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Vanoli: “Schuurs, noi al corrente di quello che sta passando: mandato in vacanza! Zapata e Coco…”

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Prime parole da nuovo allenatore del Torino per Paolo Vanoli: ecco la sua conferenza stampa, tra campo, mercato e non solo. 
Alessandro Cosattini

Prime parole da nuovo allenatore del Torino per Paolo Vanoli. Ecco la sua conferenza stampa, tra campo, mercato e non solo: “Dopo ho allenamento, dobbiamo essere sintetici con le domande quindi (sorride, ndr). Ringrazio il presidente e il direttore per l’opportunità che mi viene data. Deve esserci sempre condivisione per raggiungere traguardi importanti. Il ringraziamento era doveroso e importante per me”.

SENSAZIONI - “Il Toro rappresenta la storia del calcio italiano, sono orgoglioso di rappresentarli, è una responsabilità veramente importante, prima di parlare di giocatori… Essere qui vuol dire essere orgoglioso di rappresentare una storia importante. La storia non va mai dimenticata, quando parli di Toro... è  solo motivo di grandissimo orgoglioso per me”.


OBIETTIVI - “Ringrazio anche io Juric, ho trovato una squadra con una cultura del lavoro importante. Io voglio creare questo Torino con direttore e presidente per la mia filosofia, la mia idea di gioco. So che devo lavorarci tanto, ma non mi ha mai spaventato e sono sicuro di poterci arrivare. Scegliamo i giocatori anche in funzione al mio stile di gioco. Gli obiettivi devono partire da un’identità. Ora dobbiamo essere concreti, non guardare in là. La prima parte mi serve tanto per conoscere il gruppo e fargli capire cosa voglio”.

DA JURIC A VANOLI - “Non sono abituato a confrontarmi coi colleghi, te l’ho detto serenamente: ho trovato una cultura del lavoro molto importante ed è una base importante. Ora il giocatore deve capire cosa voglio io, cosa chiedo, la mia filosofia di calcio”.

DEBUTTO IN A - "Noi dobbiamo cercare la pressione se vogliamo migliorare. La mentalità è così, si cerca la pressione per alzare l'asticella. Si cerca con fame questa cosa, la pressione fa parte della mentalità vincente e lo voglio anche dai miei giocatori. Bisogna cercare la perfezione, il dettaglio, sempre qualcosa in più che porta ad arrivare all'obiettivo. È un processo da fare per step, che secondo me ora possiamo fare grazie alla mia gavetta. La mentalità non si compra al mercato, è un processo, attraverso il lavoro e il sacrificio sempre .

BEL CALCIO E ZAPATA - "Il calcio per me è una grossa passione. A volte mi vergogno un po' del mio atteggiamento in campo, questa passione mi porta oltre a volte. Voglio il giocatore appassionato io, che capisca perché succedono le cose. Mi appassiona di più questo lavoro che il passato da giocatore, mi piacciono le sfide. In Russia abbiamo passato davvero mesi difficili di gestione per quel che è in corso ancora oggi. Mi ha aiutato questa esperienza, come altre. Mi piace coinvolgere i giocatori, devono venire al campo e capire perché vengono. Se riesco in questo, ho già vinto, è già un passaggio. Sacchi mi disse che il calcio deve essere un'orchestra, tutti devono suonare la stessa sinfonia. E ha ragione, questo è il calcio, in tutte le sue fasi all'interno di una partita. Chi stona viene messo da parte, perché l'obiettivo è non far stonare nessuno per suonare bene tutti insieme".

MODULO - "Quando conosci la tua orchestra, capisci le qualità che ha. Noi vogliamo migliorare le mie idee di calcio con gli strumenti che io ho a disposizione. Un maestro poi deve anche capire le caratteristiche all'interno del sistema di gioco per rendere tutti performanti e al servizio della squadra".

ZAPATA - “Vi confermo lo scoop: sarà il mio capitano. L'ho scelto perché rappresenta i valori di questo club, ha l'esperienza giusta e volevo responsabilizzarlo. Ha tutte le qualità per rappresentare al meglio il Torino e i compagni. Poi non dimentichiamo che in uno spogliatoio ci sono anche altri leader. Duvan si è meritato questa fascia”.

SCHUURS - "Intanto a lui ho detto di andare un po' in vacanza. È giovane, con quel che sta passando è giusto così, che stacchi e stia con la famiglia. Quando tornerà, con lo staff medico affronteremo bene il percorso di guarigione. Tutti ne siamo al corrente, se c'è l'occasione di intervenire sul mercato lo faremo per la difesa". Il ritorno di Schuurs sembra slittare ancora, si parla ancora di diversi mesi.

GRUPPO - "In questo processo devo avere sì la pazienza, ma soprattutto il calcio è qualitativo. Non vuol dire solo col pallone, vuol dire capire, sapere cosa fare, prendere la scelta giusta. Sul campo sto insistendo tanto su questo. La filosofia passa attraverso queste continue ripetizioni. Questo processo è molto importante".

MERCATO - “Penso che ho trovato una società organizzata, con già degli obiettivi, mi ha chiesto la mia filosofia e io con Vagnati ho un bellissimo rapporto, ci confrontiamo su tutto quasi ogni 5 minuti davvero. Mi ha sempre appoggiato, io gli chiedo delle caratteristiche tecniche e fisiche, poi lui ha dei profili e insieme facciamo la scelta. Non ho la presunzione di fare dei nomi. Se poi escono nomi che conosco, ancora meglio perché ne conosco le caratteristiche anche umane. C'è condivisione su tutto”.

GAVETTA - "Io sono tanto orgoglioso della mia gavetta, arrivo qui a 52 anni e mi sono meritato questa opportunità. Ho fatto di tutto nella mia gavetta io, ho visto di tutto, tutte le esperienze avute anche all'estero mi hanno dato un ulteriore step. Ho capito anche cosa vuol dire fare il manager. Io col direttore devo gestire l'azienda del presidente e dobbiamo portare tutti insieme dei risultati, per raggiungere l'obiettivo comune. Il mio sogno sarebbe un giorno finire il mio percorso in Nazionale. Ma questo in futuro, per chiudere il cerchio. In questo percorso ho conosciuto allenatori e direttori molto importanti, che mi hanno fatto capire cosa vuol dire la maniacalità delle cose".

GIOVANI - "Avere la Primavera qui vicina è importantissimo, mi permette di andare a vedere i giovani. Ho fatto i complimenti, si son presentati timidi, poi gli ho fatto capire che non fa parte del calcio e hanno mostrato entusiasmo e voglia. Gli ho fatto capire che questo dev'essere un loro sogno. Quando chiamo qualche giovane anche solo per 5 minuti, devono vivere quel sogno, quel desiderio, di essere arrivati a lavorare con la prima squadra. L'attenzione che do al giovane è molto importante, anche perché ho dei figli e quindi lo so bene. Si è fatto un lavoro eccezionale per me coi giovani".

COCO - "Quando parlo con un giocatore, la prima cosa che gli chiedo è se conosce la storia del Torino. È la prima cosa, uno deve sapere la maglia che indossa, sapere cos'è il Torino. Sono valori unici, per giocare qui bisogna saperlo. Quando lo sai, devi dimostrare questi valori in campo. Quelli tecnici si possono migliorare, ma la storia del club va saputa. Quando parlo con un giocatore, è il primo approccio questo".