposare bene alla fine di ogni stagione".
L'INIZIO IN SERIE A - "Non ero pronto, i primi sei mesi sono stati difficili. Anche dal punto di vista fisico, non soltanto tattico. Ho fatto fatica per l’intensità del campionato".
AMBIENTAMENTO ALL'ATALANTA - "È stato un passo meno ampio: avevo assorbito l’intensità del campionato italiano e ho impiegato meno ad ambientarmi".
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