DEBUTTO IN NAZIONALE - "Non ho toccato palla ma non importa. Ero felice e concentrato. Mi sono ripetuto “È tutto vero Nic”. Italiano mi ha detto: “Avrei pagato per poter vivere un’emozione”. Anche a lui devo qualcosa".
SARTORI E ITALIANO - "Sartori mi ha visto crescere e mi ha voluto qui assieme a Italiano. Se mi è dispiaciuto non esordire nella Dea? Lì ho vinto due scudetti e una Supercoppa a livello giovanile: l’esordio l’avrei sognato ma senza l’Atalanta oggi non sarei qui. Italiano? Mi ha voluto, atteso e migliorato. Dal minuto uno ho sempre pensato che il suo gioco facesse per me. Poi l’anno scorso mi ruppi il ginocchio e non è stato facile: ma mi ha insegnato anche ad attaccare meglio la porta. Italiano mi dà tranquillità, sa farci esprimere al meglio, dice che noi dobbiamo essere non solo ali ma veri attaccanti e che se non facciamo gol noi si fa dura".
SCUDETTO - "Noooo dài (sorride). Troppo… Oh, poi se arriva lo prendo: il calcio è strano… Sono realista. Noi dobbiamo continuare a fare della nostra casa il solito luogo sicuro e vivere tutto quel che di bello c’è. Cosa abbiamo dimostrato battendo il Napoli? Che al Dall’Ara è tosta per tutti, di essere attenti, saper sfruttare i momenti e tenere un risultato anche contro squadre più forti".
SUPERCOPPA - "Non dico nulla… Ricordo solo che la vittoria della Coppa Italia è stata un’emozione unica.
Un flash? Quando siamo usciti per testare il campo: la curva aveva già 30.000 bolognesi lì, pronti già un’ora e mezza prima della gara. Noi ci siamo guardati e detti: dai, facciamolo anche per loro".
COSA GLI MANCA - "La Champions. L’anno scorso non entrai in lista per il brutto infortunio al ginocchio: vorrei tornarci, conoscerla, canticchiare quella canzoncina…".
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