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Pastore: “La mia famiglia temeva per me. Con Fonseca è un’altra vita”

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Gli infortuni, i fischi e molto altro ancora. Così Javier Pastore ha parlato al sito ufficiale della Roma del suo momento: “Lavoro fisico e tecnico con Fonseca? Tanto, soprattutto i primi mesi. Abbiamo lavorato su diversi aspetti. Vuole...
Alessandro Cosattini

Gli infortuni, i fischi e molto altro ancora. Così Javier Pastore ha parlato al sito ufficiale della Roma del suo momento: "Lavoro fisico e tecnico con Fonseca? Tanto, soprattutto i primi mesi. Abbiamo lavorato su diversi aspetti. Vuole che un centrocampista punti sempre la porta avversaria e che non sia rivolto verso la nostra area. Ho dovuto concentrarmi molto in allenamento, perché io ero abituato a stare spalle alla porta, per fare uno-due con i compagni. Il mister, però, vuole che giochiamo in avanti, facendo un continuo cambio gioco da destra a sinistra. Ma la cosa più importante è la fiducia che ci dà il tecnico e il modo in cui ci parla. Io ho avuto diversi allenatori e ho appreso tanto da tutti: posso dire che questo staff tecnico ha un'enorme voglia di fare e bene e di vincere. Sono tutti ragazzi giovani, hanno tante convinzioni importanti e ce le trasmettono. Per una squadra come la Roma che vuole puntare in alto tutto questo è fondamentale”.

FISCHI IN APPLAUSI - “I fischi li ho presi in tutte le squadre in cui ho giocato, così come gli applausi. È per il mio stile di gioco. Se sto bene riesco a dare il meglio, ma se fisicamente non ci sono non riesco a dare il massimo. A volte se non hai la forza di correre indietro ti tieni per fare una corsa buona in avanti. E tutto questo lo spettatore lo nota. Io a volte apprezzo più i fischi. Quando le cose vanno bene è evidente, ma quando vanno male hai bisogno di una reazione del pubblico. Sono cose che personalmente mi danno qualcosa in più, mi dico “ok, forse è meglio che vado due ore prima all’allenamento”. Lo ha visto la gente che non stavo bene e lo vedevano anche mia moglie e mia mamma. La mia famiglia si è preoccupata tanto, si rendevano conto che qualcosa non andava, venivano qui tutti i mesi facendomi delle domande sulle mie condizioni. E se riuscivano a rendersene conto loro, figuriamoci i tifosi che sono tutte le domeniche allo stadio. Queste sono cose che ti fanno riflettere. Alla fine questa rappresenta una passione per noi, ma è anche un lavoro e dobbiamo rispettare la gente che ci segue per la professione che pratichiamo”.


SCORSA STAGIONE - “Avevo tante cose per la testa. Stavano avvenendo tanti cambiamenti nel Club ed era tutto un punto interrogativo per me. Mi sono preso i primi giorni di vacanza con la mia famiglia, ma prima di ricominciare la stagione ho voluto parlare con la Società e con l’allenatore, volevo sapere cosa pensavano di me. Ero a conoscenza di non aver fatto bene l’anno precedente, mi faceva male ripensare alla mia ultima stagione e non volevo che le idee del nuovo tecnico venissero influenzate da quelle prestazioni. Dal primo giorno la Società mi ha comunicato che il cambio di allenatore sarebbe stato positivo per tutti. Nei primi allenamenti ho dimostrato subito di voler cambiare quello che era stato un anno brutto, da parte mia e di tutta la squadra. L’allenatore è stato sempre molto onesto, ha dimostrato di aver fiducia in me. Mi ha chiesto di dimenticare quanto accaduto prima, di allenarmi al cento per cento. Mi hanno gestito bene. Ho parlato con lo staff, gli ho detto che l’anno precedente non ero mai riuscito a trovare la forma giusta: per diverse necessità ero dovuto comunque scendere in campo e per questo non facevo bene per la squadra e mi facevo male pure io”.

COS'È CAMBIATO - “In quei giorni ho parlato molto con l’allenatore e con lo staff. Potevo provare a raggiungere la migliore condizione fisica giocando tutte le amichevoli, ma per una settimana abbiamo scelto insieme di fermarci. Non è stato un infortunio, ma con le doppie sedute ogni giorno, conoscendo bene il mio corpo, ho chiesto di poter recuperare un po’ di più, non giocare qualche amichevole e allenarmi da solo, perché avevo sentito dei crampi. Sono consapevole che in quei giorni durante le amichevoli ti guadagni un posto e sapevo che non giocando rischiavo di perdere un’opportunità. Ma ho preferito non rischiare di farmi male subito, per evitare di stare fuori durante le partite importanti. L’allenatore ha accettato, mi ha detto “allenati bene in questi giorni perché per la prima partita devi stare bene”. Il mister mi ha fatto giocare per pochi minuti, per poter riprendere con calma la condizione giusta. E ora il mio fisico inizia a sentirsi lo stesso di prima”.

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