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Deulofeu: “Ora posso accelerare i tempi per il rientro. Ho voluto fare un gesto per l’Udinese”

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Torna a parlare Gerard Deulofeu, nel corso di un collegamento con Jijantes Futbol Club. Lo spagnolo, che sta ancora recuperando dal lungo infortunio, ha recentemente deciso di sospendere il contratto con l’Udinese dopo un anno e mezzo di...
Tommaso Lerro

Torna a parlare Gerard Deulofeu, nel corso di un collegamento con Jijantes Futbol Club. Lo spagnolo, che sta ancora recuperando dal lungo infortunio, ha recentemente deciso di sospendere il contratto con l'Udinese dopo un anno e mezzo di inattività. Ecco le sue parole.

INFORTUNIO - "Ci voleva un po’ di serenità dopo un anno e mezzo senza poter giocare a calcio, senza poter correre… che è una delle cose che mi hanno fatto più male. Una cosa è superare una lesione, un’altra era il problema che avevo io, perché non miglioravo e qualsiasi piccolo movimento significava liquido nelle ginocchia e infiammazione e finché non ho curato veramente la gamba, non ho potuto tornare a correre. Se non fosse stato per la vicinanza delle persone che mi circondano e del modo in cui ho organizzato la mia vita negli ultimi 5 o 6 anni, non ne sarei uscito. Dopo i primi mesi di recupero, pensi che ti manchi poco ma in realtà ti accorgi che non è così".


CONTRATTO - "L’Udinese mi ha aspettato un anno e mezzo, ho voluto fare un gesto verso di loro. Il mio contratto scade nel 2026, l’avevo rinnovato l’anno scorso. Ho ascoltato il mio corpo, ho deciso di rimandare quest’ultimo anno per prendermi il tempo di dedicarmi al mio recupero. È importante sapere che c’è la società che mi aspetta, perché loro sanno come lavoro e conoscono il mio team. Sanno che se riesco a tornare a giocare a calcio, mi restano ancora tanti anni da giocare".

RECUPERO - "A inizio anno ho dovuto fare un trattamento con cui ho visto a poco a poco dei progressi. Sono piccoli passi che mi hanno portato ad allenarmi in campo. Oggi alla quarta sessione ho potuto correre in campo: il ginocchio ha risposto bene, non mi ha dato fastidio. Credo che a partire da adesso le cose procederanno più spedite perché quando arrivo in campo, il ginocchio accetta gli stimoli a cui viene sottoposto. Penso che finalmente potrò accelerare i tempi, che già sono stati lunghi".

PRESSIONE - "Capisco che la stampa, la dirigenza, l’ambiente voglia averti in squadra, perché la tua presenza conta, ma io mi sono dovuto allontanare perché la mia testa non riusciva più a sopportare che 50 persone, che sono quelle che ogni giorno trovi in spogliatoio, ti chiedano cosa succede, quanto manca, quali progressi ci sono stati. Era insopportabile, mi distruggeva. Cosa ho dovuto fare? Stare a casa con mia moglie e i miei figli, circondato dai miei amici che sanno esattamente come sto e che se c’è qualche progresso glielo dico io. È stata l’occasione per passare più tempo con la mia famiglia e uscire da quella bolla che senza volerlo psicologicamente ti fa male, perché mentalmente vorresti solo un po’ di pace".