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Allegri: “Chi mi ha sorpreso! De Ligt leader, Vlahovic ancora no. Dybala e Pogba…”

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Il tecnico della Juventus Massimiliano Allegri ha rilasciato un’intervista a DAZN in cui ha fatto un bilancio della stagione appena conclusa fra risultati ottenuti e giudizi sui singoli giocatori. Le sue parole riportate da Tuttosport....
Andrea Agostinelli

Il tecnico della Juventus MassimilianoAllegri ha rilasciato un'intervista a DAZN in cui ha fatto un bilancio della stagione appena conclusa fra risultati ottenuti e giudizi sui singoli giocatori. Le sue parole riportate da Tuttosport.

FENOMENI - "L’unico che mi è mancato allenare è Messi. Ho allenato anche CR7. Poi Ibrahimovic, Ronaldinho, Robinho, Cassano, Seedorf, Pirlo, Buffon, un fuoriclasse, a parte quando si metteva in porta e non si buttava...".


DYBALA - "Deve tornare a essere se stesso, c’è stato un momento in cui si è fatto trascinare dal fatto che era il nuovo Messi. Un giocatore non può emulare o pensare di essere come un altro. Ha ancora tanto da dare perché ha qualità tecniche straordinarie, gioca in modo divino".

NUOVO MODULO - "Potremmo anche vedere una Juve con due esterni".

LOCATELLI - "Manuel è stato un ottimo acquisto, potrà essere il capitano, ha le caratteristiche tecniche e morali per stare tanti anni alla Juve".

DANILO - "Quest’anno è stata una piacevole sorpresa: quando parla non è mai banale e mette davanti la squadra. Un vero leader è silenzioso, deve parlare poco e deve mettere sempre davanti la squadra".

LEADER - "Le prime tre non ci erano superiori, ma se non abbiamo mai vinto, qualcosa c’è mancato sotto l’aspetto caratteriale o della gestione. O ce l’hai o difficilmente ti viene a una certa età. In questo gruppo, Chiellini è stato importante, come anche te Andrea, come Buffon o Marchisio, parlando degli italiani Per il futuro ce ne sono due, De Ligt e Locatelli".

VLAHOVIC - "Può essere un leader a modo suo, ha un carattere leale, vuole sempre vincere, più che con le parole, diventerà un leader carismatico in campo a livello caratteriale. Mi emoziono ancora se penso alle annate trascorse con grandi giocatori che mi hanno insegnato e dato tanto. Con loro ho avuto anche degli scontri, ma il campione non è quello che esce dallo spogliatoio, sconsolato, e chiama il procuratore. È quello che tira fuori l’orgoglio, ti dimostra che è ancora un campione e così in campo vince le partite".

POGBA - "Non tornerà perché lui ha paura di sfidarmi... Prima ha perso con i piedi, poi con le mani, quindi è andato via. Il vero motivo per cui se n’è andato è questo e difficilmente ora torna", scherza.

MIRETTI - "Ha fatto 4 partite, buone, è stato molto bravo. La sua qualità è l’affidabilità. L’Under 23 è un passaggio molto importante per la crescita dei ragazzi, il distacco tra Primavera e prima squadra, soprattutto quando si parla di una grande squadra come la Juventus, è troppo ampio. Sono più pronti ma è un discorso che riguarda anche la prima squadra: quando vengono con noi, hanno un livello più alto e quindi riescono a tenere i ritmi fisici e tecnici, quindi anche l’allenamento della prima squadra non si abbassa di livello".

REAL MADRID - "Perché ho rifiutato? La Juventus era una sfida, insieme alla società e ai tifosi, insieme a tutti, volevo vincere in Italia e fare bene in Europa"

DNA JUVE - "Quando sei in una grande squadra devi vincere. Quindi un metodo lo devi trovare e tutti gli anni non è uguale. Milan e Juventus hanno mentalità diverse. La Juventus ha un Dna ben preciso, dove ogni giorno devi lavorare duro. Oggi è conosciuta tantissimo anche in Europa, tutti parlano del fatto che ha perso 7 finali, ma ne ha giocate 9. Nessuno hai mai parlato del gioco del Real Madrid, ma dei campioni del Real, e tutti parlano del gioco del Barcellona, che ha iniziato a vincere quando sono arrivati Messi, Iniesta, Xavi, Busquets e tutti gli altri, con Guardiola che ha fatto un lavoro straordinario. In Italia andiamo a “scimmiottare” gli altri, invece di lavorare su quelle che sono le nostre qualità. Si rincorre il Barcellona, il Bayern Monaco, il Psg, ma quando rincorri sei sempre dietro.".

VINCERE - "Chi vince non potrà mai giocare male. Però anche chi gioca bene, perde e viene criticato perché non arriva il risultato. Quando sei in campo non c’è un metodo unico per vincere: bisogna avere giocatori molto bravi, metterli nelle giuste condizioni e dargli un’idea. La differenza è che quando alleni una grande squadra, l’obiettivo è arrivare a vincere. Tutti vogliamo giocare bene, ma è una parola astratta perché alla fine ci si ricorda della rovesciata fatta da Ronaldo qui a Torino, non di com’è venuta fuori l’azione. Poi dipende dalle caratteristiche del giocatore, ma soprattutto dal Dna della società, altro elemento che non puoi cambiare".

FINALI DI CHAMPIONS - "Rigiocherei le due finali di Champions. A Cardiff ci siamo arrivati un po’ in discesa perché avevamo fatto tutto in quattro mesi, eravamo favoriti, non considerando che il Real Madrid arrivava in ascesa. Nel secondo tempo, quando hanno capito che noi eravamo “morti”, con l’infortunio di Pjanic per esempio, non c’è stato scampo. Noi abbiamo pagato, loro erano veramente forti. E come dice Messina, allenatore di basket, “le grandi sfide, si vincono con le grandi difese”, quando giochi una finale dove le squadre hanno entrambe le qualità, chi difende meglio vince".

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