JURIC - "Aveva le sue idee di calcio, su come giocare, le sue opinioni. Evidentemente non ero abbastanza in condizione per essere funzionale al suo gioco, ma non ho avuto nessun problema con lui. Non mi ha dato la possibilità di giocare e basta. Credo tra l’altro sia una brava persona. Una situazione anomala, in 18 anni di carriera avevo sempre mostrato il mio valore, anche nelle grandi partite. Mai una chance? Non so il motivo. Se un giorno lo rivedrò glielo chiederò perché, ripeto, con me è stato sempre gentile e carino. Il problema è che quando faceva la formazione io non c'ero mai. Non posso dire di più su questo, veramente non lo so".
INGRESSO A FIRENZE - "Mi sono detto di non fare niente di stupido, di giocare semplice. Nemmeno il tempo di pensarlo che ho fatto autogol. A quel punto mi è venuto quasi da ridere, era un momento in cui stava andando tutto male. Nella mia vita ho sempre cercato di affrontare le situazioni negative con umorismo, filosofia e lavoro, pensando che poi le cose prima o poi si aggiustano".
SITUAZIONE A ROMA - "Se non sei Duplantis che vince sempre, quando fai sport a questi livelli sei consapevole che il periodo negativo può capitare. Ho cercato di accettare la situazione. Con Ranieri ero certo dal primo giorno che tempi migliori sarebbero arrivati. I giocatori sono forti, la squadra ha qualità".
LAZIO - "Ci sono molte partite sentite da noi, Dortmund-Schalke ad esempio è una di queste, anche se le squadre non sono della stessa città. È però qualcosa di molto simile perché i due centri distano pochi minuti. C’è grande partecipazione, impegno in campo, grande agonismo. Qualcosa del derby di Roma ho iniziato a capirlo l'altro giorno nell'allenamento al Tre Fontane. Sappiamo che conta per i tifosi, sono vittorie speciali che valgono doppio".
ANCORA RANIERI - "Parliamo di un grande allenatore, un top class, l'ho capito dal primo momento in cui l'ho visto. Ha una naturale autorevolezza, si intende di giocatori, non deve alzare la voce per farsi capire e ascoltare. È gentile, sarebbe un grande tecnico per qualsiasi squadra, specialmente a Roma. Intanto devo capire cosa farò, ma lui sicuramente è un grande, da tenersi stretto".
FUTURO - "Se ho già deciso? No. Deciderò in estate. Ma qualora dovessi restare, sarei felicissimo di essere allenato ancora da lui".
NO AL BOLOGNA - "Eravamo vicinissimi, mi fecero un’ottima impressione: allenatore, staff, ambiente e struttura. Poi però nel momento di dire di sì non ero convinto al 100% e ho declinato la proposta".
PELLEGRINI - "Ci parlo spesso. Credo sia un grande capitano, mi è stato vicino nel periodo in cui non giocavo, si è sempre preso cura di me. È un grande giocatore, una bella persona. È’ stato sfortunato in alcune occasioni, gli è mancato quel pizzico di fortuna che a volte serve per far girare la carta. Le cose miglioreranno sicuramente, se lo merita".
DE ROSSI - "Roma? L’ho scelta per De Rossi. Daniele mi ha fatto subito un’ottima impressione. Il suo esonero? È stato uno choc non solo dal punto di vista calcistico ma anche a livello personale. Anche perché nemmeno una partita dal mio arrivo e già non c'era più. Ho un figlio che vive a Monaco, avevamo parlato di soluzioni per facilitare questo rapporto con Daniele, l’esonero ha scombussolato tutti i piani".
ROMA - "La amo. Adoro la sua cultura, la sua gente. Il meteo non è poi così male... Mi piacciono le sue vibrazioni, è piena di persone carine, rispettose, curate anche nell’abbigliamento. Zone che frequento di più? Trastevere, il top".
EUROPA - "Dobbiamo concentrarci su tutto. Abbiamo un’ottima squadra, ampia e la panchina ha qualità. Tutto per tornare nelle prime 5-6 posizioni".
DERBY - "Ho visto diverse partite della Lazio e sappiamo che sono forti. Chi mi preoccupa in particolare? Non potrei l’accento sul singolo perché è una squadra che si basa sul collettivo, hanno tanti calciatori che vanno in gol e a essere onesti meritano il vantaggio che hanno. Domenica però vogliamo vincere per iniziare a ridurre il gap. Sono convinto che se ci riusciamo possiamo ancora arrivare sopra a loro".
DYBALA - "Ho amato Paulo per tanti anni, vederlo giocare era sempre bello, vede le cose in modo diverso rispetto agli altri, come quel passaggio per Pellegrini a Milano sul finale di partita. È molto intelligente, un sinistro magico, ed è un bravissimo ragazzo. Poter giocare con lui è una delle ragioni per cui sono venuto qui".
ALLENATORE IN FUTURO - "Forse lo diventerò, non lo so, mi piacerebbe avere una squadra e sviluppare un’idea di gioco, ma faccio questa vita da tanti anni e vi assicuro che è abbastanza stressante. Quando smetterò, dovrò riposarmi per un po', staccare la spina e recuperare. Poi ci penserò".
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