INZAGHI - "Il mister voleva parlarmi, con franchezza e senza altre persone. Non c'è nessuna dietrologia, c'era solo la voglia dell'allenatore di parlare con il presidente. Sorseggiando un caffè, riflettendo sui moduli e del perché qualche calciatore non stesse performando. Anche io volevo capire alcune scelte. Voleva condividere l'atteggiamento da avere con il gruppo. Gli ho detto di operare facendo scendere in campo chi ha voglia, chi ha cuore, chi tiene alla maglia e vuole sudarla. Senza pensare ai nomi, alle gerarchie, al patrimonio che sta gestendo. E' libero, ha carta bianca, deve essere totalmente autorevole".
MERCATO GENNAIO - "Voglio rispondere a tutte le domande in modo franco. Dipende da tante cose. Vediamo quanti punti avremo, chi vorrà venire a Salerno. Non possiamo avere una visione chiara, non sappiamo chi andrà via e come lo farà. Vedremo. E' evidente che la squadra, soprattutto tra centrocampo e difesa, stia facendo record negativi a ripetizione. E' certo che ci stiamo pensando, abbiamo individuato qualche identikit in termini di caratteristiche. Progressivamente proveremo a concretizzare qualche trattativa in un mercato difficile come quello di gennaio".
PARLARE ALLA SQUADRA - "L'ho fatto tre volte. Spiegando cosa significhi il senso d'appartenenza. L'ultima volta ho raccontato una cosa: ogni squadra ha in sè il proprio DNA, il Barcellona ad esempio si riconosce per il tiki taka e per il bel gioco. A Salerno si suda la maglia, è un luogo dove vale il concetto della tana delle tigri. Gli avversari nei primi 15 minuti solitamente stavano in apnea all'Arechi. Nel nostro stadio si può anche perdere, è il modo che fa la differenza e che va oltre il risultato. Purtroppo abbiamo tanti stranieri che non hanno neanche imparato la lingua e non vogliono farlo. Qualcuno non mi ha guardato negli occhi e li ho rimproverati. Un presidente gentile, accogliente, che garantisce il decimo posto per salari che deve fare? Se sono duro mi rimproverano, se sono gentile idem. Erano tutti testimoni. Altri, però, mi hanno mandato messaggi d'affetto e mi hanno ringraziato. E la colpa è anche dei procuratori. Se fanno una partita buona ci bussano alla porta, e poi? Oggi pochissimi ci danno una mano, invito gli agenti a collaborare ricordando che questi ragazzi sono super atleti. Noi abbiamo ottimi giocatori che non stanno bene assieme. E' inspiegabile. Il cambiamento non dipende da me, altrimenti ne manderei via subito una decina. Dobbiamo ora stare insieme, perchè nulla è perduto. Offro a tutti possibilità di recupero: se i calciatori vogliono rimettersi a lavorare sappiano che avranno il mio sostegno. Io voglio che amino la Salernitana, gente svogliata e distratta non sarà più tollerata".
BUDGET GENNAIO - "Nessun presidente nella storia della Salernitana e nel campionato italiano spende quanto me, se non qualche fondo americano. Evidentemente, se siamo ultimi, li abbiamo spesi male. Sarà un mercato attivo dopo quattro sessioni passive. Dobbiamo incassare più di quello che dobbiamo spendere. Solo dopo investiremo".
DE SANCTIS - "Chi vivrà vedrà. Stimo molto il direttore, è una persona che ha dato tanto alla Salernitana. Alcune cose non gli sono riuscite, ma non ha portato gente di C ma da club di prima fascia. Cosa gli volete rimproverare? Non mi sembra che in 104 anni altri dirigenti hanno fatto diversamente. E' chiaro, però, che se la Salernitana dovesse andare male sono tutti sub iudice. Vendere? I contratti sono totalmente sbilanciati e questa è una mia grande battaglia .Come ti liberi da un contratto in cui la prestazione di lavoro non equivale a quanto t'aspettavi? Loro possono giocare male e non correre ma lo stipendio lo devono percepire. Occorre un sussulto d'orgoglio da parte di questi ragazzi, altrimenti sportivamente parlando saremo la tomba di tanti calciatori. Che sia ben chiaro: De Sanctis è un mio dipendente. Questa è un'azienda verticale, con me a capo. Io non devo nulla a lui e tutti devono a me. E' certo che a giugno, quando abbiamo finito il campionato, mi ero entusiasmato per i suoi acquisti. E sono gli stessi giocatori che scendono in campo ora. Oggi i risultati sono diversi, è evidente che non sono contento e gliel'ho detto. Questo è il calcio. Ma da qui a dovermi giustificare o dover giustificare loro ce ne passa. Conta quello che vedo, il rettangolo verde è sempre il giudice. A bocce ferme mi sembrava una buona Salernitana, prendo atto di essermi sbagliato e sono il primo a perderci. Sono disilluso, mortificato, dispiaciuto. Nel calcio capita anche questo, ma nulla è perduto".
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