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Genoa, la lettera aperta di Nicola per l’emergenza Coronavirus

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Con una lettera aperta a Il Secolo XIX, l’allenatore del Genoa, Davide Nicola, ha scritto ai tifosi del Grifone e non solo in questo periodo di grande difficoltà per l’emergenza Coronavirus che ha colpito l’Italia: “Non è...
Alessandro Cosattini

Con una lettera aperta a Il Secolo XIX, l'allenatore del Genoa, Davide Nicola, ha scritto ai tifosi del Grifone e non solo in questo periodo di grande difficoltà per l'emergenza Coronavirus che ha colpito l'Italia: "Non è il mio campo. Quello riaprirà tra qualche tempo, quando tutti potremo lavorare in sicurezza. Un giorno ci daranno la notizia che aspettiamo da tempo. E noi aspettiamo con fiducia. Non è il mio campo, però è il nostro mondo. Per questo credo sia giusto rispondere a chi mi chiede quali siano in questo momento i pensieri del cittadino, Davide Nicola, l’uomo della strada, quando in strada si potrà tornare a passeggiare e a giocare, senza mettere a rischio la salute di tutti e la nostra.

Io faccio anche l’allenatore del Genoa, ed è per questo che mi conoscono. Prima ancora ho fatto il calciatore, per passione e professione. In entrambi i casi ho iniziato a camminare con passo più sicuro quando ho scoperto e compreso l’importanza di sapersi adattare: “Prima ti adatti, più lo fai con lucida convinzione, meglio diventi operativo ed efficace”, mi dicevano. Eppure qualcosa non tornava.


Per adattarsi serve tempo, e di ciò non se ne può fare una colpa a nessuno. Perché il tempo è ciò che scandisce la nostra vita e ciascuno viaggia ad un suo proprio ritmo. È servito tempo per capire la reale portata di questa pandemia. Per comprendere che passeggiare per strada, baciare i propri figli, esultare dopo un gol, stringere la mano a un amico sarebbe diventato un gesto da evitare. Sbagliato. Dannoso.

[…] Il nostro campo è la Terra e non ha confini. Ce lo sta insegnando questo nemico micidiale e invisibile. È un virus, corre veloce: per sconfiggerlo ci vuole tempo, ovvero capacità di adattamento, alias… come e quanto ciascuno di noi supporta l’altro. 

Non abbiamo difese ma siamo in partita: sette miliardi di persone, tutti in campo a supportarci, tutti titolari. 

Un gran bel team: non è così…?".