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EMERGENZA SAMP - “Abbiamo affrontato la nostra emergenza con tranquillità, sentendo spesso i nostri compagni contagiati, che ci hanno sempre tranquillizzato sulle loro condizioni. La Sampdoria non ha tenuto nascosto nulla, tante altre squadre sì e non lo capisco. È una mancanza di rispetto verso chi è stato trasparente e verso le persone che sono entrate in contatto con i contagiati. Rivelare di avere il virus non è una macchia sulla fedina penale, è questione di salute, di etica. Se si vuole vincere la guerra bisogna isolare i contagiati. Qualcuno pensa seriamente che in Serie A solo la Sampdoria abbia avuto 5, 6, 7 contagiati? Ora per noi conta il presente. Se i contagiati sono 10, devono rimanere 10”.
CAMPIONATO - “È dura pensare a ripartire dopo tutto questo. Io non gioco una partita da quasi due mesi, dal 16 febbraio contro la Fiorentina, perché poi mi sono trascinato dietro la squalifica in tutti quei rinvii. Penso che oggi sia più importante pensare alle famiglie che ai problemi del calcio. A volte l’essere umano finisce con il sacrificare l’onestà sull’altare del soldo, del business. I soldi in questo momento servono a una cosa sola, aiutare i medici, gli infermieri, la ricerca scientifica, acquistare le mascherine e i macchinari. Togliamoci i soldi, sì, ma con questa finalità. Invece sento parlare di diritti televisivi, di tagli agli stipendi, di mancati guadagni, come se solo il mondo del calcio stesse perdendo dei soldi. Le attività commerciali no? I ristoranti, i negozi, le piccole imprese, chi vien messo in cassa integrazione e chi verrà messo dopo, chi sta perdendo o ha già perso il lavoro. Ecco, proprio in questi giorni il calcio rischia di dare un’immagine distorta di sé, da “mondo diverso”. E gli affetti che si perdono che prezzo hanno? C’è una sola priorità, la salute e per tutto il resto si vedrà. E se non ci saranno i soldi per giocare l’anno prossimo, non si giocherà”.
RIPRESA - “È un po’ come prepararsi per l’Olimpiade solo il mese prima. Perdi qualità. Si vedranno secondo me molte partite brutte. Un calcio non all’altezza dei livelli della Serie A”.
SOLUZIONE - “Finirla qui e ripartire a 22. Ci farebbe crescere come persone. Se la Juve o la Lazio o l’Inter ritengono di dovere discutere per l’assegnazione dello scudetto, affari loro. È un’altra storia. A maggio magari riparti, sperando che non si ammali più nessuno, poi finisci a luglio se non ad agosto… e poi devi ripartire subito perché il calendario della prossima stagione è già incasinato. Chi pensa a come finire questa stagione lo fa esclusivamente per i soldi, il business. Infischiandosene della salute”.
QUARANTENA - “Noi stiamo facendo tutto quello che ci viene detto per farci ritrovare nelle migliori condizioni possibili per l’eventuale ripresa. Siamo professionisti sempre. Al momento non abbiamo certezze e questo continuo “sospeso” non aiuta. Il campo mi manca, è ovvio, ma in questi giorni sto recuperando come tanti, del tempo con i miei figli. Abbiamo un giardino, dove possono sfogarsi. Mi metto nei panni di quelle famiglie chiuse in appartamenti piccoli, con i bimbi. Mi dico, mi ripeto, che sono molto fortunato. Come vicino ho Linetty, abbiamo anche palleggiato un po’ insieme, a distanza”.
URUGUAY - “Non lo so se rientrerò. Godin è rientrato, ma era solo, è più facile viaggiare. Vecino ha figli ed è rimasto. Penso che io e la mia famiglia resteremo a Genova. Non riesco a togliermi dalla testa la gente che soffre… noi giocatori e la società abbiamo dato una mano al San Martino. Bisogna che chiunque, se può e per quel che può, alimenti la raccolta fondi. Perché non è finita”.
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