news

Pessina: “Da giovane mi voleva anche l’Inter. Monza, Milan, Gasp: vi dico tutto”

Pessina: “Da giovane mi voleva anche l’Inter. Monza, Milan, Gasp: vi dico tutto” - immagine 1
A tutto Matteo Pessina. Il capitano del Monza si è raccontato oggi a Tuttosport: “Quanto è accaduto al sottoscritto fa capire che anche oggi ci sono giocatori che tengono alla maglia, alle proprie origini e alle proprie radici. Io sono nato a...
Alessandro Cosattini

A tutto Matteo Pessina. Il capitano del Monza si è raccontato oggi a Tuttosport: “Quanto è accaduto al sottoscritto fa capire che anche oggi ci sono giocatori che tengono alla maglia, alle proprie origini e alle proprie radici. Io sono nato a Monza, ho passato dieci in questa società tra settore giovanile e prima squadra e tengo tantissimo non solo al club, ma alla città, ai tifosi, alla gente di Monza. Per questo il mio ritorno è proprio una bella storia”.

STORIA - “Si sono legate tante cose in questi anni, a partire dai trentamila euro che il Milan versò al Monza quando ero ancora un ragazzo per far sì che il curatore fallimentare riuscisse a pagare gli stipendi dei magazzinieri, della segreteria, gente che non prendeva i soldi da mesi. È stato un gesto d’amore di Galliani, che allora era amministratore delegato del Milan, per il suo Monza perché avrebbe anche potuto prendermi a zero. Ritorno al Monza? Tutto è nato il 2 giugno: ero a Wembley in Nazionale per la “Finalissima” con l’Argentina. Mi chiamò e disse “Pronto Pessina, volevo solo dirti che siamo saliti in Serie A”, e mi ha messo giù. Dopo un mese è partita la trattativa. Galliani è stato fondamentale nella mia scelta perché è una persona di cui mi fido: nel calcio ne ho viste tante di persone di tutt’altra pasta, pure qui quando avevo 16-17 anni. Lui se ti dice una cosa è quella, se ha dei progetti vuole farli davvero e non ti racconta certe cose solo per provare a intortarti”.


MILAN - “Lui mi prese al Milan perché vedeva in me delle grandi doti. Quando il club è stato venduto, subito fecero uno scambio più soldi con l’Atalanta per Conti e a Galliani questa cosa ancora non va giù perché mi avrebbe tenuto lì”.

GASP - “C’è molto di lui perché è stato il mio primo allenatore in Serie A e mi ha fatto capire che per restarci servivano cose di cui non avevo mai tenuto conto: si alza il ritmo, il livello, la qualità, ti fa capire che devi allenarti con la massima intensità e devi essere più forte degli altri altrimenti non giochi. Magari vuole inculcarti queste cose con metodi anche duri, però, se uno è intelligente, ci arriva a capire quanto sia importante seguirlo. Lui è un grande allenatore: per i risultati che ottiene e pure per i bilanci che fa fare ai club dove lavora, creando un circolo virtuoso perfetto per quello che deve essere una società di calcio”.

BANDIERA - “Fuori moda? No, non lo è. Perché se uno rimane tutta la carriera nella stessa squadra viene apprezzato anche dai tifosi avversari. Poi sono scelte di vita e capisco anche chi vuole andare via a parametro zero per guadagnare più soldi: però in quel caso ci sta che tu venga criticato dai tifosi per le scelte che hai fatto. Io ho passato sette anni lontano da Monza, sono tornato e non penso di essere una bandiera, però sento l’affetto di tutti. Questo sentimento mi piace, lo percepisco bene e vivo anche di queste sensazioni”.

MONZA STUPISCE - “Appena arrivato a Monzello, avevo visto le potenzialità di questo gruppo, il talento c’era. Palladino lo conosco molto bene perché abbiamo anche giocato insieme sei anni fa a La Spezia e sapevo bene che impronta avrebbe dato alla squadra. Tra l’altro, il giorno che hanno scelto di promuoverlo in prima squadra ne avevamo pure parlato e mi aveva detto “ho visto i vostri dati e dobbiamo aumentare la capacità fisica, aerobica e atletica”. Così ha fatto”.

PALLADINO - “Lui ha studiato da Gasperini e Juric, in più ha una storia ancora “fresca” da calciatore in Serie A. Come loro, negli allenamenti punta ad andare forte e ai duelli a tutto campo, la differenza è che ci dà più libertà a livello tattico. Noi l’abbiamo seguito e abbiamo ottenuto questi risultati”.

PASSATO - "Da giovane, anche se mi volevano Milan, Inter, Torino e Samp, sono rimasto a Monza perché stavo bene, mi sentivo a casa e studiavo. E giocare a calcio l’ho visto sempre come uno sfogo. Studiare ti apre molto la mente e, per un centrocampista, la velocità di pensiero è fondamentale".