De Ketelaere: “Mai stato meglio di così, sono un 9 e mezzo. Gasperini e sul mio futuro…”

"Adesso sono un nove e mezzo". Apre così Charles De Ketelaere, centravanti dell'Atalanta, la sua intervista concessa ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni.

LE QUALITA' - "Inizio da orgoglioso, ma anzitutto della squadra, in corsa per i suoi obiettivi in campionato, in Europa League e in Coppa Italia. Fiducioso: l’Atalanta da due mesi gioca bene e io anche, così mi piaccio. Sereno: cerco di esserlo sempre, dopo le buone partite, ma anche quelle meno buone. Per lavorare bene, ogni giorno.

ESULTANZA COL FROSINONE - "Più convinzione che rabbia, è difficile che io sia arrabbiato. Ma è vero che mi sono lasciato andare di più, anche perché era proprio un bel gol".

DUBITATO DI SE' - "Se l'ho fatto negli scorsi mesi? Direi una bugia rispondendo no. Ma poi è il lavoro che mi porta a non dubitare e a essere sereno, come dicevo prima. Mi ha aiutato a non perdere fiducia in me stesso. Do tutto quel che ho, e posso dare ancora di più. Ma sento che sto crescendo e non mi meraviglia: quello che dai, lo ricevi indietro quasi sempre».

SCATTATO QUALCOSA - "Non un solo “clic”: uno scatto quando ti senti meglio tu, uno quando entri in sintonia con i compagni, uno quando metti in fila diverse buone partite. Fu così anche al Bruges".

ATALANTA - "Ci ho pensato un po’, certo: non era una scelta qualsiasi. Ma difficile no, perché tutti, a cominciare dal mister e dal direttore D’Amico, mi hanno fatto sentire subito e sempre la fiducia giusta. E poi vedere giocare l’Atalanta mi era sempre piaciuto. C’erano anche altre opzioni, ma non le ho mai considerate: o Milan, o Atalanta. Se faccio una scelta, non sto lì a pensare: “E se sbaglio?”. Sono già sicuro che metterò tutto me stesso per farla essere giusta. Giocare qui è impegnativo di sicuro: gli obiettivi sono alti. Ma divertente, molto: abbiamo qualità e non solo davanti, non l’ho portata di sicuro solo io. Prendiamo il 5-0 al Frosinone, cinque marcatori diversi: così ci si diverte in tanti».

GASPERINI - "Con i suoi consigli tecnici e tattici ha fatto evolvere il mio modo di vedere il calcio. Mi ha detto subito: “In campo devi essere protagonista. Chi segna o fa un assist lo è di sicuro, ma puoi esserlo anche con un pressing fatto bene, giocando bene da attaccante”».

CAMBIO RUOLO - "Già al Bruges, dove giocavo in vari ruoli, sentivo di poterlo essere. Ora lo so: mi sento molto meglio così, da punta. Gol o assist? Non sono mai stato un attaccante che dice: “Preferisco perdere segnando due gol”. E ce ne sono, di attaccanti così".

CONDIZIONE - "Non mi sono mai sentito meglio, mai. Dipende da come si lavora qui, ma è anche questione di crescita naturale: a 22 anni sei più forte di quando ne hai 20».

CRESCITA - "Nella lucidità che metto nel fare le scelte di gioco. Puoi migliorare la tecnica, ma senza lucidità non la sfrutti fino in fondo. Per questo oggi mi sento un giocatore migliore anche rispetto alla mia versione più brillante, quella dell’ultima stagione al Bruges. Anche perché gioco in un campionato sicuramente più duro".

RIVINCITA COL MILAN - "Non ho pensato “Non mi avete capito”, ma certo quando abbiamo battuto il Frosinone non ero così contento, questo sì. Non era una sensazione negativa, però so cos’è il Milan, dunque anche cosa significa batterlo».

FUTURO - "È gennaio, c’è ancora tempo. Oggi penso solo che quel che accadrà non dipenderà soltanto da me e a me hanno insegnato che devo pensare solo alle cose che posso “controllare”: il prossimo allenamento, la prossima partita. E il fatto che sono molto contento di essere qui all’Atalanta".

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