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Gli eroi del fantacalcio – Simone Loria e quella rovesciata leggendaria e ‘ignorante’

Guglielmo Cannavale

Di Giuseppe Pastore, giornalista Sky Sport 24 Io l’ho visto in diretta. Fu il classico gol di cui si disse – con la tipica banalità dei commentatori italiani – “l’avessero fatto Ronaldinho o Ibrahimovic, ne...

Di Giuseppe Pastore, giornalista Sky Sport 24

Io l'ho visto in diretta. Fu il classico gol di cui si disse - con la tipica banalità dei commentatori italiani - "l'avessero fatto Ronaldinho o Ibrahimovic, ne parleremmo per vent'anni". Solo in Italia, c'erano riusciti davvero Djorkaeff, Vialli a Cremona, Checco Moriero in una lontana sera di coppa Uefa a Neuchatel.

Io l'ho visto in diretta il 19 novembre 2006, a metà di un sonnacchioso pomeriggio di Diretta Gol tardo-autunnale, pioggia battente sulle finestre, riflettori accesi in tutta Italia già alle 16:20, sugli altri campi un esaltante 1-0 della spumeggiante Inter di Mancini contro la spumeggiante Reggina di Mazzarri, oppure il notevole 7-0 con cui la Roma di Spalletti sta seppellendo il Catania, assicurandosi accoglienti trasferte al Massimino per gli anni a venire. E' un campionato di transizione, condizionato dalle penalità post Calciopoli, in cui l'Empoli veleggia in zona UEFA e nei tabellini dei marcatori compaiono non di rado i pregiati nomi di Sasa Bjelanovic, Marc Pfertzel o Gyan Asamoah (riuscite a ricordare con esattezza le tre squadre per cui stavano giocando? Guardate che è difficilissimo). Pochi eletti al cui club s'iscrive di colpo e rumorosamente Simone Loria, scarparo come pochi nella ventennale storia del Fantacalcio, la quasi certezza del -0,5 settimanale rimediato per una pedata di troppo, una gomitata a sangue freddo o una sguaiata protesta verso l'arbitro.

L'Atalanta era sotto 2-1 con il Chievo, da pochi minuti Zampagna aveva accorciato le distanze, ed ecco un crossaccio di Doni senza troppe pretese spiovere al limite dell'area veronese. La follia del manovale Loria, in quel momento, non fu troppo diversa dalle pennellate isteriche di Van Gogh o dal genio ubriaco di Bukowski. La sua sforbiciata all'incrocio dei pali fu un gesto talmente assurdo e incongruo, specialmente per uno stopperaccio di bassa lega come lui, che tutti si resero conto all'istante che poteva riuscire solo a quelli come lui, Mexes dei poveri senza capelli biondi e senza neanche un tatuaggio tamarro. Col suo gesto Loria anticipò inconsapevolmente i numeri da circo di un altro atalantino del futuro, il funambolo Pinilla, unico attaccante degli ultimi 10 anni che abbia il coraggio di guardare negli occhi l'Impossibile, a volte sconfiggendolo. Gol così sono il remake futbolistico della famosa scena del Settimo Sigillo in cui il Cavaliere sfida a scacchi la Morte, uscendone ovviamente sconfitto; solo che in questo caso vince Loria, vinciamo noi che lo schieriamo titolare, vincete voi che ce l'avete contro ma in quel momento ve ne dimenticate per un attimo, che siete subito scattati in piedi ad applaudire. Vedete voi che razza di sport è il calcio.

Il sottoscritto ne godette molto, e anche rumorosamente, perché aveva intuito il potenziale esplosivo della sua incoscienza (o "ignoranza", si direbbe oggi, per usare un termine iper-inflazionato e comunque orribile; l'Ignoranza è nemica giurata della Bellezza, e il gol di Loria appartiene indiscutibilmente alla categoria del Bello). L'avevo strappato a un credito nell'asta di agosto, ottavo difensore lasciato in disparte da tutti come un bambino ciccione in quarta elementare. Quella mia squadra di scappati di casa riuscì ad arrivare seconda pur avendo io clamorosamente sbagliato l'attacco (che si poggiava, se non ricordo male, sulla vena realizzativa del sampdoriano Emiliano Bonazzoli - argh). Anche perché, accanto a Loria, brillò un altro filibustiere che ballò letteralmente per un solo inverno, regalandomi impensabili cascate di bonus. Ma di Fabio Caserta parleremo un'altra volta, forse la prossima.