INTER - “Arrivo in nerazzurro nell’anno di Antonio Conte, con Skriniar, Godin, Ranocchia, D’Ambrosio, De Vrij. Il mio agente può testimoniare la mia volontà di andare via a tutti i costi in prestito perché non mi sentivo pronto a giocare a quel livello specie dopo appena 25 partite a Parma, quindi dopo non questa grande esperienza. Conte però insistette a farmi rimanere, dicendomi che mi avrebbe fatto giocare e così è stato. Da lì tutti i momenti chiave li ho saputi sfruttare; è difficile entrare in squadre così forti e sfruttare i momenti che ti vengono concessi. Io sono stato bravo e da lì è stata tutta discesa”.
OBIETTIVI - “A livello Nazionale dico assolutamente la qualificazione al Mondiale, con l’Inter è un obiettivo che non dico ma al quale sono andato vicino due volte…”.
VALORI - “Dico Andrea Ranocchia, Danilo D’Ambrosio, Samir Handanovic, ma anche Marcelo Brozovic e Ivan Perisic. Potrei dire tantissima gente della quale magari al di fuori non si percepisce l’importanza nello spogliatoio ma ti fanno capire che giocare nell’Inter non è uno scherzo e devi dare sempre tutto perché rappresenti milioni di persone nel mondo il cui umore dipende dalle tue prestazioni alla domenica. Mi hanno fatto passare questa responsabilità e ora sono al settimo anno all’Inter e vicino alle 300 partite quel momento per me è arrivato”.
PRESSIONI - “Non è facile, siamo circondati da un sacco di persone che tendono a giudicare e dare consigli inappropriati. Bisogna cercare di tapparsi le orecchie e andare avanti per la propria strada, ricordando come sei arrivato a certi livelli. Serve circondarsi di persone sane, che le critiche te le fanno ma con lo scopo di farti migliorare, e ti dicono le cose come stanno”.
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