MILAN - “Lui mi prese al Milan perché vedeva in me delle grandi doti. Quando il club è stato venduto, subito fecero uno scambio più soldi con l’Atalanta per Conti e a Galliani questa cosa ancora non va giù perché mi avrebbe tenuto lì”.
GASP - “C’è molto di lui perché è stato il mio primo allenatore in Serie A e mi ha fatto capire che per restarci servivano cose di cui non avevo mai tenuto conto: si alza il ritmo, il livello, la qualità, ti fa capire che devi allenarti con la massima intensità e devi essere più forte degli altri altrimenti non giochi. Magari vuole inculcarti queste cose con metodi anche duri, però, se uno è intelligente, ci arriva a capire quanto sia importante seguirlo. Lui è un grande allenatore: per i risultati che ottiene e pure per i bilanci che fa fare ai club dove lavora, creando un circolo virtuoso perfetto per quello che deve essere una società di calcio”.
BANDIERA - “Fuori moda? No, non lo è. Perché se uno rimane tutta la carriera nella stessa squadra viene apprezzato anche dai tifosi avversari. Poi sono scelte di vita e capisco anche chi vuole andare via a parametro zero per guadagnare più soldi: però in quel caso ci sta che tu venga criticato dai tifosi per le scelte che hai fatto. Io ho passato sette anni lontano da Monza, sono tornato e non penso di essere una bandiera, però sento l’affetto di tutti. Questo sentimento mi piace, lo percepisco bene e vivo anche di queste sensazioni”.
MONZA STUPISCE - “Appena arrivato a Monzello, avevo visto le potenzialità di questo gruppo, il talento c’era. Palladino lo conosco molto bene perché abbiamo anche giocato insieme sei anni fa a La Spezia e sapevo bene che impronta avrebbe dato alla squadra. Tra l’altro, il giorno che hanno scelto di promuoverlo in prima squadra ne avevamo pure parlato e mi aveva detto “ho visto i vostri dati e dobbiamo aumentare la capacità fisica, aerobica e atletica”. Così ha fatto”.
PALLADINO - “Lui ha studiato da Gasperini e Juric, in più ha una storia ancora “fresca” da calciatore in Serie A. Come loro, negli allenamenti punta ad andare forte e ai duelli a tutto campo, la differenza è che ci dà più libertà a livello tattico. Noi l’abbiamo seguito e abbiamo ottenuto questi risultati”.
PASSATO - "Da giovane, anche se mi volevano Milan, Inter, Torino e Samp, sono rimasto a Monza perché stavo bene, mi sentivo a casa e studiavo. E giocare a calcio l’ho visto sempre come uno sfogo. Studiare ti apre molto la mente e, per un centrocampista, la velocità di pensiero è fondamentale".
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