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Mertens: “Segno tanto così De Laurentiis è costretto a tenermi! E ho l’asso nella manica”

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A tutto Dries Mertens. L’uomo da 143 gol con la maglia del Napoli si è raccontato in esclusiva al Corriere dello Sport tra passato, presente e futuro. Ecco i passaggi principali della sua intervista: “Spero che sia questa la mia...
Alessandro Cosattini

A tutto Dries Mertens. L'uomo da 143 gol con la maglia del Napoli si è raccontato in esclusiva al Corriere dello Sport tra passato, presente e futuro. Ecco i passaggi principali della sua intervista: "Spero che sia questa la mia ultima tappa calcistica".

NAPOLI - "Dal primo momento ho avvertito un’attrazione fatale per la città, per la gente. Qui ci sono nove anni ed un quarto della mia vita: ci sono stato, e ci starò, sempre bene, perché ho immediatamente avvertito affetto. Sono stato fortunato nella scelta. Non sapevo che sarei andato ad abitare a Palazzo Donn’Anna e per chi conosce quel luogo c’è poco da spiegare. E’ un posto che ti prende l’anima, io al mattino mi sveglio e vedo il mare, ho un orizzonte che ti conquista, se è possibile posso salire in barca, andare ad Amalfi o a Capri, respirare, immergermi in acqua, vivere. Nella drammaticità del Covid e di questa fase dell’esistenza dell’universo ho potuto scoprire altro, ho apprezzato ancora di più quel luogo, casa mia, mi sono costruito, grazie a mia moglie, nuovi interessi, ho cominciato a cucinare, seguendo i suoi consigli".


L'UOMO MERTENS - "Sono cambiato, anche profondamente, da quando ho saputo che sarei diventato papà. E come uomo mi sento diverso, più attento e più responsabile, anche più sensibile. Ho sempre ritenuto di essere sufficientemente maturo, pur sentendomi un ragazzo, ma adesso è arrivato un momento nuovo, in cui sono chiamato a completarmi. E mi è venuta naturale questa trasformazione. Sento ingigantirsi il mio rispetto verso le donne, che ho sempre guardato con ammirazione, però la gravidanza di Kat ha accentuato questo lato teneramente sconosciuto della mia personalità".

DRIES PRIVATO - "Napoli mi ha conquistato, d’impatto. Ho un rapporto speciale con chiunque, il ragazzo del bar di via Posillipo, quello dove vado a mangiare la pizza, perché c’è empatia con la natura stessa di questa gente. Io sono sempre Dries, mai Mertens, quando vado in giro a gustarmi le bellezze di Napoli".

FUTURO - "Io sto qua. Ho un contratto con opzione a favore del club. Aspetto e poi si vedrà. So che esistono due strade, una è quella dell’addio. E so anche che nel momento in cui sarà inevitabile salutarsi, a casa Mertens piangeranno tutti, io, Kat, anche il bambino, mi creda. Io qui sono un uomo felice e lo è la mia famiglia. Ma bisogna essere realisti e pratici: il Napoli potrebbe non avere più bisogno di me, e spero non accada subito, però nel caso in cui questo si dovesse verificare, io tenderò la mano, sarò grato per avermi dato la possibilità di appartenere a questo mondo e di avermelo fatto apprezzare. Non dimenticherò un solo istante".

RINNOVO - "Segnare tanto, così Adl sarà costretto a tenermi. Più gol faccio e più lui capirà che varrà la pena farmi firmare. E poi ho l’asso nella manica... Invece di andare in giro a buttare soldi, per compare un attaccante nuovo, gli concedo la possibilità di tesserare mio figlio. Ha un centravanti giovane, con una carriera lunga davanti a sé. Ed io non devo mollare né la casa, né tantomeno Napoli".

SQUADRA PIÙ FORTE - "Quella del secondo anno di Sarri, quella che andò vicinissima allo scudetto, ché se fai 91 punti ti tocca quasi per diritto".

DIARIO DEL GIORNO - "Che domenica dobbiamo affrontare la Salernitana, alle 15, un orario ormai insolito. E bisogna batterla. Abbiamo buttato via troppi punti e ci sono stati tolti tanti giocatori, nei momenti-chiave. Se il secondo Napoli di Sarri è stata la squadra più bella, questa lascia dentro di sé tante domande: dove saremmo se Covid, infortuni e Coppa d’Africa non ci avessero sottratto tutti quei compagni?".

SQUADRA - "Guardi chi siamo: Koulibaly, Fabian Ruiz, Insigne e Zielinski nella loro fase più matura; un Di Lorenzo di cui sono innamorato, perché le gioca tutte; Rrahmani e Juan Jesus che sembrava - e ribadisco sembrava - dovessero essere le alternative al blocco titolare, che giocano a questi livelli; il ritorno di Ghoulam... Ci metta gli altri, poi: questo è uno squadrone, che però ha dovuto pagare un prezzo altissimo alla sfortuna. L’Inter è la più forte, sta avanti, ha un vantaggio, ma non è finita".

MERTENS - "Un buon giocatore, non un fenomeno. Ma uno che ha lavorato e si è impegnato per migliorarsi".

OSIMHEN - "So quanto vale e cosa può diventare. Dipenderà molto da lui, dalla sua capacità di gestirsi. Ha un potenziale spaventoso, già adesso incide come pochi, ed è ancora giovanissimo. In due anni ne ha dovuto passare troppe. Ma adesso toccherà a lui".

IL PIÙ GRANDE COMPAGNO - "L’Higuain dei 36 gol non ha eguali. Io sono compagno in Nazionale di De Bruyne e di Lukaku, che rappresentano eccellenze. Ma il Pipita di quella stagione faceva di tutto e giocava per la squadra. Fu un mostro".

GOL PIÙ BELLO - "E pure perché non ho ancora finito. Devo mettere al sicuro il mio record e quindi se DeLa vuole e me lo consente, mi piacerebbe arrivare a 250. Però posso dire che la prima rete, quella a Firenze, il duetto con il Pipita, ha un posto particolare. Giocavo poco, in quei momenti, o io o Insigne, e dopo aver segnato andai ad abbracciare Colombo, il nostro terzo portiere, che tempestavo di tiri in allenamento. Lui mi teneva su: aspetta e vedrai. Ebbe ragione lui».

ALLENATORE - Benitez, Sarri, Ancelotti, Gattuso e Spalletti: elegga il suo allenatore... "Spalletti. Così mi fa giocare anche domenica...".

CENTRAVANTI CON SARRI - "Vado anche in porta. Perché io in panchina ci sto male. La sorte quella volta fu carogna con Milik, al quale auguro tutte le fortune che merita. Giocatore fortissimo. Ma si fece male, lui che era l’erede del Pipita, e così mi ritrovai là in mezzo. Non è andata male, vero?".

DOPO AVER SMESSO - "Viaggiare tanto e poi impegnarmi con i giovani calciatori. Ho letto che sei su dieci, quando lasciano, si accorgono di aver dilapidato la loro ricchezza e parecchi si ritrovano in difficoltà. Io ho avuto una famiglia che mi ha illuminato e una moglie che ha condiviso con me il processo di crescita. Non posso pensare che si buttino via così i propri sacrifici. Non sarei un manager, chiariamolo, ma mi vorrei inventare una figura nuova, fedele e rassicurante, che sappia consigliarti e garantire un gioioso distacco dalla carriera".

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