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Lukaku: “Coronavirus? Quel giorno ero quasi andato fuori di testa! Mi ha martellato Conte…”

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La Juve a un passo, il rapporto con l’Inter e Conte, ma anche il periodo di quarantena per l’emergenza Coronavirus. Così l’attaccante nerazzurro Romelu Lukaku ha parlato con l’ex bomber dell’Arsenal Ian Wright sul...
Alessandro Cosattini

La Juve a un passo, il rapporto con l'Inter e Conte, ma anche il periodo di quarantena per l'emergenza Coronavirus. Così l'attaccante nerazzurro Romelu Lukaku ha parlato con l'ex bomber dell'Arsenal Ian Wright sul canale YouTube di quest'ultimo.

CORONAVIRUS - "La quarantena mi fa soffrire. Sono quasi andato fuori di testa quelgiorno dell'inizio della quarantena. Non posso andare fuori, non posso fare shopping. Sono rinchiuso. Adesso sono passati nove giorni da quando è iniziato l'isolamento. Mi hanno procurato una bici da camera: tutti i giocatori vivono nel centro della città, non avevo spazio, quindi ho chiesto nella nostra chat di gruppo chi avesse una cyclette. Dopo due ore hanno portato una bicicletta a tutti. Mi manca la quotidianità: stare con mia mamma, stare con mio figlio o con mio fratello. Sto pensando a tutti. È un male, non puoi avere un contatto normale con gli esseri umani. Mi manca allenarmi e giocare davanti ai tifosi. Ora inizi ad apprezzare ciò che hai. Sono un ragazzo fortunato, questi momenti mi stanno facendo ripensare a ciò che ho vissuto da bambino e tu, Ian, conosci meglio di tutti il mio passato".


EMERGENZA - "Bisogna stare attenti, potresti toccare qualcuno che ha il virus e poi tornare a casa. C'è un pericolo vero. Mia mamma ha il diabete, quindi non posso nemmeno andare a casa e toccarla. Mia mamma non sta nemmeno andando fuori ora, fa una veloce passeggiata la sera e poi rientra. Io sto col mio fisioterapista, mi portano il cibo ogni giorno, sto osservando un regime particolarmente restrittivo. A mezzogiorno arriva puntuale il pranzo, io mangio pesce e verdure".

ADDIO ALLO UNITED - "Una brutta stagione può capitare a tutti, ma per me è stata una situazione abbastanza difficile. Dovevo prendere una decisione, dovevo andare in un altro luogo dove poter imparare nuovi aspetti del mio gioco e lavorare con qualcuno che mi volesse. Ole Gunnar Solskjaer voleva che restassi, però gli dissi che ormai era finita. Lui mi ha aiutato comunque ad andare via. Il Manchester United comunque sta facendo un buon lavoro e ottenendo buoni risultati, auguro loro nient'altro che il meglio. Sarebbe stata una cosa puerile mancare di rispetto allo United o a qualunque altro club dove ho giocato in Inghilterra".

RETROSCENA JUVE - "Io a un passo dalla Juve? Sì, erano molto vicini. Ma tu sai che la mia mente era sempre rivolta all'Inter e al suo allenatore. L'Inter per me è stata sempre la squadra di riferimento in Italia, da piccolo guardavo le prodezze di Adriano, Ronaldo, Christian Vieri col quale ho un ottimo rapporto. Il club e l'allenatore mi hanno voluto fortemente, Antonio Conte mi voleva anche al Chelsea. Quindi per me era giunto il momento di andare lì e vedere, in quel momento ho solo pensato ad allenarmi e a tornare in forma, senza parlare troppo".

ALL'INTER - "E qui all'Inter si lavora duro, uomo. E c'è anche una differenza rispetto all'Inghilterra per quel che riguarda lo spirito di gruppo: qui In Italia ogni 2-3 settimane facciamo delle cene di gruppo, alle quali partecipano tutti. Uno o due giocatori offrono a turno e portano a cena tutti quanti. Abbiamo delle qualità, ma risaltiamo come squadra. Se vedi come giochiamo, si nota come siamo la squadra più aggressiva. Anche il tecnico ci inculca questa mentalità, pressare e essere aggressivi. E' anche una questione di preparazione".

SCUDETTO - "Se la stagione dovesse concludersi, allora dovremmo pensare che non sia finita finché non è finita. Questa è la mia mentalità, finché la matematica non dice che è finita e abbiamo ancora un briciolo di speranza dobbiamo crederci. Lazio e Juventus possono comunque perdere una partita, ma noi dobbiamo guardare a noi stessi".

CONDIZIONE IDEALE - "La cosa importante è essere nella posizione giusta, quella che ti chiede l'allenatore. Dopo ogni partita, abbiamo sessioni video dove esaminiamo ogni giorno il primo tempo di una partita, poi il secondo. E non ti addormenti mai, perché Conte usa degli schemi e quindi rivedi gli schemi tutte le volte, e lui ti fa notare sempre se eri nella posizione sbagliata o hai sbagliato un determinato passaggio, davanti a tutti. Con me lo ha fatto dopo il match contro lo Slavia Praga, per cinque minuti ha parlato di quando un difensore alto come Cesar Azpilicueta ha vinto un duello contro di me e ha festeggiato, martellandomi davanti a tutti. Fu la prima volta che mi successe in dieci anni di carriera, in quel momento o reagisci e inizi a giocare bene oppure ti butti giù, io però non potevo essere così infantile e ho continuato a lavorare. Qualche giorno dopo giocammo contro il Milan e lì feci una delle migliori partite della stagione. Ho fatto quello step mentale dopo quelle critiche davanti a tutti".