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Iago: “Due mesi in hotel senza famiglia, ora sono pronto”. E risponde anche sul futuro

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Due mesi in hotel: il lockdown ha bloccato Iago Falqué al Tower, insieme a mister Nicola. Lunghe giornate trascorse spesso insieme, a chiacchierare tra un allenamento e l’altro nella palestra e sul tetto dell’hotel. Così l’attaccante,...
Alessandro Cosattini

Due mesi in hotel: il lockdown ha bloccato Iago Falqué al Tower, insieme a mister Nicola. Lunghe giornate trascorse spesso insieme, a chiacchierare tra un allenamento e l’altro nella palestra e sul tetto dell’hotel. Così l’attaccante, arrivato convalescente dopo due fastidiosi infortuni, ha recuperato il tempo perduto e si è rimesso in pari con i compagni. E ne ha parlato in un’intervista a Il Secolo XIX: "Tanta soddisfazione per il ritorno alle abitudini, anche se non è ancora completamente uguale a prima e l’attenzione resta alta. Mi mancavano il campo e i compagni, gli allenamenti in cui c’era da divertirsi e le partitine. Allenarsi da soli è stata un’esperienza differente e, per certi versi, difficile da affrontare”.

LOCKDOWN - “Mi è mancata soprattutto la mia famiglia. I contatti quotidiani sono serviti ad andare avanti, ma non potevano sostituire la voglia di vederla, di viverla e averla vicina. Se non altro sfruttando un paio di giorni liberi per rientrare. Sono rimasto a Genova per più di due mesi senza vederli. Mi sono dedicato a lavori di prevenzione infortuni che mi hanno fatto bene, visto che la stagione era iniziata con un po’ di problemi fisici. Ricordo momenti duri e anche giorni più lunghi di altri. Vedevo quello che accadeva fuori e il morale non era certo alto".


NICOLA - “Capitava spesso di incontrarci. Ho avuto la possibilità di conoscerlo meglio. Abbiamo parlato di un mare di argomenti, a partire dalla pandemia e da quello che stava capitando intorno a noi. Poi naturalmente abbiamo parlato tanto di calcio. È una persona aperta, intelligente. Davvero preparata”.

COVID - “Paura di ammalarmi? Sinceramente no. Sapere che per gente giovane come me, sportiva, i rischi e le complicazioni, nella maggior parte dei casi, non erano gli stessi di quelli per individui più avanti con l’età o con altri problemi, ha aiutato a non pensarci. Ho seguito tutte le indicazioni. Sono rimasto sereno, per quanto sereno si potesse essere”.

INFORTUNI - “L’interruzione è arrivata in un momento in cui stavo riprendendo. Ho sfruttato questo periodo per migliorare la forma fisica dopo gli infortuni alla caviglia e al quadricipite che mi avevano frenato negli ultimi mesi. Rispetto ai compagni il gap era grande. Ora l’ho colmato, sto bene e ho una voglia matta di tornare. Voglio fortissimamente aiutare il Genoa. Lo devo a presidente, società, mister, compagni. Mentalmente sono carico. Ho avuto due infortuni a inizio stagione. Se vado a vedere il passato, però, ho sempre disputato più di 30 partite all’anno. Gli infortuni fanno parte del gioco. L’importante è fare le cose con giudizio. Allenarsi, alimentarsi, riposare nel modo migliore”.

FUTURO - “Parlato del futuro? Non ancora, le priorità sono le 12 partite da giocare. Tutte le altre cose e le voci di mercato sono solo speculazioni. Non c’entrano un bel niente. Nel calcio tutto può cambiare in un attimo. Se sto bene, sono tranquillo. Se riesco a giocare al mio standard, posso dare molto. È quello che conta”.