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Ecco com’è nato il fantacalcio: dall’accordo con la Gazzetta alle prime proteste

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È fantacalcio-mania. Anche il Fatto Quotidiano ha dedicato un approfondimento alla nostra passione, intervistando l’inventore Riccardo Albini. Che racconta gli inizi: “Pensammo di confezionare un libro nel quale spiegavamo le regole...
Guglielmo Cannavale

È fantacalcio-mania. Anche il Fatto Quotidiano ha dedicato un approfondimento alla nostra passione, intervistando l'inventore Riccardo Albini. Che racconta gli inizi: "Pensammo di confezionare un libro nel quale spiegavamo le regole del gioco. Si chiamava Serie A – Fantacalcio. Era il 1990. Vennero stampate 10mila copie e ne vendemmo un quarto. A livello editoriale fu un bagno di sangue ma i numeri parlano chiaro: quell’anno circa 15mila persone divennero fantallenatori. Andammo in Gazzetta per chiedere se si poteva fare qualcosa insieme, ma non esisteva una tecnologia capace di supportare il gioco. In via Solferino iniziarono però a dover gestire un problema: ricevevano centinaia di chiamate di appassionati arrabbiati perché magari era saltato il voto di un giocatore. Nel frattempo, siccome molti di coloro che avevano acquistato il libro ci scrivevano o telefonavano, riprovammo a venderlo. E pian piano si impose. L'accordo con la Gazzetta lo stringemmo nel 1994. Riuscimmo a trovare un metodo ed elaborammo la versione “gran premio”, mentre fino ad allora si giocava solo a “scontri diretti”. Parteciparono 70mila squadre. Loro pensavano che sarebbe stato un successo averne diecimila. Se avessimo inserito nell’accordo un bonus economico per ogni squadra iscritta oltre quella soglia, oggi sarei milionario. Incassammo con il libro e con la vendita del marchio al Gruppo Espresso. Non nacque con l’idea di far soldi ma per giocare. Immaginai che avrebbe divertito, visto che ruotava attorno al calcio, ma tanto per intenderci non avevamo un modello di business".