CONTRATTO - "L’Udinese mi ha aspettato un anno e mezzo, ho voluto fare un gesto verso di loro. Il mio contratto scade nel 2026, l’avevo rinnovato l’anno scorso. Ho ascoltato il mio corpo, ho deciso di rimandare quest’ultimo anno per prendermi il tempo di dedicarmi al mio recupero. È importante sapere che c’è la società che mi aspetta, perché loro sanno come lavoro e conoscono il mio team. Sanno che se riesco a tornare a giocare a calcio, mi restano ancora tanti anni da giocare".
RECUPERO - "A inizio anno ho dovuto fare un trattamento con cui ho visto a poco a poco dei progressi. Sono piccoli passi che mi hanno portato ad allenarmi in campo. Oggi alla quarta sessione ho potuto correre in campo: il ginocchio ha risposto bene, non mi ha dato fastidio. Credo che a partire da adesso le cose procederanno più spedite perché quando arrivo in campo, il ginocchio accetta gli stimoli a cui viene sottoposto. Penso che finalmente potrò accelerare i tempi, che già sono stati lunghi".
PRESSIONE - "Capisco che la stampa, la dirigenza, l’ambiente voglia averti in squadra, perché la tua presenza conta, ma io mi sono dovuto allontanare perché la mia testa non riusciva più a sopportare che 50 persone, che sono quelle che ogni giorno trovi in spogliatoio, ti chiedano cosa succede, quanto manca, quali progressi ci sono stati. Era insopportabile, mi distruggeva. Cosa ho dovuto fare? Stare a casa con mia moglie e i miei figli, circondato dai miei amici che sanno esattamente come sto e che se c’è qualche progresso glielo dico io. È stata l’occasione per passare più tempo con la mia famiglia e uscire da quella bolla che senza volerlo psicologicamente ti fa male, perché mentalmente vorresti solo un po’ di pace".
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