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Gastaldello: “Zero tamponi a noi del Brescia: non gioco, c’è la paura”

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A tutto Daniele Gastaldello. Il difensore del Brescia ha parlato così a La Repubblica in chiave ripresa della Serie A e non solo: “Giocare? Io dico no. Credo che al centro e al sud non sia arrivato davvero quello che si è visto in Lombardia. E...
Alessandro Cosattini

A tutto Daniele Gastaldello. Il difensore del Brescia ha parlato così a La Repubblica in chiave ripresa della Serie A e non solo: “Giocare? Io dico no. Credo che al centro e al sud non sia arrivato davvero quello che si è visto in Lombardia. E per fortuna, dico. A Brescia tutti siamo stati toccati, tutti noi conosciamo qualcuno che ha subito la tragedia sulla pelle, abbiamo scoperto quanto poco basti per rovinare una famiglia”.

RIPRESA - “Se lo chiedono a me dico di no. E poi non ci sono neanche i presupposti, non ci sentiamo sicuri. Ci chiedono di riprendere ad allenarci e di tornare in campo subito, concentrando dodici partite in un mese e mezzo: è ingiusto, ne va dell’incolumità di tutti i giocatori. Io parlo per me e per i compagni: se il prezzo della ripresa è farci male anche seriamente, non ne vale più la pena”.


PAURA - “Sì, abbiamo paura. Siamo esposti, tutti, non solo noi calciatori, ma magazzinieri, fisioterapisti, massaggiatori. Tutti a contatto, inevitabilmente. Sento che la soluzione sarebbe chiuderci in ritiro due mesi: non ha senso, è contro natura, siamo professionisti ma anche esseri umani, abbiamo mogli, figli. Non c’è nemmeno un protocollo ancora”.

ATTESA - “Aspettiamo che chi ha il potere di decidere decida, non si può rimandare ancora. Per la Uefa il campionato deve finire a inizio agosto. È passata una settimana di maggio e noi ancora non ci alleniamo. Non è stato giusto partire scaglionati. Noi al Brescia ancora non abbiamo ricominciato, e non siamo gli unici. Certo, per ora si tratta di allenamenti individuali, ma bisognava partire tutti insieme. Invece fino a pochi giorni fa non si sapeva neanche se potevamo allenarci, mi sembrava assurdo che si aprisse agli atleti di sport individuali e a noi no, ma almeno questo lo abbiamo risolto, voglio credere che il ministro si fosse espresso male. Ne abbiamo parlato anche con gli altri capitani, in una riunione video, volevamo solo che ci aprissero i centri sportivi, li immaginate i giocatori della Roma o della Juve correre al parco?”.

GIOCATORI DEL BRESCIA - “Mai fatto un tampone. Ma anche se veniamo dalla zona rossa, nessuno di noi ha mai avuto sintomi: certo, ce lo siamo chiesto, ci siamo telefonati spesso per sapere come stessimo: se lo abbiamo avuto lo scopriremo soltanto quando ci faranno i test prima degli allenamenti”.

ALLENAMENTI - “Seguivamo un programma sulla piattaforma Zoom, allenamenti sulla forza, pilates, e poi svolgendo il programma di un preparatore di pugilato. Allenamenti molto diversi rispetto al solito, qualcuno ha sfruttato il giardino di casa o un tapis roulant per correre, ma il calcio mica è solo corsa”.

QUARANTENA - “Resterà il tempo con mio figlio. Da due anni ho lasciato la mia famiglia a Siena, dove abbiamo una casa e la mia compagna ha un’attività. Ho provato a portarli a Brescia ma non si erano ambientati, serve stabilità. Li vedevo poco, ho riscoperto il gusto di aiutare i bambini a fare i compiti. E in quasi due mesi mio figlio non mi ha mai chiesto di poter uscire: gli bastava avermi lì”.