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Modulo, stile di gioco e principi base: come cambia il Torino con Vanoli

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Come sarà il nuovo Torino di Paolo Vanoli? La Gazzetta dello Sport prova a fare un’ipotesi: “Avrà un’unica stella polare, sintetizzabile in uno slogan abbastanza inflazionato ma che bene spiega le premesse: il dominio del gioco. Il...
Andrea Agostinelli

Come sarà il nuovo Torino di Paolo Vanoli? La Gazzetta dello Sport prova a fare un'ipotesi: "Avrà un’unica stella polare, sintetizzabile in uno slogan abbastanza inflazionato ma che bene spiega le premesse: il dominio del gioco. Il focus del progetto tecnico affidato a Paolo Vanoli sarà incentrato sulla qualità. Il Torino che nascerà si porrà come obiettivo quello di inseguire un affascinante, e senza dubbio ambizioso, traguardo: produrre un calcio moderno, capace di abbinare bellezza, intensità e pure concretezza. Più che i moduli, i numeri, gli schemi, conteranno soprattutto le idee e i principi. Di questi punta a riempiersi il serbatoio del nuovo ciclo granata del tecnico varesino. Il giorno dopo il tuffo nell’ufficialità, la domanda che attira le maggiori curiosità ruota intorno a un quesito: come giocherà il Toro di Vanoli? La sensazione diffusa è che il punto di partenza si costruirà intorno alla difesa a tre. Sarà un tratto di continuità rispetto al trend che ha abbracciato quasi l’ultimo decennio del Torino: dagli anni di Mazzarri all’ultima versione di Juric, al Filadelfia vi è un master di specializzazione sulla materia. Punto di partenza sì, ma i granata non indosseranno nessuna camicia di forza. Nella filosofia di questo allenatore non è contemplato l’integralismo. Quindi, è bene chiarire che non ci sarà nessun dogma a livello tattico. L’ultimo Venezia di Vanoli ne è stato la dimostrazione plastica: nel biennio è sfilata una ricca varietà di moduli, dal 4-4-2 fino al 3-4-3...

Le linee generali del progetto si concentreranno intorno a principi che rappresentano dei punti cardinali nella visione di calcio di questo allenatore. In ordine sparso: la riaggressione quando l’avversario ha la palla, il desiderio di dominare il gioco dall’altra metà campo, la propensione a sfruttare con continuità la spinta degli esterni, una solidità difensiva da ricercare attraverso due momenti chiave. Primo: il pressing spinto portato dai centrocampisti. Secondo: una linea difensiva sempre molto alta. È difficile immaginarlo come un amante della costruzione del basso. Il suo ultimo Venezia racconta che quando si può fare può andare bene. Ma non è affatto una priorità. A seconda delle circostanze, preferisce sfruttare la periferia del campo grazie alle frecce o occupare con il maggior numero possibili di calciatori la zona centrale della metà campo avversaria. Una particolare attenzione è riposta sulle palle inattive. Ad esempio, nel 2007, a Domegliara (da dove ha intrapreso il viaggio da tecnico) prima spiegava le marcature al video, poi attaccava tanti foglietti al muro con le indicazioni tattiche. Presto capiremo se le sue abitudini sono rimaste. Di certo non è cambiato Vanoli: metterà la solita cura su tutto affinché il suo Toro sviluppi un calcio al passo coi tempi. E che sappia divertire.