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Ferguson: “Bologna è casa per me! Dopo l’infortunio la mia testa era un disastro, la cosa peggiore…”

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Lewis Ferguson si è raccontato in un'intervista concessa alla Lega Serie A. Il centrocampista ha parlato in particolare del suo infortunio al crociato dello scorso aprile, ecco le sue parole.
Tommaso Lerro

Lewis Ferguson si è raccontato in un'intervista concessa alla Lega Serie A. Il centrocampista ha parlato in particolare del suo infortunio al crociato dello scorso aprile, ecco le sue parole.

INFORTUNIO - "La cosa più difficile da affrontare? È stato il mio primo grave infortunio. Sono un professionista da ormai sette anni e penso che in questi anni ho saltato al massimo tre partite. Non mi sono mai infortunato prima né ho avuto problemi muscolari prima. Per il mio corpo è stato uno shock, è stato davvero difficile. Penso che le prime due, tre settimane sono state le più dure perché da allenarti ogni giorno, dal giocare partite e restare in questo ciclo tutto si ferma. E per me è stato difficile perché mi piace mantenere un ritmo, avere buone abitudini ogni giorno. E all'improvviso tutto cambia. Ma una delle cose peggiori è stato pensare al ritorno. 'Come sarò quando tornerò?', ti chiedi. La notte dopo l'intervento giocavano Milan e Roma in Europa League, guardavo le partite dalla TV in ospedale e la mia testa era un disastro. Stavo guardando questi ragazzi con cui gioco contro ogni settimana e pensavo che fosse impossibile che non riuscissi a muovermi come loro o girarmi come facevano loro, fare contrasti. Volevo guardare le partite perché amo guardare il calcio ma è stato difficile, la mia testa era un disastro".


STORIA - "Sicuramente sono nato nel calcio con la mia famiglia. Ho due fratelli più grandi, quando ero piccolo c'era sempre calcio dentro casa. Via dal settore giovanile dei Rangers? È stato uno dei momenti più difficili della mia carriera, avevo 14 anni e mi dissero che non ero abbastanza bravo per giocare nei Rangers. Un club che ho tifato ovviamente, perché c'era un forte legame con la mia famiglia. Ma ho usato la delusione come motivazione per dimostrare alle persone che si sbagliavano e per diventare un calciatore, era il mio sogno. Penso che provenire da una famiglia di calciatori, in termini di esperienza, mi abbia aiutato in quelle situazioni, ma ho preso la mia strada e ho usato quella delusione come motivazione per diventare il miglior calciatore che potessi diventare".

BOLOGNA - "Come mai ho scelto Bologna? Quando c'era l'interesse del Bologna nel 2022 conoscevo Aaron Hickey dalla nazionale scozzese, ero con la nazionale quando l'ho saputo quindi ovviamente ci ho parlato e tutto ciò che mi ha detto è stato positivo. Mi ha detto che dovevo aspettarmi brave persone, un buon club, una bellissima città e grandi tifosi e una squadra che può aiutarti a crescere per diventare un calciatore migliore. E tutto ciò che mi ha detto alla fine era vero, perché negli ultimi due anni ho adorato essere qui".

IMPATTO IN ITALIA - "Quando sono arrivato volevo avere un buon impatto sulla squadra, l'unica cosa che volevo fare era aiutare la squadra quindi ho fatto tutto ciò che potevo per riuscirci al massimo delle mie abilità. Era il mio scopo quando sono arrivato. Ovviamente volevo segnare gol e vincere partite, ma volevo solo contribuire al meglio. Trasferirmi qui mi ha cambiato come giocatore, penso che se mi guardo due anni fa e mi guardo ora sono ad un punto decisamente migliore come giocatore, sento di essere cresciuto molto. Penso sia perché abbiamo avuto un grande allenatore e una grande squadra, abbiamo giocato con uno stile calcistico davvero bello, con grande intensità. Inoltre ogni settimana giochi contro alcuni dei giocatori migliori al mondo. Se vuoi crescere e diventare un giocatore migliore devi uscire dalla tua comfort zone e metterti alla prova contro questi ragazzi, penso che ci sono riuscito negli ultimi due anni e sento di essere migliorato, penso ci sia ancora tanto altro in cui migliorare".

THIAGO MOTTA - "Quanto mi ha aiutato nella mia crescita? Molto, quando sono venuto a Bologna non c'era ancora. C'era Mihajlovic, ma non ho giocato molto per quel paio di mesi. Quando Motta è arrivato mi ha dato un tipo di fiducia diverso, mi ha schierato titolare contro il Napoli fuori casa. Da lì ho giocato titolare quasi in tutte le partite che abbiamo giocato. Forse solo in due o tre partite non ho giocato. Mi ha trasmesso molta convinzione e fiducia, quando un allenatore crede in te poi vuoi ripagarlo con buone performance. Ho imparato molto, è davvero un buon allenatore. Voleva giocare molto sia con il pallone che senza con intensità e pressing. Tutto si adattava al modo in cui volevo giocare a calcio e ho molto di cui ringraziarlo".

SCOZZESI IN SERIE A - "Perché i giocatori scozzesi hanno sempre un buon impatto in Serie A? Non saprei, forse è grazie all'atteggiamento e alla determinazione degli scozzesi. Sicuramente il talento è sufficiente a portarti a giocare in Italia, ma dall'altro lato c'è la determinazione, la voglia di vincere, di lavorare duro e di aiutare la propria squadra".

BOLOGNA - "Bologna è un posto speciale, penso che quando sono venuto qui dopo pochi mesi mi sono sentito a casa. Il rapporto con il club, i tifosi, lo staff e i giocatori è ottimo. E quando c'è questo rapporto ti senti a casa, questo ti permette di rilassarti e di giocare meglio quando sei felice fuori dal campo. Per me è stato così, con questa città e le persone fantastiche che mi supportano, il loro amore è straordinario e lo sentiamo come squadra. Spero solo che possa continuare così".