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Frattesi: “Volevo la Roma, in ritiro il mio fratello scarso. E Dionisi mi cacciò dagli allenamenti”

Alessandro Cosattini

Parte da un ricordo di agosto l’intervista di Davide Frattesi a La Gazzetta dello Sport. Ecco le parole del centrocampista del Sassuolo, già a quota 4 gol in questo campionato di Serie A: “Vedevo la brutta copia di me stesso. Avevamo appena...

Parte da un ricordo di agosto l’intervista di Davide Frattesi a La Gazzetta dello Sport. Ecco le parole del centrocampista del Sassuolo, già a quota 4 gol in questo campionato di Serie A: “Vedevo la brutta copia di me stesso. Avevamo appena perso con il Modena in Coppa Italia, ero stato inguardabile. Mi sono fatto un esame di coscienza, mi stavo esponendo a tante brutte figure e mi dispiaceva anche per società, allenatore e compagni. Ripensavo a nonno Carmine che da piccolo faceva le pagelle a ogni mia partita e mi veniva il magone. Io mi porto dentro dei valori importanti ed era arrivato il momento di tirarli fuori”.

ROMA - “In ritiro era andato il mio fratello scarso, anzi scarsissimo. C’era stato il forte interessamento della Roma e quando la trattativa non si concretizzò io mollai. Per la prima volta nella mia vita non riuscivo a reagire. Volevo farlo, ma non ero connesso. Un paio di volte il mister mi cacciò dall’allenamento. Giustamente: tanto era come se non fossi in campo. Perché si trattava della Roma. Quando nel 2017 mi cedette, ci rimasi male. In estate intravedevo la possibilità di tornare a casa: i romani sono molto legati alla propria città. Era come vincere una sfida personale, dimostrare che si erano sbagliati. Poi, per fortuna, è scattato qualcosa e ho imparato che si deve sempre andare al 100%. È un consiglio che mi sento di dare ai ragazzi: bisogna dare il massimo ogni giorno rispettando se stessi e il club”.

AVERE PAZIENZA - “Difficile? Tantissimo. Io poi vorrei avere tutto e subito. Ma adesso credo che sia stato meglio restare al Sassuolo. E poi sto giocando nel mio ruolo”.

CENTROCAMPO A 2 - “Mi ha completato, mi ha fatto imparare altre cose. Quando mi abbassavo da terzo uomo, ad esempio, ho sviluppato il “pessimismo” del difensore, ossia pensare negativo per prevenire i guai. Ho fatto tante esercitazioni per girare la testa di qua e di là ed evitare la pressione. Ho conosciuto un altro aspetto del gioco, adesso sbaglio meno i tempi. E a centrocampo so fare più o meno tutto: la regia, gli inserimenti, i recuperi. Nel campionato scorso ho lavorato per mettere meglio il corpo in ricezione, in questa stagione voglio aumentare la freddezza in area. Ogni anno ho l’ambizione di allargare il bagaglio tecnico e di fare le cose meglio di quanto accadesse in passato”.


RASPADORI - “Però Jack è troppo bravo, farei fatica a picchiarlo perché è una persona splendida. Speriamo non sia necessario”.

DIONISI - “Senza di lui non sarei qui e magari nemmeno in Serie A. Ci ha creduto più di me. E in estate mi disse che quest’anno a centrocampo avremmo giocato a tre perché mi considera una delle mezzali più forti”.

SCAMACCA - “Vorrei prendere in giro Gianluca, io ho segnato di più in campionato ma se contiamo le coppe è avanti lui. Spero di vederlo presto. Comunque fare gol mi piace. La rete al Verona nasce prima dalla testa che dal piede: so che Traoré è destro e quindi di sinistro quella palla la gioca probabilmente bassa e secca e così mi sono buttato sul primo palo. L’inserimento è la mia specialità”.

MARCHISIO - “Complimenti? Certo, sono sempre attento al suo pensiero. I complimenti di Claudio per me hanno molto valore. Abbiamo cenato insieme nel suo ristorante di Modena”.

MONDIALI - “Se guarderò le partite? No, mi verrebbe pure la tristezza. L’obiettivo, piuttosto, è quello di giocare il prossimo. È uno degli stimoli che uso il giorno in cui magari non ho troppa voglia di allenarmi. A centrocampo ci sono tanti giocatori giovani e di qualità: da qui l’Italia può ripartire”.