RITORNO IN CAMPO - "Mi piacerebbero un gol e un assist ma la cosa più importante è la vittoria della squadra. Sogno di giocare la partita del mio rientro e di concluderla senza avere alcun problema fisico. Perché sarà banale dirlo ma una cosa l'ho imparata. Che la salute è la cosa più importante. E ho imparato un'altra cosa: Non mi piace guardare le partite dalla tribuna. Mi manca tanto, troppo la partita con i miei compagni. E non vedo l'ora di rientrare per poter essere di aiuto alla squadra".
INFORTUNIO - "Ecco, userei un termine diverso: non è stato un infortunio ma un incidente. Di quelli che ti puoi procurare camminando per strada, magari inciampando in una buca. Poi certo, mi ricordo il silenzio che è calato all'improvviso dentro lo stadio. Ero proprio sotto la curva del Venezia, si sono accorti subito di quello che era successo. Mi ricordo il senso di panico, la sensazione che fosse tutto finito guardando la caviglia ridotta in quello stato... Ecco, non mi ricordo un particolare dolore, solo un po' di fastidio. Ma la sensazione di panico, quella sì. Vedere quella roba, è mentalmente difficile da accettare".
PAURA DI SMETTERE - "Sappiamo che ci sono esempi di giocatori costretti a fermarsi dopo incidenti gravi, dopo diverse operazioni. Io sinceramente no, non ho mai avuto paura di non farcela. Probabilmente mi ha aiutato il fatto di essermi rotto il crociato ai tempi in cui giocavo nel Genk. Sono rimasto fuori per otto mesi, sapevo già che solo con il lavoro costante e quotidiano si può venire fuori da un infortunio così grave".
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