FELICITÀ - “Mercato ristretto? Non è una mia preoccupazione. Cosa mi importa? La mia felicità. Qualche giorno fa commentavo col tavolo dei miei a Trigoria una delle prime cose che il Papa ha detto a Lisbona. “Dovete ridere, dovete scherzare, pensare positivo, dovete coltivare il sanse of humour”. Il mio tavolo ha tutto questo”.
ATTACCANTE - “La foto con l’attaccante immaginario è stata fatta per ridere. Nelle ultime settimane ho visto allenatori in fibrillazione, uno che minaccia di andar via perché non è contento del mercato, un altro che se ne va per la stessa ragione. Ce n’è un terzo che scherza con i tifosi e dice che non stiamo facendo mercato. Nessuna provocazione, non era quella l’intenzione”.
MERCATO - “Non va tutto bene, ma mi diverto anche nelle difficoltà. Mi arrabbio per un’ora e subito dopo torno positivo. Non mi deprimo, non minaccio, non dico che mi hanno promesso mari e monti e non vedo né i mari né i monti. Una cosa che non posso cambiare è la mia natura, non sono uno che racconta cazzate. Relativamente all’attaccante immaginario, posso dirti che anche se la settimana prossima arrivasse Mbappé sarebbe comunque in ritardo”.
BELOTTI - “Questo per dire che dopo 28 giorni di lavoro, 31 allenamenti e 6 partite, in tutto 37 sedute, più riunioni di analisi tattica e altro, non avere un attaccante è un problema. A proposito, non fate casino con Belotti, resta e farà una stagione molto più produttiva. Dopo la partenza, tra virgolette, di Tammy, siamo in una situazione che nessun allenatore al mondo gradirebbe. Mi riesce impossibile dire che sono contento. Però sostenere che sono in guerra aperta con la società, con Pinto, che non sono felice, è sbagliatissimo. Pinto sa che siamo in ritardo, anche la proprietà lo sa, alla fine quello che soffre veramente è chi lavora e chi contro la Salernitana dovrà entrare in campo con la miglior squadra possibile. Incazzato no, depresso no. Scherzo, come vuole il Papa, soprattutto nelle difficoltà, lui ripete che le difficoltà fanno parte della vita, senza le difficoltà è più difficile provare grandi gioie. Vent’anni fa avrei fatto casino, vent’anni fa sarei stato incazzato». «Dal mio primo Chelsea» prosegue «me ne andai perché ero realmente in guerra con un direttore sportivo. Non mi piaceva, non avevo rapporto, il mercato un disastro, era il 2008. Oggi siamo nel 2023 e sono un altro”.
TIAGO PINTO - “Non è una cosa nuova per me. Le persone possono avere una percezione diversa, ma io ho sempre avuto un eccellente rapporto con le società in cui ho lavorato. Me ne sono andato per mia decisione quando sentivo che era giunto il momento. Eccezion fatta per il Tottenham, esonerato due giorni prima di giocare una finale, una cosa pazzesca. Gli do del lei, del direttore, e mi restituisce il lei, per lui sono il mister. Non siamo sempre d'accordo, questo no. Lui ha un rapporto più diretto e costante con la società, perché fa parte del suo lavoro. Per tornare a tantissimo tempo fa, quando Dzeko andò via, fu durissima da accettare, una disgrazia Tammy si è infortunato il 5 giugno,- stiamo parlando di 63, 64 giorni e per me c'è un nome, ce n'è uno, perché io di solito sono molto obiettivo e pragmatico, ce n'è uno, ma non è possibile prenderlo, così mi è stato detto".
MORATA - "Ti dico solo che non è Mbappé. Non è Mbappé, però penso sempre, anche quando non siamo d'accordo, che Pinto voglia le stesse cose che voglio io".
DYBALA - "Quando è arrivato il primo di agosto e la clausola non è stata più esercitabile, ho dormito meglio, lui è di livello altissimo e per noi è oro, non possiamo rinunciare a lui. Quando siamo costretti a farlo perché è infortunato o perché è stanco o è rientrato cotto dalla nazionale, sono guai seri. La sua qualità come giocatore non mi ha sorpreso per niente. È il bambino che mi ha colpito, io dico sempre che quelli bravi, bravi, bravi sono così: umili, rispettosi con i colleghi, io sono passato attraverso tante generazioni, perché alleno come assistente dal '92 e anche da prima, dal '91, e questo ragazzo non è dì questa generazione. È fantastico, ti dico io che è fantastico, la gente conosce il suo potenziale come giocatore, io posso dire che il potenziale come ragazzo non è per niente inferiore".
OFFERTE ARABE - "Al-Hilal e Al-Ahli. Se ci ho pensato? Sì. Prima di andare all'incontro ho informato la proprietà chiarendo che non avevo intenzione di accettare. A casa ho detto esattamente la stessa cosa. Per un lato mi sentivo prigioniero di una parola data ai giocatori a Budapest e ai tifosi dopo lo Spezia, mimando la permanenza. Ma se mi chiedi se non ho accettato soltanto per questo motivo, rispondo di no, non solo per questo. No definitivo? Non è definitivo, non lo è. In passato rifiutai la proposta più incredibile che un allenatore abbia mai ricevuto quando la Cina mi offrì la panchina della Nazionale e di un club nel quale avrebbero giocato tutti i nazionali. Una proposta economica indecente, fuori dal mondo e da tutti i parametri”.
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