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Zirkzee: “Rigori? Sorpreso a San Siro, la verità sulla lista. E voglio segnare di più”

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A tutto Joshua Zirkzee: 'attaccante del Bologna si è raccontato così al Corriere dello Sport in questa sosta.
Alessandro Cosattini

A tutto Joshua Zirkzee. L’attaccante del Bologna si è raccontato così al Corriere dello Sport in questa sosta: “Ascolta, la mia vita è noiosa. Non faccio molto. In campo sono un giocatore creativo. Ma fuori: fuori dal campo vado a casa, vado a fare una passeggiata con il mio cane, torniamo a casa, gioco alla PlayStation, mangio, dormo. Leader, responsabilità... Hey man, sono solo felice di giocare. E voglio solo giocare al meglio delle mie possibilità. Io simbolo? Non è che non ci creda. È che non c’è un giocatore migliore dell’altro, io credo nella squadra. È questa l’unica cosa importante”.

PRESSIONE - “Penso di aver dato il meglio quando la pressione si è alzata. Ma credo sia normale: le cose difficili mi emozionano di più. Quindi faccio del mio meglio più sulle cose complicate”.


SOTTO PORTA - “Più egoista? Sì, credo di doverlo essere un po’ di più. Non voglio dire proprio egoista... Mah, uhm, sì è la parola giusta: è qualcosa su cui lavorare. Però il punto è che cerco solo di andare avanti per la mia strada e fare sempre del mio meglio. Contro l’Inter non credo di aver fatto molti tiri, ma credo che nelle prossime partite cercherò di adattare il mio gioco e di mettermi più in posizione per poter tirare maggiormente. Spero di segnare di più”.

VERITÀ SUI RIGORI - “Sorpreso per non averlo tirato? È stata una sorpresa. E una scelta dell’allenatore. Prima della gara ero il primo della lista per tirare i rigori, per questo sono rimasto sorpreso quando lo ha battuto un altro. L’allenatore mi ha parlato nell'intervallo, e dopo è andato tutto bene. Non c'è nessun problema. Gol dopo? Non posso lamentarmi. Comunque eravamo in un momento di grande pressione. Il mister non voleva cambiare le routine che abbiamo già sperimentato”.

GOL - “Abbiamo mantenuto un bilancio positivo, senza prendere reti. Quindi l'unica cosa che ci siamo detti è: dobbiamo solo continuare ad andare avanti, avere pazienza e poi l'obiettivo verrà da sé. E poi, naturalmente, Orsonaldo ha segnato tre gol”.

MOTTA - “Credo sia giusto dire che è meglio dell'anno scorso. Ma, a dire il vero, non è che parliamo molto in privato, perché abbiamo lo stesso problema linguistico. Lui parla in italiano, io in inglese. Quindi è difficile. Ma come giocatore di football capisci il linguaggio del football. Quindi è di questo che dobbiamo parlare: io e l'allenatore siamo sulla stessa linea, credo di sapere esattamente cosa vuole. Credo che sappia che sto facendo del mio meglio in ogni partita per dargli e per mostrargli quello che vuole. Quindi il nostro è un buon rapporto. Non è una relazione spettacolare, ma è buona”.

ANNO SCORSO AI MARGINI - “Sì, a volte lo sono stato. Ma non sono la persona più facile da trattare per un allenatore. Ci sono stati momenti in cui ha dovuto tirarmi per le orecchie. Sì, l'ultima stagione è stata difficile per me perché non ho giocato molto. E mentalmente è stata una sfida. E, a volte, doveva essere lui l'allenatore, doveva dimostrare di esserlo. Quest'anno va meglio perché sto giocando. Credo di avergli dimostrato più dell'anno scorso, di avergli fatto capire che voglio giocare davvero. Quindi, alla fine, dipende sempre da me. Mi punzecchiava? Non so, ma non seguo la stampa. Quindi cosa ha detto non lo so. Non ascolto”.

OBIETTIVO DI GOL - “Non lo so. Se non segno più di dieci gol e non mi mostro molto bravo ha senso? Cosa può voler dire? La cosa importante è rimanere in forma e in salute, tutto il resto verrà da sé”.

PARAGONE CON ARNAUTOVIC - “Di Vaio ha detto che gli assomiglio? È un complimento molto, molto bello. Marko è come un fratello maggiore. È facile parlare con lui. Ma io, come persona, non sono mai andato da qualcuno a chiedergli come si fa questo, come si fa quello. Preferisco guardare e farlo a modo mio. L'ho sempre detto e lo dirò sempre. Quindi ci sono stati dei momenti in cui mi hanno dato dei consigli. Personalmente non chiedo mai niente a nessuno. Marko è un buon amico, ma quando se n’è andato sono stato felice. Già. Devo essere sincero. So che Marko lo sa. Gliel'ho detto io stesso, perché per me è chiaro che ora ho maggiori possibilità di giocare. Se Marko fosse qui sarebbe molto più difficile per me. Dopo il gol contro il Cagliari mi ha chiamato: era così felice”.

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