MONDIALE - “Il chiodo fisso è andare al Mondiale, tornare lì dove siamo stati per tantissimi anni, anche da protagonisti. Dobbiamo volerlo a tutti i costi, non cominciare a vedere i fantasmi alla prima difficoltà. Devo vivere alla giornata. Non sono più il Gattuso di una volta, quello che aveva un obiettivo e si preparava solo per quello. Oggi sono una persona diversa, faccio un lavoro totalmente diverso. Sono il primo a dover dare tranquillità, devo sbagliare il meno possibile e fare le scelte giuste. Se mi mettessi a pensare adesso alla partita di marzo non ci arriverei lucido. La lucidità e l’energia si devono perdere oggi su quello che andiamo a vedere, su quello che propone il nostro calcio e sulle scelte che dobbiamo fare. Quando arriveremo a Coverciano, in quei dieci giorni ci dedicheremo a preparare al meglio la partita. Vivrò questi tre mesi lavorando. Girando e vedendo partite. E poi parlando con i miei ragazzi. Li sento spesso, non solo i veterani. Mi piace chiacchierarci, sto molto a contatto con loro”.
CUORE - “Noi abbiamo giocatori forti, anche se è un dato di fatto che sono pochi gli italiani nel nostro campionato. In questi mesi ho apprezzato molto i sacrifici fatti dai ragazzi, c’è chi è stato male ed è rimasto tutto il tempo con noi. Nella mia carriera sono arrivato tante volte con le stampelle a Coverciano. È giusto così, un gruppo non si crea stando solo tre o quattro giorni insieme. Da quando sono Ct la squadra è sempre stata seguita. Sulla Rai è stata vista da sei, sette milioni di telespettatori. Penso che sia la testimonianza che alla gente piace vedere l’Italia e che siamo stati bravi in questi mesi a riaccendere l’entusiasmo. Quando non avrò più l’adrenalina, il sangue che pulsa, allora ripenserò a quello che ho fatto nel mio passato. Ora però ho cose più importanti a cui pensare”.
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