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Dovbyk: “Ce l’hanno con me per questo maledetto fantacalcio: per loro dovrei fare due gol a partita”

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Artem Dovbyk, centravanti della Roma, ha concesso una lunga intervista ai microfoni de Il Messaggero. Tanti i temi affrontati, dai primi mesi alla Roma al tanto odiato fantacalcio.
Marco Astori

Artem Dovbyk, centravanti della Roma, ha concesso una lunga intervista ai microfoni de Il Messaggero. Tanti i temi affrontati, dai primi mesi alla Roma al tanto odiato fantacalcio.

ADATTAMENTO - "Non è stato facile in questi mesi, con un nuovo campionato da affrontare, tre allenatori cambiati, tattiche nuove da imparare e qualche problema fisico. Ora sto capendo meglio il calcio italiano rispetto a prima e spero che le cose possano andare meglio".


PROBLEMI AL GINOCCHIO - "È il primo anno che gioco così tanto, su tre fronti. Il nostro staff medico ha fatto di tutto per aiutarmi e ora dopo le cure mi sento molto meglio. Ho giocato infortunato, non al cento per cento, e sono sceso in campo comunque, è stato un mio errore, avrei dovuto riposare ma sentivo il bisogno di stare con la squadra nei momenti difficili. Ora, però, mi sento bene».

LINGUA - "La lingua del calcio è universale. Sono arrivato in Italia dopo l'esperienza in Spagna, dove si gioca un tipo di calcio completamente diverso. Adesso sto cominciando a capire la serie A, si gioca più uomo contro uomo, con difese aggressive e compatte, è difficile destreggiarsi. Non è semplice giocare contro tre difensori avversari in area. Fa parte di un percorso di adattamento".

GIOCO - "Se è davvero così difficile servirmi? Bella domanda. In allenamento ci lavoriamo e funziona tutto bene. In partita è diverso. A me, per esempio, piacerebbe fare tanti assist come quello per Dybala a Milano, ma c'è sempre poco spazio intorno a me. Qui in Italia per un attaccante è diverso, col Girona mi abbassavo molto e partivo quasi sulla linea del centrocampo. Ora mi vengono chieste cose diverse, come andare in pressing sul centrale avversario, liberare gli spazi per i compagni, far salire la squadra spalle alla porta. Io cerco di fare quello che l'allenatore mi dice".

ERRORE PIÙ GRANDE E GOL PIU BELLO - "L'errore è quello con l'Eintracht di poche ore fa (ride). Volevo segnare sulla palla di Angeliño ma è successo tutto velocemente, non era facile. Dovevo piazzarmi in modo diverso, ero avanti col corpo anche se secondo me lui voleva tirare, non era un assist. Il gol più bello? Forse quello con il Monza oppure quello con l'Udinese. Quello con l'Athletic? Sì, bravi, anche quello. Bel passaggio... Ecco, qualche cross in più, specie di quel tipo, non mi dispiacerebbe riceverlo".

POCHI TIRI - "In effetti... Dipende però anche dai rifornimenti che arrivano, sono situazioni in cui devi essere al momento giusto al posto giusto. Magari a volte facciamo bei cross ma non sono in area, a volte sono in area e facciamo brutti cross. Capita".

DZEKO - "So che esiste questo paragone. Ho parlato con Edin prima di venire qui e mi ha spiegato come sia difficile fare l'attaccante a Roma. È una città che vive il calcio 24 ore al giorno e i tifosi vogliono che tu segni in ogni partita. Lo capisco, me lo aspettavo, anche Dzeko ha avuto qualche problema nella prima stagione. Ho imparato tanto in questi mesi e sono fiducioso".

PRESSIONE - "Non leggo molto. Shevchenko mi ha sempre consigliato di comportarmi con naturalezza. Ho capito che Roma è il calcio. Qui ci sono radio, tv, giornali, io mi comporto come una persona normale, amo il mio lavoro e do il massimo".

SOCIAL E FANTA - "Se li leggo? Qualche volta, ma non mi metto a leggere i commenti o altro perché so che non aiuta. Anche perché altrimenti dovrei leggere tutti quelli che ce l'hanno con me per questo maledetto fantacalcio. Secondo loro dovrei segnare due gol a partita".

RIDE POCO - "Ma non è vero che non rido mai. Da oggi potete confermarlo anche voi che sorrido, scherzo, sono un tipo al quale piace ridere. O no? Il problema è che quando gioco mostro un'altra parte di me, sono un altro Artem. Sono una persona onesta, non mi piace celebrare troppo per partite non importanti. Col Parma ho segnato il quinto gol dentro la porta, non era il caso di festeggiare. Faccio quello che sento in quel momento, in modo spontaneo. A Udine invece ho esultato per il rigore perché era importante. Utilizzo soltanto il sinistro? Lo so, è vero. In allenamento tutti gli allenatori che ho avuto, e Ranieri è tra questi, mi hanno detto di tirare anche col destro. Forse non ci crederete, ma calcio probabilmente meglio col destro rispetto al sinistro. Lo so, ne sono consapevole ma poi arriva la gara e faccio tutto con il sinistro. Tra l'altro sbagliando perché i difensori ormai lo sanno. Confido in una scommessa con il vice di Ranieri: entro la fine della stagione segnerò due gol con il piede destro".

LUKAKU - "Forse sono un mix tra lui e Dzeko. Ho guardato Lukaku nel suo primo anno all'Inter, quando segnava tanti gol e faceva tanti assist. Il suo stile mi piace, abbiamo caratteristiche in comune. Personalmente, se serve, mi adatto al modo di giocare della squadra, a quello che mi chiedono. Se posso aiutare proteggendo palla e smistando mi va bene. Certo, lo ripeto, se arrivano tanti palloni con i cross ho più possibilità di segnare, dopo tutto sono un attaccante".

ROMA - "Ho firmato un contratto lungo e voglio vincere trofei per i tifosi e per il club che è grandissimo e importante in Italia. Ho giocato in Spagna ma non è come qui a Roma, c'è un'atmosfera incredibile, con lo stadio pieno tutte le partite, non a caso all'Olimpico facciamo meglio. Poi nel calcio non sai mai dove sarai in futuro. Quando passeggio per la città, sento forte l'affetto della gente, anche qui davanti a Trigoria. I romanisti mi vogliono bene. I Friedkin? Non nego che parlare con loro, con Ryan soprattutto, abbia avuto un'importanza fondamentale".

DE ROSSI - "Con Daniele l'intesa è stata ottima e ha impiegato poco a convincermi. Aveva fiducia in me e io credevo molto in lui. Per me è stato difficile quando se ne è andato".

RANIERI - "È un po' come il nostro nonno, è molto calmo, ma quando la squadra ha bisogno di essere spronata e ha bisogno di una scossa, lui sa farlo molto bene. È un ottimo psicologo, sa cosa dire al momento giusto, sa anche quando è più utile il silenzio. È importantissimo, mi piacerebbe se restasse in panchina".

DERBY IN EUROPA - "Sì, ho visto ma prima dobbiamo superare il Porto e non sarà facile. Certo, sarebbe bello. Mi è bastato il derby dell'andata per capire come sia veramente una partita diversa dalle altre. All'Olimpico quella sera ho percepito la miglior atmosfera in uno stadio in vita mia. E le cose belle, vanno vissute, sempre".