COMPAGNI - "Non parlo tanto, lascio che lo facciano quelli con più esperienza: Freuler, De Silvestri, Skorupski, Beukema e Lucumì, i nostri centrali difensivi. La verità è che quando gioco non penso troppo, parlo di getto. È così fin da quando ero piccolo".
PARAGONE CON LAUTARO - "L'hanno fatto molte volte. All’inizio ne ero inorgoglito perché lui è un mio idolo, come lo era Tevez al quale pure sono stato accostato. Ma ora preferisco che si parli di me per ciò che sono. Voglio essere giudicato come Santiago Castro e basta".
CHI È CASTRO - "Uno che dà il cento per cento per tutta la partita e che, anche quando gioca male, ci mette sempre la testa e si sbatte per i compagni. Per me fare gol è il massimo. Anche Tevez e il Kun Aguero giocavano tanto per i compagni, come Lautaro adesso, ma quando il pallone transitava in area, fosse anche una sola volta o due a partita, loro erano là, pronti a battere a rete. Sono partito come terzino destro. Poi un tecnico delle Giovanili del Velez, Daniel Cielinski, mi ha spostato a mezzala sinistra; dopo, ancora più avanti, esterno sinistro. A un certo punto mi ha detto: 'Vuoi provare da centravanti? Però devi fare gol. E io: devo fare gol? Benissimo!' A 10 anni calciavo già forte".
DOVE MIGLIORARE - "Uff… in troppe cose. Devo giocare un po’ più coi compagni e non tirare sempre".
ITALIANO - "Perché gli piaccio così tanto? Forse perché mi sacrifico per la squadra e lavoro tanto… Lui mi chiede energia e di andare incontro alla palla, girarmi e servire sul lato opposto Orsolini, a destra, o Ndoye o Karlstrom a sinistra".
DOVE SI VEDE TRA CINQUE ANNI - "Mi vedo nella nazionale argentina. E di nuovo in Champions, col Bologna".
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