ALTERNANZA - "Non ero abituato, ma era giusto: Musso è un grande portiere e stava facendo bene. Facciamo un mestiere complicato, è un ruolo che ha bisogno di misure, certezze: non è stato semplice, ma ora ho un’esperienza importante in più nel mio bagaglio".
PARTITA DELLA SVOLTA - "Quel rinvio sbagliato con il Napoli, che ha portato al gol di Elmas e alla nostra sconfitta, mi ha fatto bene, mi ha scosso. Erano ancora i tempi dell’alternanza, potevo cadere in pensieri negativi e invece mi dissi: no, Marco, questo non sei tu. O ti vuoi nascondere ancora dietro all’alibi del “gioco poco”? Poi la sconfitta di Bologna, eravamo tutti incavolati neri, e io non mi sono più fatto la domanda “Sono pronto? Non sono pronto?”. No, mi sono chiesto: “Cavolo, Marco: cosa puoi fare ancora di più?”".
LAZIO - "Sliding Doors? Non lo so, ma non sempre - come si dice - tutti i mali vengono per nuocere. Quell’imprevisto mi ha fatto capire quanto è necessario essere professionisti: per giocare ad alti livelli riducendo al minimo il rischio di infortuni bisogna avere pazienza e un metodo di lavoro importante".
GASPERINI - "Come ho fatto a riconquistarlo? Non credo di averlo fatto ancora. Se il mister ti dà una maglia non è per sempre, se non lavori bene e sempre. Non ti fa mai accontentare: mi sento un giovane molto fortunato ad essere allenato da lui. A Cremona uscivo tanto, forse anche troppo: ho ritrovato la fiducia di andare sulle palle alte, e fa la differenza. E poi il mister cerca di modernizzarmi, vuole che migliori soprattutto nel gioco da fondo campo con i piedi, per trovare l’uscita migliore, e a questo invece non ero granché abituato".
CHAMPIONS - "A marzo ci aspetta un tour de force complicatissimo: più pensiamo lontano e peggio è, perdiamo energie invece di utilizzarle per crescere ancora, visto che non abbiamo ancora toccato il nostro punto più alto. Non è che non ne vogliamo parlare, anzi, ma è meglio farlo più in là: mi rifà la domanda all’inizio di aprile?".
NAZIONALE - "Quello che è da quando sono piccolo: un obiettivo. Il sogno, adesso, è essere convocato per l’Europeo".
MATURITA' - "Le dico quello che non deve essere l’età: una scusa. Oggi nel calcio il giovane è ben visto, non deve trovarne: “Beh è giovane...”. I giocatori più maturi possono essere più lucidi e sicuramente io non mi sento al top della maturità, anche se un po’ della gavetta che serve a sapere come comportarsi ho avuto la fortuna di farla. Ma se arrivi a giocare ad un certo livello, avere 20 anni o 30 conta fino ad un certo punto: devi dimostrare di poterci stare, e basta".
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