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Vlahovic: “Mai pensato di lasciare la Juve! Arabia? Sto bene qui. Scudetto, Allegri, Chiesa…”

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Dusan Vlahovic si racconta. E lo fa alla Gazzetta dello Sport, nel giorno della partita contro il Monza e dopo aver segnato nell'ultima partita contro l'Inter. Ecco le parole dell'attaccante della Juve.
Guglielmo Cannavale

Dusan Vlahovic si racconta. E lo fa alla Gazzetta dello Sport, nel giorno della partita contro il Monza e dopo aver segnato nell'ultima partita contro l'Inter. Ecco le parole dell'attaccante della Juve.«Io non m’accontento. Io non voglio arrivare a 40 anni e avere rimpianti, tutti i giorni cerco di migliorarmi. La mentalità è tutto».

Vlahovic, il gol all’Inter è arrivato 71 giorni dopo l’ultimo. Come vive una punta l’astinenza?

«Io non avevo nessuna ansia. Non conosco altri segreti che il lavoro quotidiano. Il calcio è fatto di alti e bassi come la vita, la differenza però la fa la testa, quanto riesci a rimanere lucido e non farti condizionare. Io non ero preoccupato, solo concentrato sul campo e su come aiutare la squadra. Quando ti sblocchi i gol arrivano tutti insieme».


Il pari con la capolista vi ha dato una consapevolezza diversa a livello di squadra?

«Sappiamo di essere forti, non è stata una partita facile contro la favorita per lo scudetto e il pari ci dà ancora più convinzione: significa che siamo lì».

E’ vero, come ha detto Rabiot, che nello spogliatoio si parla di scudetto?

«I calciatori devono sempre sognare, tutti abbiamo i nostri obiettivi, personali e di squadra. La priorità è tornare tra le prime 4 e giocare di nuovo in Champions League, poi vedremo come siamo messi in classifica e che cosa possiamo fare. Tutti nello spogliatoio abbiamo l’ambizione di vincere perché la maglia della Juventus ci chiede questo».

E i suoi obiettivi personali invece?

«Aiutare di più la squadra. Gol e prestazioni servono a raggiungere traguardi collettivi».

In questa stagione ha fatto 3 reti su 5 di destro, il suo piede debole: merito di un lavoro specifico?

«Tutto è frutto del lavoro. Nel nostro mestiere si può sempre migliorare, posso farlo io che sono giovane così come chi è a fine carriera. Basta guardare Cristiano Ronaldo. Questa è la mia quotidianità, io tutti i giorni mi concentro sia su ciò che so fare bene sia su quello che mi viene meno naturale. Solo così diventerò un giocatore completo. Il segreto è non fermarsi mai. Il calcio è andato troppo oltre, se vuoi diventare un top player non puoi permetterti di avere tanti difetti. I calciatori sono sempre più tecnici e fisici. Io non tralascio niente e mi auguro che i risultati si vedranno».

È stata un’estate particolare, tra problemi fisici e voci di mercato. Ci racconta la sua verità?

«Io non l’ho vissuta come un’estate diversa dalle altre, dal mio punto di vista non è successo nulla. Sono sempre stato concentrato e tranquillo anche durante la tournée in America, quando ho saltato la partita con il Milan per un problema fisico. Sono sempre stato sereno».

Non si è mai sentito vicino a lasciare la Juve?

«No, sono sempre stato sicuro di voler restare. Le voci ci sono sempre e fanno parte del gioco, se ci mettiamo ad ascoltare tutti possiamo diventare pazzi. Mi sono isolato e ho pensato solo al campo e alla fine sono felicissimo di essere rimasto. Era ciò che desideravo».

S’aspettava una presa di posizione così netta da parte dei tifosi, contrari alla sua cessione?

«Posso solo ringraziarli perché sono sempre presenti, alla Continassa, allo stadio, nelle trasferte. Anche per loro voglio dare il massimo. E’ emozionate e bello sapere che sono dalla mia parte».

Vista da dentro la Juve è come l’immaginava?

«In realtà è molto meglio. Solo stando dentro puoi renderti conto della grandezza del club e di tutto quello che gira intorno. Tutti vorrebbero essere al posto nostro. Non ho mai avuto dubbi, io ho sempre voluto rimanere in bianconero».

Come nasce la sua amicizia con Gatti?

«Fin dal primo giorno è scattato qualcosa. Sono rimasto stupito da quello che ha passato e come è arrivato fin qua. La sua storia può essere un esempio per i bambini, dentro c’è tutto: non mollare, crederci sempre perché tutti i sogni si possono avverare con il duro lavoro. Gattone è sempre sul pezzo. Adesso vuole farmi leggere un libro... E’ un bravo ragazzo ma non è il solo, siamo un bellissimo gruppo e il clima qui è molto positivo».

E’ vero che se non avesse fatto il calciatore avrebbe studiato medicina?

«Dopo le elementari mia madre desiderava che io facessi un doppio percorso, giocare a calcio sì ma senza tralasciare la scuola. Ho frequentato un istituto che ti prepara per studiare medicina, poi sono entrato in prima squadra e non ce l’ho fatta più, perché era molto complessa. Mi sono iscritto a una scuola normale per finire le medie, avevo già deciso che cosa avrei fatto da grande».

Lei ha iniziato col basket, che è anche una grande passione di Allegri: vi sfidate ogni tanto?

«A 5 anni praticavo basket, però tutti gli amici del quartiere giocavano a calcio così ho chiesto a mia madre di cambiare. Alla Continassa hanno tolto il canestro, ma Allegri sa che quando vorrà potrà sfidarmi. E’ sempre un piacere giocare con lui perché ha una mentalità vincente che riesce a trasmetterti. Lui vuole vincere sempre, come me».

Però nelle sfide a calcio la spunta sempre lui…

«Diciamo che la gira sempre in maniera tale per cui il vincitore risulta lui, ma la competitività fa sempre bene perché aiuta a crescere come mentalità. Allegri è un allenatore vincente e avere uno come lui in panchina è un grosso aiuto. È la cosa che mi ha colpito subito di lui».

La Juve è cambiata poco come uomini ma rende di più: come lo spiega?

«Quando giochi nella Juventus la scintilla ti deve scattare per forza perché hai l’obbligo di vincere sempre. Siamo un gruppo solido e consapevole, a volte soffriamo e questo ci unisce ancora di più. Siamo partiti molto bene, andiamo avanti gara per gara e a fine campionato tireremo le somme».

Il feeling con Chiesa è evidente: da dove nasce e in che cosa siete complementari?

«Ci conosciamo dalla Fiorentina, siamo simili perché siamo tutti e due molto ambiziosi. Siamo amici anche fuori dal campo, è sempre bello giocare con lui. Lo scorso anno è successo poco, ma ora stiamo tutti e due bene fisicamente e dobbiamo fare il nostro. Siamo molto diversi ma l’intesa ci viene naturale. Non abbiamo bisogno di parlarci, conosciamo i movimenti uno dell’altro. Siamo partiti bene e speriamo di andare avanti così».

Spalletti ha accostato Chiesa a Sinner, Djokovic è suo connazionale e fonte di ispirazione. Lei e Chiesa potete diventare i Djokovic e Sinner della Juve per la caccia allo scudetto?

«Nole è mio connazionale, mi piacerebbe raggiungere i suoi traguardi, lui è il migliore di tutti i tempi nell’era in cui hanno giocato Federer e Nadal, basta questo per capire quanto sia forte mentalmente. Sinner è molto bravo e giovane come noi, nel futuro potrà fare tantissime cose. Nel tennis si gioca da soli, è più difficile raggiungere traguardi. Io e Fede siamo fortunati, abbiamo una squadra che ci supporta».

Il calcio lo porta anche a casa?

«Sì, mi ci dedico al 100%. A casa recupero e poi guardo le partite. Degli altri però, le mie le rivediamo già alla Continassa con lo staff».

Vi dà fastidio che si parli tanto del gioco della Juve mettendo in secondo piano i risultati?

«No, non è un nostro pensiero. Ci stiamo allenando forte e bene e quando andiamo sul campo abbiamo una sola cosa in testa, vincere. Quando ci riusciamo siamo contenti. In fondo è questa l’unica cosa che conta. Poi logico che lavoriamo sui nostri errori per cercare di migliorare».

Allegri dice che ha fatto la sua miglior partita con l’Inter. Condivide?

«Se lo dice lui sarà sicuramente vero. Ma io so che posso fare ancora meglio».

Tra lei e Lautaro ci sono attualmente 8 gol di differenza. Ha qualche rimpianto?

«Ho saltato alcune partite e sono rientrato piano piano. Però non vorrei fare paragoni perché viviamo in contesti diversi. È un campione del mondo e posso solo complimentarmi. Lui, Osimhen e Giroud sono grandissimi attaccanti, io però credo in me stesso e non ho nulla da invidiare a nessuno».

Luca Toni è convinto che possa segnare ancora più di 20 gol in stagione: lei ci crede?

«Io ci credo, se lo dice lui che è campione del mondo e ha segnato tanto in carriera ancora di più. Farò di tutto per dargli ragione».

Che cosa vorrebbe avere di Haaland, suo coetaneo del City?

«Haaland è un grandissimo, sta battendo tutti i record ma abbiamo storie diverse. Io cercherò di avere un giorno il suo stesso numero di gol».

Con la Serbia avete centrato una storica qualificazione a Euro 2024: il prossimo sogno?

«Ho disputato il Mondiale ma non stavo bene e questo è un grande rammarico. Ora abbiamo ci siamo qualificati per l’Europeo dopo 23 anni scrivendo una pagina di storia del nostro calcio, però io non mi accontento. Abbiamo una buona squadra e possiamo fare qualcosa di importante».

Nella Serbia gioca con Milinkovic Savic, ora in Arabia Saudita: Sergej ha nostalgia dell’Italia? Spera ancora di poter giocare con lui nella Juve?

«Non abbiamo parlato di queste cose, gli ho chiesto solo se sta bene e se è felice lì».

Oltre a Milinkovic anche Mitrovic ha scelto l’Arabia Saudita: li raggiungerebbe?

«Gioco in una delle squadre più importanti al mondo, sono onorato e orgoglioso, per adesso mi vedo qui».

Più che all’addio, quindi, pensa al rinnovo?

«Ho ancora due anni e mezzo di contratto, non abbiamo fretta però Giuntoli e il mio agente stanno già parlando. Io sono molto contento di stare qui».

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