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Lettera di un fantallenatore (innamorato) al suo pupillo Diamanti

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Caro Alino, Me lo ricordo ancora il momento in cui mi sono innamorato del tuo mancino. Era il nove novembre del 2010. Brescia, stadio Rigamonti, la mia Juventus, forse la più brutta che abbia mai visto, va avanti grazie a un gol di Quagliarella,...
Redazione

Caro Alino,

Me lo ricordo ancora il momento in cui mi sono innamorato del tuo mancino. Era il nove novembre del 2010.

Brescia, stadio Rigamonti, la mia Juventus, forse la più brutta che abbia mai visto, va avanti grazie a un gol di Quagliarella, poi tu. Un sinistro al volo, di esterno, che sfida ogni legge della balistica e si insacca all'incrocio. È stato proprio quel tiro a far breccia nel mio cuore. Come se avessi riempito il vuoto lasciato da una squadra che sarebbe precipitata sempre più giù. In quel momento di delusione tu mi hai salvato.

A fine partita vado subito a controllare le rose della mia lega. Come speravo, nessuno ti aveva preso. Arrivo all'asta di gennaio con un solo obiettivo, farti diventare il capitano dell'Athletic Bucce. Lo diventi, viviamo momenti più o meno belli, ma le storie d'amore vivono di alti e bassi, lo sappiamo entrambi.


A fine stagione cambi squadra, o almeno la tua seconda squadra. Da Brescia a Bologna, ma sempre con la fascia di capitano della mia squadra. All'asta ti pago tantissimo, tutti sanno che ti voglio più di chiunque altro, me la fanno sudare, ma io resisto. Resisto per te e te mi ripaghi. A fine stagione sono sette gol e sei assist, arriviamo lontani dal podio, ma di certo non per colpa tua.

La nostra storia continua un altro anno e mezzo, poi la svolta. A gennaio 2014 mi viene offerto Callejon proprio in cambio del tuo fantastico mancino. Non vorrei mai abbandonarti, tu lo sai. Purtroppo, o per fortuna, non sono l'unico presidente della squadra. Il mio compagno mi spinge a cederti, al tuo posto Jose Maria Callejon, che sta segnando a ripetizione. Dopo tre anni e mezzo saluti tutti e te ne vai.

Però lo sapevi, sapevi che io non ti avrei mai abbandonato. Proprio come sapevi che non avresti mai potuto darmi una delusione così grande. Ecco perché te ne vai in Cina, lontano. Non avresti mai potuto lasciarmi con un vuoto a centrocampo dopo la fine del mercato di gennaio, ma non hai remore a farlo con un'altra squadra. Dio quanto ti amo.

Quando sembra che la nostra storia sia definitivamente finita, il ritorno di fiamma. Mi sveglio una mattina d'inverno dello scorso anno e leggo sul sito di Gianluca Di Marzio che sei pronto a tornare alla Fiorentina. E torni. Sei tornato da me, come nei migliori film romantici di Hollywood, il nostro amore era troppo forte per tenerti così lontano.

A gennaio, ovviamente, sei mio. Un'altra spesa folle per averti, so quanto è forte Salah, ma al cuore non si comanda, il mio uomo sei tu. Alti e bassi, più bassi che alti. Giochi poco, ma quando giochi regali gioie, come quel gol, bellissimo, all'Atalanta che mi permette di fermare il primo in classifica.

Purtroppo per noi, i viola non nutrono il mio stesso amore per te. A fine stagione non ti riscattano. Vivo l'estate nella speranza che qualcuno in Serie A decida di puntare su di te, ma le mie aspettative vengono deluse. E torni in Premier League. Gli amori a distanza sono difficili da vivere, ma noi non ci arrendiamo e il destino ci premia.

Eccoti, sei tornato ancora. All'Atalanta. Non sono mai stato così felice per l'acquisto di un giocatore che non fosse da parte della mia Juventus. Il mio centrocampo ha già pronta una maglia per te. La fascia è qui che ti aspetta, a costo di dover vendere un rene per fartela indossare. All'asta di gennaio, sulle note di "certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano" tornerai da me.

Diamanti is coming home. And "home" per lui, significa soltanto giocare per l'Athletic Bucce.

Edoardo Stilli

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