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Joao Pedro: “Io prima e dopo la squalifica per doping. Pesa l’assenza di Pavoletti”

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Joao Pedro dice tutto a L’Unione Sarda. Il trequartista del Cagliari si racconta, tra la squalifica per doping e l’intesa con Pavoletti: “Mi ritorna in mente il momento in cui mi venne dato l’ok per giocare contro la Fiorentina, tra la...
Alessandro Cosattini

Joao Pedro dice tutto a L’Unione Sarda. Il trequartista del Cagliari si racconta, tra la squalifica per doping e l’intesa con Pavoletti: “Mi ritorna in mente il momento in cui mi venne dato l’ok per giocare contro la Fiorentina, tra la fine della sospensione e l’inizio del processo per doping. Andai in campo a Firenze per aiutare i miei compagni, ma dopo ero come sotto shock: ho avuto davvero paura di ciò che sarebbe potuto succedere, era appena morto Davide Astori e non facevo altro che pensare alla sua famiglia: ho riflettuto tanto, pensando che da un momento all’altro sarebbe potuto finire tutto. La vicenda della squalifica mi ha insegnato che bisogna sempre dare tutto, in ogni circostanza. Alla fine quella sostanza proibita c’era… non sarebbe dovuta esserci. Da non colpevole, sono rimasto fermo sei mesi: una macchia che rimarrà per sempre“.

PAVOLETTI - “La lotta per la salvezza è ancora accesa. Al Cagliari mancano dei punti in trasferta e contro il Chievo bisogna fare di tutto per ottenerli: un impegno non facile, sappiamo che ci aspetta una battaglia. Non ci sarà Pavoletti (squalificato, ndr), con lui l’intesa è molto buona. Non poterlo avere in campo per questo match peserà, però chi lo sostituirà farà bene. Vogliamo fare più punti possibili”.


RUOLO - “La mia posizione? Non ho più un ruolo fisso, decide il mister anche se è normale che giocando più vicino alla porta posso essere più pericoloso“.

FUTURO - “Ho appena rinnovato con il club, mi sento a casa. Sono concentrato nel voler aiutare il più possibile la squadra, ma dopo quello che mi è accaduto sento come se fosse la prima stagione qui per me. Il legame forte con società e tifosi, dopo cinque anni, mi fa sentire un riferimento. Mi piacerebbe diventare una bandiera del Cagliari, devo però fare ancora tanto. Quello attuale è il periodo più importante della mia vita, dentro e fuori dal campo: mi sento più maturo e pronto per dare qualcosa in più“.