Gaetano Castrovilli parla a cuore aperto. Il centrocampista della Fiorentina, uno dei migliori giocatori di quest’anno al fantacalcio, ha parlato a SportWeek del suo momento, del suo futuro e, soprattutto, del suo passato e del mondo in cui...
Gaetano Castrovilli parla a cuore aperto. Il centrocampista della Fiorentina, uno dei migliori giocatori di quest'anno al fantacalcio, ha parlato a SportWeek del suo momento, del suo futuro e, soprattutto, del suo passato e del mondo in cui è cresciuto:
MILAN - "Devo ancora realizzare quello che sta succedendo in questi mesi. Per dire: faccio il mio primo gol al Milan, la squadra per cui tifavo da bambino. Il giorno dopo avevo già dimenticato. Forse è proprio questa la mia forza. Non so se sia spensieratezza o incoscienza, non riesco neanche a capire. Però questa cosa mi aiuta tanto, perciò quando mi guardo allo specchio vedo ancora il ragazzo che ero prima. Umile, sorridente e disponibile. Non c'è pericolo che cambi: vengo dalla strada e non intendo rovinarmi la reputazione per quattro soldi in più".
FAMIGLIA - "Arrivo da una famiglia di lavoratori, gente semplice che mi ha insegnato a tenere i piedi per terra sempre, anche se la ruota inizia girare veloce e per il verso giusto. Come mi immaginavo quando ero bambino? Non ci ho mai pensato, vivevo alla giornata esattamente come oggi. Anche adesso non penso mai al futuro, non mi piace fare programmi a lunga scadenza. Sono fatto così e forse dipende anche dal fatto di essere cresciuto in una famiglia costretta a pensare all'oggi e mai al domani. Cosa mi dice mia madre? Non parla, piange. Guarda le partite in televisione, ripensa ai sacrifici che tutti insieme abbiamo fatto affinché io diventassi un calciatore e piange".
GENITORI - "A mia madre e a mio padre non ho mai detto «vi voglio bene», ma glielo dimostro. Come? Sfottendoli. Ogni volta che li prendo in giro capiscono quanto affetto provi per loro. Esprimo i miei sentimenti sempre in una maniera concreta. A luglio di un anno fa papà era ricoverato in ospedale. Il giorno prima che uscisse gli presi un cane, un bulldog. Per fargli una sorpresa gli dissi che non sarei potuto passare a salutarlo perché dovevo rientrare a Cremona. Si incazzò veramente: «Ma come, io torno a casa e tu non ti fai trovare?». Fatto sta che la mattina dopo aprì la porta e mi trovò ad aspettarlo con il cane in braccio".