FRAGILITÀ - "Rispondo per me stesso: la fragilità è una cosa fondamentale per crescere come ragazzo e calciatore. Se tu non fai entrare la debolezza, se fai sempre finta di essere forte, ti chiudi la crescita. Io ne parlai apertamente (alla ZDF, ndr)? Esatto: se noi facciamo sempre il discorso che siamo ricchi e quindi impossibilitati ad essere infelici, beh, è un errore. O non possiamo mai dire che non stiamo bene? Io con i soldi non mi posso acquistare la salute mentale. Magari qualcuno disse “Ma che ca... stai dicendo Robin?”: se è successo non mi interessa, io me la sentii, col mio background e i miei studi. Accetto le critiche per un 5, fa parte del nostro lavoro; però io devo “sentire” il mio mondo e parlarne, non stare zitto".
A CHI DIRE GRAZIE - "Gasperini: mi ha cambiato la vita a livello calcistico, mi ha estratto cose che non sapevo ma che avevo. Poi a Marino Pusic, tecnico dello Shakhtar: lui è stato il primo allenatore in Olanda, mi ha portato da una squadra piccola in Germania alle giovanili del Vitesse. Mi ha visto, mi ha voluto, ha chiamato i miei genitori dopo un provino. E poi a mio padre: Holger, il mio Batman, che a stamattina non mi ha ancora fatto un complimento in vita sua. Non per cattiveria ma lo fa per tenermi coi piedi a terra. Io sono nato in un villaggio piccolo, lontanissimo dai soldi e dalla vita che sto facendo: e questo mondo per i miei genitori era impossibile da immaginare e il suo modo di pensare è un modo amorevole di stimolarmi".
KEAN - "Dominante? Lo è sì. Sa trascinare, non ha bisogno di tante occasioni per fare gol ed è un vantaggio che aiuta la squadra: con uno così stanno più tranquilli tutti...".
INTER - "Squadra di top player, come oggi. Mi rimase impressa la mentalità vincente, il pensiero unico per la vittoria: anche dopo una brutta partita, ma l’importante era tornare dentro lo spogliatoio col risultato. Per aver vissuto un ambiente così 18 mesi, beh, sono veramente grato. Rimpianti? Non ne ho: alla fine c’è stato un Dimarco che quando sono arrivato è esploso. Va accettato".
CHAMPIONS - "Ho avuto la fortuna di poterla giocare, alza il livello. Ma ora sarebbe sbagliato parlarne: se fissi un obiettivo così importante, magari realistico se lavori con umiltà e compattezza, passi dalla voglia di vincere all’obbligo. E c’è differenza: le pressioni sono diverse. Ora bisogna godersi solo il momento".
SPOGLIATOIO - "Siamo una squadra in cui si scherza: seri in campo ma fuori non siamo presuntuosi. Qualcuno ha detto che il più serio sono io (sorride, ndr) o che lo sono troppo. Ne ho parlato con un magazziniere che mi ha confessato, ridendoci insieme, che prima di conoscermi aveva detto che “con uno come me non si scherzerà mai”. Forse è perché in campo sono molto serio, anche in allenamento, magari a volte esagero ma lo faccio per la squadra".
PALLADINO - "Di saper variare, infatti abbiamo cambiato diversi moduli: evidentemente c’è un valore nella squadra se ci riusciamo. Si affida tanto ai giocatori che danno sicurezza, affidabilità. Mi ha chiesto di essere uno che alza anche la voce, che dà una mano ai giovani, di mettere quel che sono capace di fare. Di essere Robin".
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