Potrei parlarvi della scommessa CiccioBrienza, su cui abbiamo puntato, sperando in una supernova bolognese, in colpo di coda di carriera, prima di finire nel cassetto dei ricordi. Potrei parlarvi della sobrietà di Muriel e Denis, della scelta del Mudo... ma non parlerò di tutto ciò.
Voglio invece raccontarvi una storia, anzi due. Storie di ragazzi cresciuti per la strada degli anni '90, gli anni in cui il mondo aveva appena deciso da che parte stare (o forse stava ancora decidendo...), in situazioni difficili, che nessun bambino dovrebbe patire.
I primi due ragazzi sono di un quartiere difficile, San Martino, in una zona povera del nord dell'Umbria, dove i soldi non sono molti e dove il campetto dietro casa diventa isola felice, dove mattine e pomeriggi dietro al pallone e un po' di pane e cioccolata ti fanno dimenticare la crudezza della vita. Crescendo, quando il fisico e mediocri piedi portano gli aspiranti calciatori a virare verso una carriera da fantallenatori, si rendono conto che gli riesce, che non solo si divertono, ma impegnandosi con la stessa tenacia con cui correvano dietro al pallone nel campetto dietro casa, ottengono risultati e diverse vittorie. Ma manca qualcosa. Già, manca qualcosa. Anzi, qualcuno. Qualcuno che abbia vissuto esperienze simili alle loro e con cui raggiungere la definitiva consacrazione. La mela di Platone ancora sembra solo a metà. I due ragazzi di San Martino son convinti, sì, ma sembrano aspettare qualcosa...
Il terzo ragazzo è più o meno loro coetaneo, solo che non è di San Martino, anzi non è neanche italiano. Lui vive a Sarajevo, e nel 1992, quando le bombe cadono sulla Bosnia come la pioggia a Londra, lui ha 6 anni. Anche lui vorrebbe uscire e andare al campetto dietro casa a giocare con gli amici, ma non può. Ci sono le bombe. Ma la mamma gli dice "No Edin, non puoi uscire, fuori ci sono le bombe...". E fa bene, perché poco tempo dopo una di quelle stramaledette bombe casca proprio sul campetto dietro casa, a Sarajevo. Niente più campetto. Per fortuna della mamma lui, però, non c'era.
Quando diventa abbastanza grande scappa da quel brutto posto. Grazie al pallone, con il quale, finite le bombe, aveva ricominciato a giocare, e anche molto bene. In pochi anni si fa conoscere e fa innamorare di sé mezza Europa, a suon di gol, prima in Germania e poi in Inghilterra. Ad un certo punto anche lui però sembra fermarsi. Il bivio. Sembra che anche la sua mela sia a metà, vuol diventare il più forte di tutti...
Allora prende un aereo e, in una delle estati più calde che memoria ricordi, viene in Italia. E ad aspettarlo, in Italia, chi c'è? Ma certo! Proprio loro, i due ragazzi di San Martino. C'è subito intesa, e in questa notte di settembre si sono incontrati per la prima volta....
Ora le due parti della mela sono unite. Ora i ragazzi del campetto dietro casa son diventati grandi.
Ora, vogliono toccare il cielo con un dito...
Francesco Fumaria
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