MERCATO - “Le proposte sono venute, quest’anno come in passato, da Maurizio Micheli. Talvolta ci prendi, tal’altra no. Sai quanti giocatori sbagliati ha preso Giuntoli? Il famoso signor Kvara, per dirne una, è una segnalazione giunta a mio figlio Edoardo, da lui a Micheli e da Micheli a Giuntoli. Prima del covid ci chiesero trenta milioni, l’anno dopo l’abbiamo preso a undici . Certo, Natan è giovane e viene dal Brasile in un ruolo difficile. Poi magari gli capita di dover giocare da esterno, insomma diamo tempo al tempo. Anche quando prendemmo Kim nessuno lo conosceva”.
COLPI A GENNAIO - “Almeno tre operazioni. Devo rinforzare la difesa con un centrale e con un terzino destro, per avere un rincalzo di Di Lorenzo. E poi prendere un centrocampista, forse due”.
ZIELINSKI - “Stiamo parlando. Lui ha detto che voleva rimanere a Napoli tutta la vita. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo che, essendo un polacco, del sole e del mare gli interessa fino a un certo punto. Forse è abituato maggiormente a certe nebbie”.
RINNOVO OSIMHEN - “L’ho detto e lo ripeto: siamo in dirittura d’arrivo”.
AGNELLI - “Non mi convinceva, lo dissi ad Andrea Agnelli. Mancava un avvicendamento di merito connesso al valore delle singole squadre”.
ATTACCA L’INTER - “Ma in Italia chi sono i veri imprenditori del calcio? RedBird sta in America. L’Inter non si sa di chi sia. Chi parla a suo nome fa i conti dei bilanci che…”.
ROMA - “Vorrei avere il piacere di vedere in Lega Dan Friedkin e suo figlio qualche volta. Li ho incontrati a Los Angeles per parlare di cinema, ma qui non vengono. E nessuno si ribella all’idea balzana di una Supercoppa che neanche gli arabi vorrebbero”.
SUPERLEGA - “La Superlega è stata una mossa sbagliata, che però ha sortito questo cambiamento. Adesso bisogna fare un ragionamento serio. Ho parlato con Florentino Perez e siamo d’accordo a mettere attorno a un tavolo alcuni veri imprenditori, non più e non solo presidenti nominali. Perché oggi il calcio è amministrato da persone anziane dal punto di vista anagrafico, ma soprattutto prive di visione”.
GARCIA - ”Il primo che ho contattato è stato Thiago Motta. Non è che ci avessi visto male, eh? Ma lui non se l’è sentita. Perché sai cos’è? Tu vieni a prendere l’eredità di uno che ha vinto lo scudetto in quel modo. E se mi va male, ha pensato, io che cosa faccio? Che poi è la stessa cosa che avrà pensato Spalletti. Avrà detto: io esco da eroe da questa città. Ma chi me lo fa fare a rimettermi in gioco? Poi sono andato su Luis Enrique. Lui ha fatto venire a Napoli i suoi, mi ha tenuto tre giorni fermo, chiedendomi tantissimi soldi. Avevamo anche trovato un quasi accordo, ma poi ha detto di no, perché ambiva a guadagnare ancora di più. Ed è stata la volta di Nagelsmann. Ne ho consultati cinque o sei, non di più. Ma ho detto quaranta come boutade, per mischiare le carte. E alla fine sono arrivato su Garcia. Che in Italia aveva fatto due secondi posti con spogliatoi turbolenti, pieni di giocatori di grande livello”.
NON ADATTO - “Il giorno che l’ho presentato a Capodimonte. Avrei dovuto fare un coup de théatre e dire: ve l’ho presentato, però adesso se ne va. Perché uno che arriva e dice: io non conosco il Napoli, non ho mai visto una partita… Avrei dovuto capire. E invece l’ho preso a ridere. Il fatto è che l’ha ripetuto altre volte. Sarebbe bastato che praticasse lo stesso calcio di Spalletti. Invece ha preteso che mandassi via un preparatore perfetto, per chiamarne uno che… Me l’avevano detto: questo t’imballa i giocatori. Sono dovuto restare a Castel Volturno da mattina a sera”.
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