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Borriello: “La rissa con Joao Pedro, fatto fuori da Semplici, l’infortunio: tutta la verità”

Alessandro Cosattini

Torna a parlare Marco Borriello, dopo la risoluzione del contratto con la Spal. Questa l’intervista concessa dall’attaccante alla Gazzetta dello Sport: “È la verità e sono disponibile a un confronto con chiunque. Non voglio alimentare...

Torna a parlare Marco Borriello, dopo la risoluzione del contratto con la Spal. Questa l’intervista concessa dall’attaccante alla Gazzetta dello Sport: “È la verità e sono disponibile a un confronto con chiunque. Non voglio alimentare polemiche, ma fare chiarezza per rispetto dei tifosi delle ultime due squadre nelle quali ho giocato. Spal? La stagione era iniziata bene, Ferrara è una grande piazza, c’è entusiasmo. Purtroppo ho avuto difficoltà tecniche, la Spal giocava troppo lontano dalla porta. Però con me la squadra ha disputato le migliori partite e spesso ha fatto punti”.

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PUBBLICO SPAL - “Il 10 dicembre in casa contro il Verona fui sostituito sullo 0-2, lo stadio mi fischiò, io ci restai male e replicai con un applauso sarcastico. Lì ci furono i primi screzi. Mi sarei aspettato conforto e fiducia da allenatore e dirigenti e invece Semplici mi mise da parte. E poi, prima di Natale, mi infortunai al polpaccio”.

INFORTUNIO - “Dopo la sosta iniziai la preparazione, ma sentii subito una fitta nello stesso punto. Così cominciò il calvario. Era uno stiramento di pochi millimetri, eppure non si sanava mai e i medici della Spal non riuscivano a risolvere il problema. Io rientravo in campo e mi rifacevo male immediatamente. Si era formato un grumo di sangue, come una piccola cisti. La società fece passare un messaggio negativo, come se io non volessi allenarmi e fossi un lavativo, forse perché ero costato molto. Io sono sempre stato un grande professionista, non permetto a nessuno di infangare la mia carriera. E ho fatto a spese mie nove risonanze magnetiche in giro per l’Italia e mi sono curato a Milano da Melegati, il medico del Milan. Iniziammo perfino a parlare di rescissione con la Spal. E per risolvere il problema, sempre a spese mie e tramite un amico che gioca nel Fulham, facevo venire da Londra un medico musulmano, che con la cup therapy cura parecchi giocatori della Premier”.

AGGREDITO - “Sarei stato un ipocrita a fare finti sorrisi a un allenatore che mi aveva messo da parte e a quei tifosi che mi insultavano. Pensi che un giorno mi hanno anche aggredito per strada. E, comunque, dal lunedì al sabato mattina ero sempre a Ferrara e facevo due sedute al giorno cambiandomi in uno spogliatoio diverso rispetto ai miei compagni per volere della società: accettai l’umiliazione nell’interesse della Spal, mettendomi l’orgoglio in tasca”.


GUARITO - “Guarito una settimana prima della fine? Sì. Nella settimana che portava all’ultima partita ero pronto. Ma il martedì il magazziniere mi disse che non avevo il permesso di rientrare nel gruppo e dovevo restare nell’altro spogliatoio. Non mi hanno più fatto allenare con la prima squadra. E poi mi hanno negato il permesso di giocare la partita d’addio di Pirlo”. 

CAGLIARI - “A Cagliari sono stato benissimo, ho grande rispetto per il popolo sardo. Arrivai con Capozucca, che con Braida è il mio padre calcistico. Il contratto prevedeva un fisso più 50.000 euro netti a ogni gol. Pensai: “Il presidente è un folle oppure non crede in me”. Segnai tantissimo, ad aprile ero a quota 16. Mancavano 5 giornate e la gente sperava che battessi il mio record personale di 19 gol. Il turno seguente giochiamo contro il Pescara e c’è un rigore per noi. I tifosi invocano il mio nome, ma Rastelli a sorpresa indica Joao Pedro: quanti fischi dagli spalti”. 

RISSA CON JOAO PEDRO - “Sì, per me fu come una coltellata: Rastelli quell’anno veniva beccato dai tifosi e anche alcuni giocatori si erano comportati male con lui. Io invece lo abbracciai dopo un gol e cercai di trasmettergli fiducia e affetto perché capivo le sue difficoltà. Ma pochi giorni dopo compresi tutto. Arrivò da me Capozucca in lacrime, Giulini gli aveva detto che non l’avrebbe confermato e poi il d.s. mi fece vedere un messaggio del presidente: “Borriello deve uscire alla fine del primo tempo”. E lì capii la scelta del rigore: Giulini non voleva più che io segnassi. La situazione si complicò. A Sassuolo Joao Pedro si permise di dirmi “stai zitto e corri” durante la partita: lui a me, pazzesco… E nello spogliatoio ci fu una rissa tra noi due. Io ero svuotato. All’inizio della stagione seguente il presidente voleva cambiare il mio contratto alzando la parte fissa e togliendomi il premio legato ai gol. Io non accettai e lui se la prese. Il clima non era bello, non parlavo con i brasiliani e dieci giorni prima dell’inizio del campionato chiesi la cessione. Arrivarono le offerte di Bologna, Genoa, Brescia, Spal, Benevento e Olympiacos. Stavo chiudendo col Bologna, poi la trattativa saltò e alla fine scelsi la Spal”.

PRESENTE - “Mi sto tenendo in forma in attesa della chiamata giusta. Sono un leone ferito, non voglio smettere in questo modo. Ma sono in cerca di emozioni e di una bella avventura, magari anche in una squadra che gioca le coppe e fa turnover: a 36 anni non posso disputare tutte le partite, ma non sono vecchio e ho la forte motivazione di chiudere a testa alta per rispetto della mia carriera. Milan? Non sarei mai andato via dal Milan. Sono innamorato del Milan: gli anni più belli, lo stadio più bello. Non sarebbe una brutta idea…”.