news

Criscito: “Sarei rimasto anche in Serie B. Non è un addio, ma un arrivederci”

Criscito: “Sarei rimasto anche in Serie B. Non è un addio, ma un arrivederci” - immagine 1
Mimmo Criscito ha salutato il Genoa, tra qualche giorno partirà per il Canada, direzione Toronto, dove si fermerà fino al 2023. Ecco la sua intervista esclusiva a Il Secolo XIX: Criscito, sono passati pochi giorni dal messaggio con cui ha...
Alessandro Cosattini

Mimmo Criscito ha salutato il Genoa, tra qualche giorno partirà per il Canada, direzione Toronto, dove si fermerà fino al 2023. Ecco la sua intervista esclusiva a Il Secolo XIX:

Criscito, sono passati pochi giorni dal messaggio con cui ha salutato il Genoa e i suoi tifosi. Come sta?

«L’altro ieri è terminato un rapporto che, se si considera l’esordio del 2003, è iniziato 19 anni fa. È una vita. Ho avuto la fortuna di rappresentare questi colori: penso che il Genoa sia il club più bello e importante d’Italia».


Oltre alla squadra, cosa rappresenta per lei Genova?

«È la città dove ho conosciuto mia moglie, dove sono nati i miei figli ed è la città dove ho conosciuto l’amore verso una squadra. Ero un calciatore del Genoa ma ero, e sono, innanzitutto un tifoso. Tutto questo è partito proprio dal 2003, il giorno dell’esordio a 16 anni. Quando siamo scesi in campo avevo i brividi. Lo stadio era in festa, stracolmo, nonostante quel giorno il Genoa fosse già retrocesso in C. Mi ricordo ancora la notte dopo la partita: sono stato sveglio a cantare i cori della Gradinata Nord. Quella sera mi è entrato qualcosa dentro. Poi ho avuto la fortuna nel 2006 di poter iniziare la mia vera carriera calcistica in prima squadra con Gasperini in panchina: avevo 18 anni ed emozioni dopo emozioni mi sono innamorato di questa squadra».

Riesce a fotografare due momenti, il più brutto e il più bello della sua carriera al Genoa?

«Il più brutto è scontato, dai… È sicuramente il rigore sbagliato nel derby, qualcosa che mi rimarrà per sempre, un rimpianto che avrò per tutta la vita. Ancora adesso ci sono gli sfottò da parte dei doriani, ma quello fa parte del gioco. Quel dolore, però, mi rimarrà per sempre. I ricordi belli sono tanti. Sicuramente il gol contro l’Odense nel 2009 in Europa League ma anche il primo gol al mio ritorno al 93esimo contro la Lazio nel 2019. I momenti belli sono tanti, difficile sceglierne uno. È più facile dire quello più brutto».

Nell’ultima stagione cosa non ha funzionato?

«Tante cose. Quando si cambiano tre allenatori durante un anno significa che sono diverse le cose che non sono andate bene. A livello personale, prima dell’infortunio, forse era la mia migliore stagione in rossoblù. Dall’ultima partita contro l’Atalanta a dicembre c’è stato il primo infortunio al polpaccio, poi il Covid, poi il mister voleva recuperarmi in fretta e ho avuto una ricaduta. Sono rientrato e ho avuto una nuova ricaduta. C’è stata poi anche la storia del passaggio al Toronto di marzo che non mi ha aiutato. Sono stati mesi molto difficili. La nascita di mia figlia doveva essere sin da subito una cosa bella ma mia moglie ha avuto delle complicazioni e sono arrivati altri pensieri. Poi ho avuto modo di rientrare e non penso di aver sfigurato a livello di prestazioni».

Dal messaggio con cui ha salutato i tifosi, si intuisce che aveva voglia di restare. Era impossibile che Criscito restasse un altro anno al Genoa?

«Su questo voglio fare chiarezza perché è giusto che sia così. Dopo Napoli avevo detto che mi sarebbe piaciuto restare anche in B e avevo anche detto che i matrimoni si fanno in due. Però una società tira le somme e ha un progetto e io non facevo parte di questo progetto. A questo punto le possibilità erano due: o smettevo, e la società su questo è stata fantastica perché mi ha dato subito l’opportunità di restare dicendomi: “Mimmo, se vuoi ti facciamo entrare in società”. Però io me la sento ancora di giocare, quindi dovevo farlo da un’altra parte. In Italia avevo possibilità, anche in B. Ma lottare contro la squadra che è nel mio cuore, che è stata la mia squadra per sempre, non mi andava. Allora ho colto l'opportunità di andare al Toronto. Tanti dicono che ho scelto per una questione economica ma non è così, l’ingaggio non è superiore di quello che prendevo al Genoa. La scelta è stata fatta insieme alla società, entrambi eravamo d’accordo e di questo devo solo dire grazie al Genoa. Mi ha dato la possibilità di scegliere».

Lei ha parlato di arrivederci. Il Club, nel suo comunicato, ha lasciato aperta la porta per un suo ritorno. Con la società vi siete lasciati bene?

«Assolutamente. Ho un ottimo rapporto con la società, come ha scritto il club la rescissione è stata consensuale. Insieme abbiamo deciso che quando tornerò avrò la possibilità di entrare in società. E di questo devo dire grazie ad Andres Blazquez e alla nuova società».

Ora l’esperienza in Canada dove troverà il suo amico Insigne. Quando partirà?

«Penso già in settimana, domani o mercoledì. Il campionato è già in corso ma io devo allenarmi con la squadra, farlo da solo non è la stessa cosa. Le cose si facilitano quando hai accanto un fratello come Lorenzo. Abbiamo sempre fatto vacanze insieme, le nostre famiglie si vogliono molto bene e questo per me è importante. Dispiace per i miei figli, i più grandi hanno un’età particolare, 9 e 10 anni. Per loro andare via vuol dire lasciare amici e persone a cui sono legati. Però a loro ho spiegato che presto ritorneremo perché Genova è casa nostra».