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Galliani: “La mia proposta per i tagli degli stipendi. Il ritorno in campo…”

Tra l’emergenza Coronavirus, i progetti per tornare in campo e il dibattito sugli stipendi dei calciatori. Adriano Galliani è il protagonista di una lunga intervista al Corriere dello Sport sulla situazione che sta vivendo il calcio...
Edoardo Cannavale

Tra l'emergenza Coronavirus, i progetti per tornare in campo e il dibattito sugli stipendi dei calciatori. Adriano Galliani è il protagonista di una lunga intervista al Corriere dello Sport sulla situazione che sta vivendo il calcio italiano e non solo:

CORONAVIRUS - "La priorità è la salute e in casi come questo si impongono i poteri d’emergenza. Le ripeto che non mi muovo, ma ho addirittura meno tempo di prima. Mi informo, leggo tutti i giornali, solo la notte però. La mia giornata è riempita da telefonate, mail, seguo passo passo il mio amatissimo Monza... Ho la sensazione che la gente abbia ritrovato il gusto della chiacchierata, il virus ha cambiato la psiche delle persone. Se proprio vogliamo trovare un elemento di positività, uno solo, in questa tragedia, penso sia il possibile cambio di atteggiamento nei confronti del prossimo, delle cose e del tempo. Perché c’è un prima-Coronavirus e ci sarà un dopo. Ci stiamo anche accorgendo di quanto lavoro si possa svolgere da casa. Una volta superata la fase critica, dovremo guardare in faccia una realtà modificata radicalmente dall’emergenza".


RIPRESA - "Tanti procedono al buio e straparlano. Troppe campane suonano inutilmente, irresponsabilmente. Io mi fido della comunità scientifica, è ai ricercatori che do retta. Ho maturato una forma di odio nei confronti dei social che danno voce a chiunque e ci inondano di false informazioni. Sono legato alla carta, ai quotidiani, inseguo l’autorevolezza, la credibilità dei professionisti... Scelgo l’intermediazione più vicina ai miei gusti, alle mie idee, alle mie posizioni. Ma non trascuro affatto le opinioni di chi non la pensa come me. Pretendo però che sia un professionista. Il cambiamento sarà, oltre che sociale, economico, le due cose sono evidentemente collegate. La ripresa sarà lunga, difficile, la riduzione dei consumi mi preoccupa. Potrei farle un sacco di esempi, ma preferisco soffermarmi su un aspetto poco considerato, gli effetti del Coronavirus sull’industria del turismo che ha un’incidenza notevole sul pil del Paese. Per turismo intendo hotel, ristoranti, bar, impianti balneari. L’Italia ha quasi 7mila e cinquecento chilometri di coste e si ritroverà verosimilmente a fare i conti con un’estate 2020 complicatissima. Quasi inesistente. Meno presenze straniere e un minor numero di giorni di ferie per gli italiani, molti dei quali sono costretti a scontarli oggi. Si rischia il tracollo. La contrazione del pil sarà inevitabile, per questo servono strumenti di contrasto e protezione". 

CALCIO - "L’Uefa ha fatto benissimo a spostare Euro2020 e la Fifa si è adeguata con la Coppa America, anche se da quelle parti il problema è meno avvertito. La ripresa dei campionati potrebbe essere a maggio, ci sarebbero i tempi per concluderli. I playoff? Io sono per il rispetto del regolamento. Siamo partiti in un modo e in quel modo dobbiamo finire. Se non si dovessero completare tutte e 38 le giornate sarebbe giusto cristallizzare la classifica al momento dell’ultimo turno disputato, come in altri sport, la F1, la moto. Mi auguro che non ci sia bisogno di questo e che tutto si risolva nel migliore dei modi. In questa fase tanti tirano la corda dalla propria parte, per questo faccio i complimenti alla Lega Pro che ha preso una direzione unica. Ricordo che sono stato anche presidente della Lega di A, per questo dico che Francesco Ghirelli è stato il primo a istituire un comitato di crisi che assicura assistenza sotto tutti i punti di vista ai club attraverso una società di revisione. Il calcio non è soltanto Ronaldo, Ibra e Messi, è fatto di giocatori che nelle categorie inferiori guadagnano poco più della gente comune. Calciatori, tecnici, staff e direttori sportivi sono lavoratori a tempo determinato, per questo hanno bisogno di misure di sostegno".

STIPENDI - "Mi lasci dire che non ci siamo. Dieci, quindici, venti per cento: ma che senso ha indicare numeri a capocchia? Mi assumo la paternità della proposta e lascio che sia un giornale autorevole come il suo a diffonderla: ci si affidi alla migliore società di revisione del mondo, autonoma e indipendente, e le si chieda nei tempi corretti di fare la conta dei danni. Sulla base delle sue conclusioni si potrà stabilire il taglio dei compensi, magari prevedendo dei premi sulle stagioni successive. Serve un arbitrato. Il calcio perderà alla fine il 5, il 10, il 15? E il taglio dovrà essere del 5, del 10 o del 15. Il resto sono soltanto chiacchiere, demagogia, improvvisazione, non potendo ancora sapere - nessuno di noi lo sa - se la stagione finirà. Se davvero si potesse ripartire a maggio basterebbe una deroga alle scadenze dei contratti prorogata di quindici giorni o un mese. Sia chiaro che le squadre non potrebbero essere modificate attraverso fine prestiti o altro. Semplice buonsenso. E mi sia riconosciuto un filo di esperienza".

ATALANTA - "Cosa mi era piaciuto prima del Coronavirus? Tutta la vita l’Atalanta. Meravigliosa. È riuscita a combinare il bel gioco con i risultati, come il Milan fine anni 80. L’Atalanta è la più bella realtà europea, Bergamo una città di 120mila abitanti, peraltro oggi devastata dal virus, tra le prime otto d’Europa. Plaudo al lavoro di Antonio Percassi, di suo figlio e di Gasperini".

MILAN - "Perché lei non sa che io sono pazzo. L’altra sera ho rivisto la finale di Atene 2007 sentendo al telefono Dida, Oddo, Costacurta, Maldini, Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Kakà e Inzaghi. Li ha segnati tutti? Pippo è il nostro capopopolo. Carino anche Sheva che ieri mi ha chiamato per sapere come stavo. E come sto? Chiuso in casa, a Milano. Io e la signora filippina che segue la casa, è una casa grande. Purtroppo è una gran cuoca, avrò messo su un chilo e mezzo/due in una settimana. Ho settantacinque anni, anche se ho uno stile di vita giovanilistico (lo dice sorridendo, ndr), appartengo alla categoria più a rischio e non mi muovo, non esco. Sono disciplinato di natura. Non si vede il fondo? Non sopporto la gente che va via e spiega sui giornali come si dovrebbe fare. Se lavori nel club ti dai da fare e quando ne esci devi stare zitto. Come faccio io. Il rigore e il diritto me li ha insegnati mio padre Salvatore, era segretario comunale. Il senso del lavoro, mia madre, che aveva un’azienda di trasporti a Monza. Mi ripetevano spesso che “l’onestà è un capitale che rende”".