La panchina è stata una vocazione?
«Quando giocavo non immaginavo di fare l’allenatore, ma i miei compagni mi vedevano già così. Ho studiato tanto e lo faccio ancora, vedendo partite anche di notte. Cerco le curiosità, le sfumature. Nel lavoro devi avere una certa consapevolezza, ma allo stesso tempo metterti in discussione. Così puoi crescere».
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