KOUAMÉ E SANABRIA- "Sono convinto che Kouamé nel tempo può crescere tatticamente, ma se mostra questa intensità, questa dote nell’allungare i rivali, va bene sfruttarlo così (da centravanti, ndr). Si cerca di capire un po’ le caratteristiche di questi giocatori ed è chiaro che in questo momento non dobbiamo inventarci nulla. Abbiamo proposto certe situazioni che non hanno dato il risultato che si voleva e abbiamo così riorganizzato il centrocampo cercando di sfruttare a pieno le caratteristiche differenti di questi due giocatori".
PEREIRA - "Quindici giorni fa gli ho dato una scrollata per dirgli che per me è importante e deve dimostrarmelo".
BIRASCHI - "Fa fatica con la difesa a quattro ma può giocarci, ne sono convinto, io l’ho proposto. A volte secondo me è solo la difficoltà di accettare la novità, quando per tanto tempo hai giocato in un certo modo. Poi è chiaro che quando vai a disegnare la squadra, puoi penalizzarei un giocatore o due perché io ho il riferimento della squadra. Biraschi lavora bene ma io ho la responsabilità della squadra e lui deve solo convincersi che deve fare anche altri ruoli".
GUMUS - "Era un ragazzino che ho allenato, arrivava dall’accademia tedesca, serio, applicato, con buone qualità, buona corsa e un buon mancino. Non l’ho seguito molto negli ultimi tempi ma l’ho allenato. Molto serio e professionale".
RADOVANOVIC - "L’ambientamento è sempre un problema per tutti i giocatori. Tanti anni fa arrivò in Italia un certo Michel Platini e per ambientarsi ci mise qualcosa come sei mesi. Arrivi, sei un giocatore nuovo, con caratteristiche diverse, cambia l’alimentazione, l’ambiente e poi devi capire cosa vuole la squadra. La cosa importante è che Radovanovic sia un riferimento in campo ma capisca anche che si può muovere da quella posizione e può anche verticalizzare. Che è poi quello per cui noi l’abbiamo preso".
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