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Gasp: “Rispondo così su Maehle e il doping di Gomez, Scamacca ha volontà”. E si commuove su Ilicic

Gasp: “Rispondo così su Maehle e il doping di Gomez, Scamacca ha volontà”. E si commuove su Ilicic - immagine 1
Gian Piero Gasperini, tecnico dell'Atalanta, ha parlato ai microfoni di Radio Serie A. Queste le sue dichiarazioni.
Marco Astori

Gian Piero Gasperini, tecnico dell'Atalanta, ha parlato ai microfoni di Radio Serie A. Queste le sue dichiarazioni riprese da Calciomercato.com: "La mia storia con l'Atalanta è meravigliosa, spero duri ancora a lungo, abbiamo raggiunto una dimensione importante. Questo è il mio ottavo anno, in Italia sono l'allenatore più longevo. Sono stato agevolato dall'aver trovato un ambiente in cui ci siamo consolidati a vicenda. C'è sempre stato un rispetto totale tra me e la proprietà. Sono cambiati gli obiettivi nel corso degli anni, le difficoltà sono aumentate. Difficile sopportarmi? Il calcio è una materia di confronto, non sempre si è d'accordo, ma si possono creare delle basi per crescere e migliorare. Abbiamo diversi confronti, ma qui ho trovato una proprietà fantastica che mi ha sempre lasciato lavorare nel modo migliore. Periodicamente si possono avere visioni differenti, io sono un tecnico della società e faccio valere le mie idee, sempre nel rispetto della proprietà che è quella che, in assoluto, deve decidere".

MAEHLE - "Una replica alle parole di Maehle? Il mondo della comunicazione è in difficoltà, rispecchia sempre meno le persone. Per fare titoli si è disposti a passare sopra qualsiasi cosa, raccontando le cose in modo sbagliato. Io non sono il miglior esempio di comunicazione, ma è un mondo complicato, anche perché tutti al giorno d'oggi possono comunicare. È tutto rumore, c'è poca sostanza. Un po' di onestà intellettuale in più sarebbe importante".


PAPU GOMEZ - "Il doping di Gomez? Mi dispiace umanamente. In questi casi bisogna essere molto severi, ma nel calcio i casi di doping sono dovuti a incuria, raramente con la volontà di alterare le prestazioni. Quello che è successo a lui è brutto, mi dispiace perché era appena tornato in Italia e poteva fare qualcosa di buono. Lui è andato via senza salutare, spero che ci sia la possibilità, prima o poi, che possa tornare a Bergamo per avere un saluto come è giusto che sia".

SCAMACCA - "Ha voglia di recuperare il tempo che ha perso negli ultimi due anni. Ha potenzialità, speriamo di recuperare un attaccante di valore che in Italia non abbiamo da un po' di tempo. C'è lavoro da fare, però è un ragazzo che ha volontà".

GUADAGNI - "Non ho mai fatto il conto, ci sono stati tanti giocatori ceduti a grandi cifre. Ho sempre pensato a quello che la società sceglieva, in modo da valorizzare al meglio i giocatori e la squadra".

500 PUNTI - "Sono tanti, soprattutto per una società che per tantissimi anni non aveva superato i 50 punti in campionato. È sicuramente un grande risultato".

COSA CHIEDE AI NUOVI - "Quello che io chiedo è di integrarsi immediatamente nel territorio e nella mentalità di questa società. Si chiede essenzialmente grande professionalità e appartenenza, poi c’è l'aspetto tecnico. Gli atteggiamenti sono fondamentali: in questo io e la proprietà abbiamo la stessa visione. Io sono il tramite della società, dobbiamo avere sempre atteggiamenti adeguati a quello che rappresenta l'Atalanta. Quando sono arrivato c'era una squadra composta da tanti giovani che non trovavano spazio. Di questi sono stati venduti poi Caldara alla Juventus, Gagliardini e Bastoni all'Inter, Kessie e Conti al Milan. Questo già al primo anno, poi c'è stata un'evoluzione di alcuni giocatori che sono rimasti qua per tanti anni: basti pensare a Toloi e De Roon e ci si può rendere conto di quanto siano migliorati a livello di rendimento".

ILICIC - "A un certo punto lui ha cominciato ad avere dei sintomi, non stava bene. Lì si è completamente isolato e non sopportava il fatto di non poter tornare a casa, soffriva della lontananza dalla famiglia. Da quel momento ha avuto delle difficoltà, noi gli siamo sempre stati vicino. Ricordo la partita di Valencia, dove fece quattro gol: era tra i migliori giocatori in Europa, avrebbe potuto vincere il Pallone d'oro. Quando dovevamo andare a Lisbona contro il PSG, la settimana prima ero andato a trovarlo in una clinica: aveva perso 10-12 kg…". E si interrompe commosso, fermando l'intervista per qualche secondo con gli occhi lucidi.

PSG - "È stato il momento più alto della mia carriera a livello di risultato, ci sono stati momenti validi come espressione di gioco. Eravamo a 2 minuti da una finale di Champions League. Per come era andata la partita sarebbe stata meritata. Nel secondo tempo è entrato Mbappé: lì è cambiata la partita. Eravamo stati fortunati in un paio di occasioni, ma sembravamo in controllo del match. Nei minuti finali, invece, abbiamo perso Freuler e abbiamo cambiato qualcosa a centrocampo. Con lui in campo sono sicuro che sarebbe stato seguito l’inserimento che ha portato al gol del PSG. Avevamo perso Gomez, mancava Ilicic, però siamo stati vicinissimi a quella semifinale. Da una parte è un rammarico, dall’altra è giusto accettare il risultato di una grande squadra. Tifavano tutti per noi? Eravamo la piccola squadra che di colpo si era ritrovata al tavolo con i grandi. Il campo ti dà sempre la possibilità di dimostrare il tuo valore, anche perché per una società come la nostra salire di livello è difficile".

SCUDETTO - "Io faccio sempre valutazioni tecniche. L'Atalanta viaggiava sui 40-50 punti di media, di colpo ha avuto un'evoluzione e i punti sono diventati più di 70. Per arrivare a vincere lo scudetto ne servono più di 80 probabilmente: non ci siamo ancora riusciti. Per noi, il traguardo possibile era la vittoria della Coppa Italia: l'abbiamo sfiorata due volte. Tutte le altre competizioni sono difficili da vincere perché c'è una grande disparità tra le squadre: le big hanno risorse enormi in tutti i campionati. Le disparità economiche sono notevoli, i profitti maggiori arrivano dai diritti televisivi che però non sono divisi in maniera equa: è difficile competere. In Europa, chi vince perde, perché ha dei bilanci spaventosamente in rosso che vengono coperti da certi presidenti. L'Atalanta non può avere un miliardo di debiti, altre società se lo possono permettere. Noi siamo riusciti a essere competitivi perché i nostri dirigenti sono stati dei fenomeni a realizzare delle cessioni impensabili. Per stare in alto abbiamo bisogno di valorizzare, in modo da poter sostenere il tutto e continuare a prendere giocatori competitivi. Le offerte difficilmente si possono rifiutare. Solitamente chi vince lo scudetto si rinforza, aggiunge valore di continuo. Questo è il motivo per cui sarà difficile per l'Atalanta e tutte le squadre come noi fare come il Leicester anni fa: loro sono stati l'eccezione che ha confermato la regola. Non è vero che non si vince, si vince lo stesso: anche una piccola cosa può diventare una grande vittoria. Altrimenti lo sport diventa per pochi eletti".

NAZIONALE - "Sì, c’è stato un momento in cui ero stato contattato da Marcello Lippi, ma poi fu scelto Ventura. Io mi sento più pronto per una squadra di club, anche se alla Nazionale non diresti mai di no. Oggi è faticoso, per chi è abituato ai club, allenare le nazionali, perché c'è una sovrapposizione di partite incredibile. Una volta la pausa delle nazionali era più corta, ora è un problema per i club, ma anche per le nazionali che non riescono a soddisfare le loro esigenze. Noi cerchiamo di adattarci preparando le partite in modo più veloce".

JUVENTUS - "Anni fa, quando ero ancora al Genoa, c'è stato un momento in cui sono stato vicino alla panchina bianconera. Erano altri dirigenti, non ho più avuto contatti diretti con la Juventus. Io sono sempre stato impegnato e sotto contratto, sia col Genoa sia con l'Atalanta; quindi, non mi sono mai trovato nella condizione di essere libero di poter andare in qualche altra società. Qui sto bene, siamo arrivati a giocare la Champions, non ho bisogno di andare da altre parti".

ATALANTA A VITA - "Se questo è l’ottavo anno, è già un bel pezzo di vita. Non lo so, sono i risultati che determinano. La riconoscenza reciproca sarà a vita, quello sì. Quando smetterò? Non ci ho ancora pensato, mi piace allenare e stare in campo, sperimentando sempre. Continuerò fino a quando tutto questo sarà possibile".

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