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Bremer: “Serie A il top per un difensore, Lucio il mio idolo. Ma segnare è tanta roba”

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Gleison Bremer è stato intervistato da Torino Channel nel classico spazio “A tu per tu”. Il difensore brasiliano si è raccontato a tutto tondo. Ecco i passaggi principali, riportati da toronews.net: “Torino? Il direttore...
Alessandro Cosattini

Gleison Bremer è stato intervistato da Torino Channel nel classico spazio "A tu per tu". Il difensore brasiliano si è raccontato a tutto tondo. Ecco i passaggi principali, riportati da toronews.net: “Torino? Il direttore sportivo Gianluca Petrachi mi voleva davvero. Mi ha detto che sarei cresciuto tanto sotto tutti i punti di vista. Era il momento giusto e ho accettato. Già conoscevo il Torino. C'erano già stati Casagrande e Leo Junior. Quando ho sentito Torino, ho cercato su Google e ho letto un po' della sua storia".

SERIE A - "Il calcio italiano è molto interessante. Qualcuno prima di partire mi aveva detto che l'Italia è la miglior palestra per un difensore: a distanza di tempo dico che aveva ragione. La Serie A è il top per un difensore".


GOL - "Sì, mi piace parecchio. Non c'è gioia migliore del gol. Amo difendere, ma segnare è tanta roba. In Brasile facevo anche gol in campo aperto perché c'erano più spazi. Il mister mi dice sempre di sfruttare lo spazio e se recupero palla in avanti devo provarci. Anche ai terzini dico di guardare in mezzo e di mettermi la palla giusta se sono in attacco perché voglio segnare".

MAZZARRI - "Sull'apprendere la lingua perché devi capire. La tattica poi l'apprendi. Mazzarri mi ha dato una grossa mano. Mazzarri vuole la marcatura a uomo che in Brasile non esiste. Lui mi diceva sempre che in area si deve marcare e bisogna mettersi bene con il corpo. E poi il suo collaboratore Claudio Nitti mi diceva che non giocavo il pallone velocemente. Mi ha fatto migliorare tanto e mi sono fermato spesso al Filadelfia per apprendere i segreti".

CAPITANO - "Sì, sì. Casagrande e Leo li conosco molto bene. Per me è un grande onore vestire la fascia. Il capitano è Belotti, ma è tanta roba mettere la fascia. Ogni tanto penso: il primo anno qui non giocavo mai, ora dopo quattro anni sono diventato il secondo o terzo capitano. Si tratta di un grandissimo onore".

SIRIGU - "Lui è stato bravissimo con me. Sempre dopo l'allenamento andavamo in palestra per allenarci. E mi tranquillizzava perché aveva visto che non mi ero montato la testa e mi allenavo tanto".

SOGNO - "Giocare con la Nazionale. Mi sto allenando bene. Sto facendo il massimo e vorrei il Mondiale in Qatar. Sto aspettando il mio momento e non voglio farmelo passare".

IDOLO - “Lucio. Ma da bambino era Robinho, perché volevo fare gol".