Essendo il Fantacalcio un gioco la cui meccanica è più aleatoria di un tiro di dado, mezzo voto in più o in meno può fare la differenza tra un’amara sconfitta ed un insperato pareggio, tra una vittoria beffarda ed una sconfitta immeritata. Insomma, tra la voglia di suicidarsi e l'entusiasmo da champagne come fossimo a un Gran Premio. Gioia e dolore, disperazione e rabbia, tutto lo spettro delle emozioni umane è nelle mani e nei giudizi impietosi dell’Uomo Che Dà I Voti Ai Giocatori. Il pagellista agli occhi del Fantallenatore è quanto di più deteriore possa esistere al mondo; al contrario dell’uomo che compila le probabili formazioni, l’Uomo Che Dà I Voti Ai Giocatori incarna il potere, essendone al tempo stesso simbolo e segnale.
In quanto uomo di potere ad esso è additata ogni disgrazia, nella florida tradizione del “Piove, Governo ladro!”. Egli è anche casta: incarna i privilegi a cui non possono accedere i “comuni mortali” ed il suo agire è sempre malizioso ed interessato, come infine ogni interpretazione correttamente dietrologizzante dimostrerebbe. E’ infatti perfettamente chiaro al Fantallenatore che la Teoria Critica del Complotto volta a dimostrare come complotto non vi sia appunto è solo un altro Complotto.
Ma del pagellista il Fantallenatore non può fare a meno, perché egli è la colonna portante del gioco; è (ormai dovrebbe essere chiaro) il Grande Vecchio su cui si regge il delicato equilibrio di vite troppo fragili per sopportare il peso della Verità, quella che travalica i 56 milioni di opinabili punti di vista ed appare, fulgida, come la luna piena in una notte di gelido inverno: la vita, come il gioco, è caso. Ma date un 7 a Pavoletti...
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