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Mancini: “Lo scudetto lo assegna il Covid! Non scopro io Smalling, Pedro e Zaniolo…”

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Gianluca Mancini, difensore della Roma, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport a proposito del cammino giallorosso in questa stagione e del suo momento calcistico. Queste le sue parole: Gianluca, che momento state vivendo nel...
Alessandro Cosattini

Gianluca Mancini, difensore della Roma, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport a proposito del cammino giallorosso in questa stagione e del suo momento calcistico. Queste le sue parole:

Gianluca, che momento state vivendo nel mondo del calcio?

E’ un periodo difficile per tutti, nel mondo del calcio e nel mondo reale, dove tante persone non ci sono più. Noi cerchiamo di stare attenti e continuare il nostro percorso calcistico.


Controlli, tamponi, regole rigide. Il calcio vuole andare avanti per sopravvivere…

Il mese scorso, prima di andare in Nazionale, avevamo fatto centinaia di tamponi, in questo ultimo mese ne abbiamo fatti ancora tanti. La Roma è organizzatissima, cerchiamo di scoprire se c’è un positivo per evitare i contagi. Sotto questo aspetto sono fiero di essere in un club come questo, che tra l’altro grazie alla sua fondazione è molto impegnato nel sociale.

Da giugno giocate negli stadi deserti. Che effetto fa a un calciatore?

Le prime partite sono state veramente brutte, una sensazione stranissima. Dentro di noi non c’era quel qualcosa in più che ti trasmettono i tifosi, che ti spingono a dare il massimo. Con il tempo ci siamo abituati, ma lo spettacolo non è più come prima.

Il presidente della Federcalcio, Gravina, ha sempre sostenuto l’idea che il calcio non debba fermarsi…

Fermarsi sarebbe un problema. Noi siamo fortunati perché giochiamo nella massima competizione italiana, ma penso agli altri campionati che sono più in difficoltà. Quando ci hanno fermati, a marzo scorso, molti club hanno rischiato il fallimento. Se dovessimo rifermarci oggi sarebbe molto difficile ripartire. Dobbiamo convincere tutti a stare più attenti possibile. La società è molto vigile, ma anche noi calciatori facciamo di tutto per evitare i contagi.

La Roma è terza in classifica dopo un avvio difficile. Quanto vale la vostra squadra?

Ha un valore importante. Lo scorso anno abbiamo fatto i primi sei mesi bene, con un allenatore nuovo e a dicembre eravamo a due punti dal quarto posto dell’Atalanta. A gennaio c’è stato un black out incomprensibile, poi abbiamo finito bene la stagione, a parte l’ultima partita con il Siviglia, che poi ha vinto l’Europa League. Avevamo finito in crescendo. Quest’anno siamo partiti tra qualche scetticismo, ma noi siamo convinti della nostra forza, abbiamo più sicurezza, ci conosciamo meglio, è più facile dello scorso anno, quando partimmo da zero.

Il mercato ha portato rinforzi mirati. Avete aggiunto esperienza.

"Sono arrivati giocatori importanti, la squadra è forte, Pedro, il ritorno di Chris (Smalling, ndr) ci hanno dato sicurezza. Da qui a dicembre ci attendono dieci partite che ci aiuteranno a capire dove possiamo arrivare. Dobbiamo proseguire un lavoro che è partito lo scorso anno. L’allenatore ci rende tutti partecipi, ora che ci conosciamo è più facile".

La difesa da quando è tornato Smalling ha preso solo un gol: è un caso?

Chris non lo scopro io, se uno fa duecento partite nel Manchester United è forte. Il suo ritorno è stato importante per la sicurezza che dà in campo, io e gli altri siamo giovani, con lui ci troviamo bene. Ma se non prendiamo gol il merito non è solo della difesa, conta il comportamento di tutta la squadra che fa pressing per tutti i novanta minuti, ci aiutiamo a vicenda. Oggi tirarci in porta e segnarci è difficile.

Fonseca ha detto che ti considera uno dei leader della squadra.

Mi fa piacere che mi riconosca queste qualità. Non mi considero un veterano, ma certi comportamenti hanno fatto sempre parte del mio modo di essere calciatore. Nel Perugia e nella Primavera della Fiorentina dicevano che ero una radio in campo. Parlo tanto, cerco di aiutare i miei compagni, la comunicazione è importante. In campo non hai età, siamo tutti sullo stesso livello, poi fuori ci sono persone come Dzeko, Pedro, Smalling e Mkhitaryan che hanno più esperienza e quando parlano loro è giusto ascoltarli. Io cerco di migliorarmi, cerco di far capire ai più giovani quello che è giusto fare, sono fatto così. Voglio dare sempre il massimo, per me e i miei compagni.

Come accadde nello scorso campionato con Zaniolo in una partita.

Nicolò lo conosco da quando ero alla Fiorentina, lui era piccolino, è un fratello minore. Poi l’ho ritrovato tre anni fa. In quella partita posso anche aver sbagliato a riprenderlo in campo davanti alle telecamere. In quel momento vincevamo 2-1, c’era da soffrire. Lui era reduce dall’infortunio ed era entrato male, gli ho detto quello che pensavo, dopo ci siamo subito abbracciati. E’ finita lì. Mi ascolta quando gli parlo.

Quanto vi manca?

Ci manca un giocatore dalle sue qualità, è giovane ma ha dimostrato di avere grandi potenzialità. Lo abbiamo rivisto per poche partite, fece quel gol fantastico contro la Spal. E’ un ragazzo giovane, spensierato, sta recuperando dal nuovo infortunio, lo aspettiamo a braccia aperte.

La Roma può inserirsi nella lotta per lo scudetto?

Sappiamo tutti che è un campionato strano, particolare. Infortuni e Covid decideranno la classifica finale. La Juve ha cambiato allenatore e tanti giocatori, la Roma pensa a fare partita per partita e fare il meglio possibile. Il nostro obiettivo è restare tra le prime quattro e giocarci la qualificazione alla Champions, in un campionato così bisogna stare sul pezzo e restare concentrati".