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Il papà di Milinkovic: “Deve andare alla Juve: perfetta per lui, lo sa bene! Ma è tifoso…”

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Perché Milinkovic-Savic e non solo Milinkovic? Inizia così l’intervista di Tuttosport al papà si Sergej. “Lui è nato in Spagna, a Lérida o Lleida secondo la grafia catalana, dove io ero tesserato per il club locale all’epoca neopromosso...
Alessandro Cosattini

Perché Milinkovic-Savic e non solo Milinkovic? Inizia così l’intervista di Tuttosport al papà si Sergej. “Lui è nato in Spagna, a Lérida o Lleida secondo la grafia catalana, dove io ero tesserato per il club locale all’epoca neopromosso in Primera Division, così all’anagrafe hanno riportato anche il cognome della mamma, la mia ex moglie Milijana Savic. Tutti gli spagnoli, o catalani, hanno il doppio cognome: mi vengono in mente Raul Gonzalez Blanco, Gerard Piqué Bernabéu, Sergio Ramos García…”. 

VAI ALLA JUVE - “Se lo vedrei in bianconero? Benissimo e gliel’ho pure detto, più volte. La Juventus sarebbe la squadra ideale, perfetta per lui. Deve andare alla Juve! A Torino, in una grande società prestigiosa e plurititolata come quella bianconera che da anni domina la scena, avrebbe la possibilità di crescere e migliorare ancora sino ad arrivare alla piena maturità. Dopo tre stagioni a Roma, Sergej conosce alla perfezione il campionato italiano, si è ambientato e integrato alla grande, ha imparato bene la lingua. E con giocatori come Dybala, Douglas Costa e compagnia lui potrebbe vincere lo scudetto, la Coppa Italia e dare un importante contributo per trionfare in Champions League, perché no? La Juve va sempre molto lontano in questa competizione. E se dovesse conquistare la coppa più prestigiosa, Sergej potrebbe anche ambire al Pallone d’Oro in bianconero”.


TIFOSO - “Per che squadra tifa? Per il Real Madrid, però in Spagna potrebbe andare dopo i 25 anni, quando come ho detto avrà completato la sua maturazione calcistica in Italia. Proprio come ha fatto Zidane…”.

21 COOME ZIDANE - “È il fuoriclasse che ha sempre apprezzato di più sin da quand’era bambino. E ha avuto modo di conoscerlo personalmente, restandone ovviamente stregato. Per la precisione era l’estate del 2002, io giocavo nel Grazer AK e la società austriaca aveva invitato il Real Madrid allo stadio allora denominato “Arnold Schwarzenegger” per festeggiare il centenario. Prima dell’amichevole, che vincemmo noi 3-2, ci siamo intrattenuti amabilmente coi Galacticos: oltre a Zidane c’erano anche Figo, McManaman, Makelele, Flavio Conceição, Morientes, Solari, Cambiasso, Guti, Salgado… Una giornata fantastica per noi e in particolare per Sergej”.

SERGENTE - “Ora è pronto per diventare ufficiale, capitano, capo… È cresciuto, è maturato, è diventato un giocatore tremendo… Da bambino lo chiamavano terremoto, perché quando prendeva il pallone era come uno “tsunami” per i malcapitati avversari…”.

PARAGONI - “Per me è un mix tra Zidane e Ibrahimovic. Una combinazione esplosiva tra la sua straordinaria tecnica e il suo strapotere fisico. Un dominatore. Non vedo in lui punti deboli. Con i piedi fa ciò che vuole, di testa sfrutta i suoi 191 centimetri d’altezza, ma soprattutto con la mente non ha rivali perché ragiona con una velocità doppia rispetto agli altri. Lui ha sempre almeno 2-3 opzioni differenti di giocata quando riceve palla e il suo cervello in una frazione di secondo decide la cosa migliore da fare”. 

POSIZIONE - “Premesso che può ricoprire tutti i ruoli del centrocampo e quasi tutti dell’attacco, a seconda di dove decida l’allenatore, io dico che è un numero 10, uno che dovrebbe giocare dietro le punte, innescarle e poi supportarle inserendosi negli spazi offensivi per sfruttare il suo tiro e la sua abilità nel gioco aereo. Lui è un po’ il prototipo del centrocampista moderno, la versione 2.0 come si dice”. 

MERCATO - “Non c’è giorno in cui i media di tutta Europa non parlino di lui. Ma posso garantire, gli ho parlato al telefono l’altro giorno, Sergej mantiene i piedi ben piantati per terra e non si lascia condizionare dal… canto delle sirene: italiane, spagnole, inglesi. Né le cifre che girano attorno al suo nome lo stordiscono, lo disturbano o lo condizionano. Ha concluso una stagione molto positiva con la Lazio corredata da 12 gol e 4 assist in campionato che non sono niente male come bottino di un centrocampista. Il suo obiettivo è quello di crescere costantemente per salire sempre più in alto. Lui mi ha detto che è concentratissimo sui Mondiali. È l’evento calcistico più importante degli ultimi 4 anni, bisogna rendere al 100 per 100 e possibilmente pure di più”. 

LAZIO-JUVE - “Le compravendite oggi vanno così: è la legge del mercato. Le cifre sono spaventose, basta vedere quanto il PSG ha pagato Mbappé… Piuttosto non saprei dire come siano i rapporti tra Lazio e Juve dopo ciò che è successo con Keita…”.

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