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Acerbi: “Non volevo più venire all’Inter, lo avevo detto a Inzaghi. Lazio? Non sono un paraculo”

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Francesco Acerbi ha rilasciato un’intervista a Il Corriere dello Sport in cui è tornato sui motivi che lo hanno portato a lasciare la Lazio oltre che parlare dei suoi obiettivi con l’Inter. SCUDETTO – “Possibile? Certo, se...
Andrea Agostinelli

Francesco Acerbi ha rilasciato un'intervista a Il Corriere dello Sport in cui è tornato sui motivi che lo hanno portato a lasciare la Lazio oltre che parlare dei suoi obiettivi con l'Inter.

SCUDETTO - "Possibile? Certo, se vinciamo contro il Napoli. E’ una partita da dentro o fuori. Ci giochiamo tutto a gennaio, perché, a differenza della prima parte di campionato, non ci sarà più tempo per recuperare e non potremo più sbagliare. Il Napoli, fi nora, ha fatto cose impensabili. Dopo la sosta, però, le cose possono cambiare. E lo dico per esperienza personale, basti pensare alla Lazio pre e post Covid. Fino allo stop eravamo ingiocabili. Poi sappiamo come è andata a finire...".


INTER - "Confesso di aver pensato di non venire più. Lo avevo detto anche ad Inzaghi. Non mi è piaciuto avere il dito puntato, con l’idea che avessi aiutato il Milan a vincere lo scudetto. L’effetto è che ora mi sono creato uno scudo e non provo più interesse per l’opinione della gente. Ho trovato profondamente ingiusto che venissero messe in discussione la mia serietà e la mia professionalità. Non me lo sarei mai aspettato per come ho lavorato negli ultimi 10 anni. Prima della malattia, il calcio per me era soltanto un hobby. Ma dopo sono stato impeccabile. E allora perché dovrei stare male per qualcosa che non ho commesso? Ho un carattere in forte, potrei andare in partita anche da solo. Sono arrivato al punto di non dover più dimostrare nullaSarei molto contento se l’Inter mi riscattasse, ma non avrei rimpianti in caso contrario".

STIPENDIO RIDOTTO - "Anche l’Inter mi è venuta incontro, altrimenti non sarei venuto. Ma la realtà è che se ho ancora due anni di contratto con la Lazio è perché ho un certo valore, anche se ho 35 anni".

LAZIO - "Cominciamo dalla fine. Sarei rimasto a vita, altrimenti non avrei firmato per 5 anni. Ma sono stato comunque io a voler andare via. E a giugno l’ho comunicato a Sarri, che avrebbe voluto tenermi. Ero stato contentissimo per il suo arrivo. E non ho nulla da dire sul suo valore come allenatore: al contrario, è bravissimo, è forte e pensa calcio 24 ore su 24. Ma non mi sentivo adatto per quello che lui vuole da un difensore centrale. Io volevo divertirmi, fare quello che mi piace in campo: ho bisogno di anticipare l’avversario, di leggere il gioco. Sarri, invece, ha il suo sistema e o fai così o fai così. Attenzione, però, ho sempre dato tutto, senza mai risparmiarmi".

TIFOSI - "Come io davo il massimo, facevano lo stesso anche i miei compagni. Facevamo fatica, però. E ci fischiavano. Dopo il gol con il Genoa ho messo l’indice davanti alla bocca, facendo il gesto di stare zitti. Non era il caso, così ho chiesto scusa. Non è bastato: in quel momento si è rotto qualcosa. Ho un carattere focoso e tengo a quello che faccio. Sarebbe più semplice essere un paraculo, ma io non sono così. Nell’ultimo anno ho dovuto magiare tanta m…a. Ho fatto un errore, ma che vale 5 rispetto al 95 che ho dovuto ingoiare. Sono comunque andato avanti per la mia strada, mettendoci la faccia e fregandomene di tutto. E di questo sono molto orgoglioso. Altri, al posto mio, si sarebbero chiamati fuori molto prima".

DIRIGENZA LAZIO - "Mi aspetto di essere difeso? Assolutamente. Puoi sbagliare, ma il club deve proteggerti in pubblico. Anche se poi ti massacra in privato".