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Belotti: “Ecco perché mi chiamo il Gallo. Mihajlovic? Ora cambia tutto…”

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Canta, il Gallo. Andrea Belotti è pronto per la nuova stagione e si confessa al Corriere della Sera: “Non ho ancora fatto niente di veramente importante, ma sto lavorando per raggiungere tutti gli obiettivi, personali e di squadra. La fame e la...
Guglielmo Cannavale

Canta, il Gallo. Andrea Belotti è pronto per la nuova stagione e si confessa al Corriere della Sera: “Non ho ancora fatto niente di veramente importante, ma sto lavorando per raggiungere tutti gli obiettivi, personali e di squadra. La fame e la voglia di arrivare non mi mancano. L’asticella deve sempre spostarsi più in alto: col lavoro si può raggiungere tutto. Al debutto col Torino ho fatto fatica. A inizio 2016 ho avuto un boom e ho segnato con continuità. La Nazionale resta un sogno: so che devo dimostrare di meritarmela. Con l’arrivo di Mihajlovic abbiamo cambiato modo di giocare, siamo più offensivi: possiamo fare grandi cose. Il gol? Non bisogna mai smettere di segnare, neanche in allenamento: devi creare un rapporto di sangue col gol, tra te stesso e la porta. Il portiere è un nemico, che ti può rovinare questo rapporto. Quale gol rende più felici? Di culo o in rovesciata: la gioia è sempre la stessa. Dentro ti si crea un’energia che vorresti sprigionare per intero, ma non ci riesci. È una sensazione magnifica, come la tranquillità che ti dà: per un attaccante è vita”.

Belotti è per tutti il Gallo, lui spiega perché: “Perché da piccolo inseguivo i galli nel pollaio di mia zia. E perché il mio amico Juri Gallo mi ha detto di fare questa esultanza per scherzo: ho subito segnato e non ho più smesso di farla. La faceva anche Ventura? Sì, bellissimo. E fa capire il rapporto che abbiamo. Era come se il gol lo avesse fatto lui: ha sempre creduto in me anche quando non segnavo. Dybala? Ha qualità incredibili, ma non pensavo diventasse subito l’uomo simbolo della Juve. Sheva è sempre stato il mio modello: perché segnava in ogni modo ed era sempre un esempio. Sono lontano anni luce da lui, ma con il lavoro duro cerco di assomigliargli un po’ di più. E oggi? Ne studio tanti. Ma soprattutto Aguero, per come si inserisce: la butta sempre dentro. Sogno Real? Sì. Mi piace non avere limiti. Sto facendo tutto il possibile per realizzare i miei sogni. L’anno scorso ho voluto fortemente che mia mamma smettesse di lavorare, perché non potevo più vederla così stanca. Se oggi sono così lo devo ai miei genitori. Mi sembrava la cosa giusta da fare”.


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