LA DOTE - “Cosa mi ha colpito di Federico? La personalità. Ricordate il debutto di Fede a Torino contro la Juventus alla prima di campionato? Non era facile passare dalle partite del campionato Primavera al clima affascinante dello Juventus Stadium. Eppure è riuscito a fare la sua parte. Poi, per un periodo si sono spente le luci. Fede è tornato in gruppo. Ha giocato poco. Proprio in quel momento ha vinto la sua sfida. Non si è accontentato di quella parentesi emozionante. Non ha alzato il piede dall’acceleratore. Ha continuato ad allenarsi a cento all’ora. Ha quasi obbligato Paulo Sousa a riproporlo. E quando ha ritrovato a gennaio la Juventus a Firenze è stato uno dei migliori in campo. In sei mesi in campo c’era un giocatore diverso”.
COLPI MIGLIORI - “Ha forza. Gamba. Vede la porta. Ora sta anche imparando a gestirsi meglio. Non attacca dieci volte su dieci ma cinque volte su dieci. Quando vai devi fare male. Qualcuno mi chiede: “Ma come fa Federico a correre come un dannato per tutta la partita?”. Il suo segreto è allenarsi a cento all’ora tutti i giorni. Devi avere benzina nel motore e la benzina la metti durante ogni allenamento”.
DIFETTI - “E’ un mangione, un pastaiolo. Va pazzo per i piatti che fa mia moglie. I dietologi della Fiorentina però gli hanno dato delle linee guida anche a tavola. Vietato sgarrare. Federico e mia moglie vivono in simbiosi”.
LA PASSIONE - “Gli ho trasmesso l’hobby per le maglie da calcio. Non mi riprenderà mai visto che ho una collezione favolosa. Però lui è partito presto. E ne ha già tante importanti. Quelle che ama di più sono la casacca del debutto in Serie A con la Fiorentina e la maglia della Nazionale”.
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